Il taccuino del critico: e fu sera e fu mattina, a Santarcangelo

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Motus, MDLSX - foto di Ilaria Scarpa
Motus, MDLSX - foto di Ilaria Scarpa
Motus, MDLSX – foto di Ilaria Scarpa

 

È arrivata l’estate.

Desidero sperimentare, per una parte dei lavori che vedrò nei prossimi mesi, una modalità di restituzione che funziona così: durante gli spettacoli prendo alcuni appunti sul mio taccuino. Inevitabilmente (anzi: intenzionalmente) frammentari.

A seguire li ricopio qui.

Nessun approfondimento.

Alcuni lampi.

So già che qualche artista vanitoso si offenderà «perché la sua ricerca richiederebbe ben altra attenzione» rispetto a queste poche righe.

Pazienza.

Mi consolo in anticipo con Ennio Flaiano: «Il segreto è raggiungere da professionisti la disinvoltura dei dilettanti, non prevalere, far credere che la cosa sia estremamente facile, un divertimento che trova la sua ragione di esistere nel fatto di essere più leggero dell’aria».

Buona lettura.

sabato 18 luglio 2015

Setta. Scuola di tecnica drammatica

presentazione di un libro tramite quadri di Claudia Castellucci

Lonely are the brave, 1962
Lonely are the brave, 1962

 

Un’aula della Scuola Elementare Pascucci.

Il posto più adatto per il suo teatro.

Una volta l’ho intervistata e mi ha detto: «La mia opera è creare scuole».

Ed ecco Setta.

Fitte file di sedioline, pare Il re dei bambini di Acheng:

«uno due tre quattro cinque

la terza è proprio dura

finita la scuola

di tremila caratteri saprem la lettura

cinque quattro tre due uno

in terza ci facciamo onore

i temi che scriviamo

della nostra fronte sono il sudore».

Un lenzuolo bianco attaccato al muro copre un attaccapanni orizzontale.

Inizia la proiezione in bianco e nero di un film western.

Lonely are the brave.

1962.

Con nientepopodimenoche Kirk Douglas e Gena Rowlands.

Lonely are the brave: se c’è un titolo adatto al percorso di Claudia Castellucci è questo.

Un cow boy che non si adatta alla modernità, Jack Burns.

Cavallo e jet.

A un tratto, scritta bianca su fondo nero: Inserzione Pubblicitaria.

Se vedi, leggi.

Non è un invito.

È una legge.

Poi un elenco di imprese di pulizia: La Brillante, La Splendida, La Lucente.

Torna il film.

Cow boy e cavallo in mezzo a una strada trafficata di automobili.

Essere fuori-tempo, fuori luogo.

«Ho fatto ancora il mandriano»

«Finirà che ti scrittureranno per un film western»

«Voglio dirti una cosa: il mondo dove tu e Paul vivete non esiste»

Inserzione Pubblicitaria

Azzaro Chrome

Fumetti-dialogo padre-figlio.

Ironici, finanche scurrili.

Cow boy.

Inserzione Pubblicitaria

Quarantena

Parole o espressioni da tenere separate per un anno. Al buio: Politica. Corpo. Stati d’eccezione.

 

«Viva la libertà», un giorno lo potrai dire, quando l’avrai conquistata.

 

«Liberami dalla parola che dura» (M.B.).

Che poi M.B. è Maurice Blanchot, dovesse interessare.

Duello di monchi in un saloon. Botte da orbi, ma con un braccio solo.

 

Inserzione Pubblicitaria.

Setta. Scuola di tecnica drammatica

di Claudia Castellucci

Edizioni Quodlibet

 

Per chi vuole imparare

Poesia

Né più né meno che un fatto

Perché reale è la scuola

Setta

In vendita qui

 

I Passanti

di Claudia Castellucci

 

Verso questa donna ho una ammirazione preventiva e sconfinata. Dunque non vale. Dunque nessun commento.

Vale, forse, la fine de Il re dei bambini (per chi fosse curioso, questo è il modo in cui vengono comunemente chiamati i maestri, in Cina): «Guardai quello che avevo scritto e poi aggiunsi di seguito il mio nome. Ripresi lentamente il cammino e senza accorgermene cominciai a sentirmi via via più rilassato».

MDLSX, Motus

Motus, MDLSX - foto di Ilaria Scarpa
Motus, MDLSX – foto di Ilaria Scarpa

 

«MDLSX è un piccolo ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro».

Prima assoluta per lo «scandaloso coming-out teatrale di Silvia Calderoni».

Ma dai, nel 2015 c’è ancora bisogno di parlare di questa roba?

Mi guardo intorno. Sentinelle in piedi. Family Day. Libri all’indice.

Sì, c’è ancora un gran bisogno di parlare di questa roba.

Non è il momento per analizzare lo spettacolo, i suoi nodi drammaturgici, compositivi e di montaggio. Voglio dire solo una cosa, ora: MDLSX ha l’energia, la spregiudicatezza e la lingua per arrivare ai molti. Dovrebbe essere replicato nelle scuole, e poi Silvia Calderoni dovrebbe incontrare i ragazzi, come lei sa fare.

Una piccola luce. In Questo buio feroce, direbbe qualcuno.

Lunga vita a MDLSX, dunque, finché ce ne sarà bisogno.

E poi basta.

domenica 19 luglio 2015

Burning Books

«La casa editrice Ubulibri indice una distribuzione pubblica di volumi del proprio catalogo».

Burning Books - foto di Enrico De Stavola
Burning Books – foto di Enrico De Stavola

 

In piazza, alle 10, sotto il solleone.

Un esercito di colte cavallette teatrofile, sportine di tela gialla, pallet con pile di libri, brodo di corpi, di bramosia e di giuggiole.

Adesso forse capisco quelli che si accampano fuori da Harrods la notte prima delle svendite.

Io, per dire, mi sono portato a casa, tra l’altro, Il Teatro Vagante di Giuliano Scabia. Che è un piccolo modo per festeggiare i suoi 80 anni. Oggi, qui, sotto al solleone.

(untitled) (2000)

Tino Sehgal

Eadweard Muybridge (1830-1904) - Arising from the Ground and Walking Off, Plate 258, 1887
Eadweard Muybridge (1830-1904) – Arising from the Ground and Walking Off, Plate 258, 1887

 

Premessa, a uso di chi non lo sa.

Questa è l’ultima coreografia creata da Tino Sehgal prima di lasciare la danza per le arti visive.

È un bignami di storia della danza del XX secolo.

A Santarcangelo lo spettacolo è ripetuto due volte a fila: in strada da Frank Willens e subito dopo dentro al Lavatoio da Boris Charmatz.

Sono nudi.

E -orrore orrore- alla fine pisciano.

Come i bambini che ridono in automatico alla parola «cacca», «pipì» o «scoreggia», vari media generalisti (giornali, radio, ecc) si sono interessati a questo lavoro non per il livello siderale degli artisti coinvolti, non per la Storia di cui si fanno -letteralmente- veicolo, ma per un pisello al vento e un po’ di piscio alla fine.

Günter Brus, è passato quasi mezzo secolo, quello che hai fatto non è servito a niente.

Fine della premessa.

Frank Willens, in strada 

La cameriera del ristorante di fronte, nell’attesa: «Quando arriva palle d’oro?».

«Il titolo di questo lavoro è Venti minuti per il XX secolo».

Farsi attraversare dalla Storia.

Attorno: auto in manovra. Foto con cellulari. Musica dell’orchestrina di fianco al ristorante. Signora con cane.

Lui molto dinamico, molto.

Salti, corse. Si butta a terra.

Piedi e ginocchia neri di asfalto.

Appare Mary Wigman.

Stop.

Kazuo Ohno.

Motocicletta dietro di lui si accende e se ne va.

Viene in mente Corpo teatro di Jean-Luc Nancy: «Il teatro è la cessazione del segreto, se il segreto è quello dell’essere in sé o quello di un’anima ritratta in un’intimità. è l’in se stesso o l’intimità che come tale esce e si espone. è il ‘mondo come teatro’ così come lo conosciamo fina da Calderon e Shakespeare, ma così come in effetti tutta la nostra tradizione – almeno fina dalla caverna platonica – l’ha rimuginato, quel ‘mondo come teatro’ in quanto verità, proprio come e proprio perché il corpo si rivela la verità dell’anima: verità che si spinge anch’essa sulla scena o più precisamente verità che fa scena».

Passa una coppia di mezza età a passeggio post-spiaggia. Lei ha al braccio una borsa gialla.

Serie di capriole a terra, piegamenti, estensioni. Virgole e congiunzioni col corpo, nel corpo, per unire il discorso. Autori come parole: sostantivi, verbi.

FW esce dal cerchio di persone, rientra, stop al centro. Esce dal lato opposto. Rientra. Stop al centro. Più e più volte.

Allsport. Saldi. Saldi. Saldi.

Trisha Brown, Accumulation.

Motocicletta, cane, gruppetto di teenager con cappellino e sghignazzi d’ordinanza.

Arriva giustiziera di mezza età, elmo biondo cotonato, braccialetti e piglio aggressivo, mento sollevato e sprezzante aria di sfida. Si para davanti a FW, tiene il cellulare come fosse un fucile, spara fotografie. Sottotesto (neanche troppo sotto): «Questa la mando ai giornali. Che schifo. Che vergogna. Che schifo. Ma ci penso io a rimettere le cose a posto. Ci penso io».

Un signore alle mie spalle al figlio adolescente, perplesso e cellularizzato: «Fa dei movimenti col corpo che noi di solito non facciamo. Vuol dire che il corpo lo possiamo usare di più».

Alla fine FW orina al centro dello spazio: «Je suis fontaine».

Boris Charmatz, dentro al Lavatoio

Spazio nudo, nudo lui.

Spazio nero, lui rosa.

 

Vaclav Fomič Nižinskij, L’Aprèsmidi d’un faune.

 

Qui sembra più facile. Sarà vero?

 

Vaclav Fomič Nižinskij, Le Sacre du Printemps.

 

[Bello avere una danzatrice / studiosa seduta a fianco che mi aiuta sottovoce a riconoscere le citazioni. Grazie a Paola Stella Minni, la mia personale guida in questo Museo]

 

Qui, nel silenzio, si sentono i respiri affannati di BC. Fuori no.

 

Il lago dei cigni.

 

Martha Graham, Trisha Brown, Yvonne Rainer.

 

BC pare un soggetto di Eadweard Muybridge. Studio del movimento. Corpo-manuale. Nudo come punto zero, maschera neutra. Un io che si mette al servizio di una Storia più grande.

Steve Paxton.

Pina Bausch. Café Müller, of course.

Anne Teresa de Keersmaeker, Xavier Le Roy a testa in giù, Jérôme Bel.

«Je suis fontaine».

Buio.

MICHELE PASCARELLA

   

18 e 19 luglio 2015 – Santarcangelo di Romagna (RN) – info: santarcangelofestival.com