La fotografia come letteratura

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Nino Migliori, Il tuffatore
Nino Migliori, Il tuffatore
Nino Migliori, Il tuffatore

Il perfetto tuffo, quasi improbabile e atleticamente ineccepibile, che accoglie il visitatore al secondo piano di Palazzo Fava, ci fa riflettere sulla straordinaria potenza del mezzo fotografico. Per Nino Migliori la fotografia è «l’interpretazione del reale», è parola ed è più vicina alla letteratura perché esprime concetti, suggestioni, impressioni, come in un grande racconto, intimo e personale.

Schivo e riservato, lontano dai riflettori, ormai 87enne, Migliori è più conosciuto all’estero che in Italia e, finalmente, questa grande antologica bolognese gli rende omaggio attraverso oltre 300 opere, suddivise in cicli distinti e poeticamente differenti, ma legati da un’unica grande poesia. Artista poliedrico e ricercatore, Migliori non ha mai amato la ripetizione in arte e nella vita, vocazione, questa, che condivide con un altro grande artista, da lui molto ammirato: Pablo Picasso. «Mi guardo attorno e cerco – e trovo – sempre qualcosa di nuovo», afferma, poiché nella vita bisogna sapere sorprendere.

E la sorpresa è davvero tanta alla fine di un lungo percorso che inizia idealmente con un omaggio all’Emilia, attraverso quegli scatti intensissimi che raccontano tutta l’epopea dell’Italia postbellica, in un realismo struggente ma mai retorico. E poi le sperimentazioni delle segnificazioni o il bellissimo omaggio alla Bottega del macellaio di Annibale Carracci, dove, in una sorta di camera oscura si avverte il passaggio di stato della materia che imputridisce e si sfalda, come in quadro informale.

Non poteva mancare un omaggio a Morandi, con cui condivide «la calma sospesa e indefinita» come avverte il critico Graziano Campanini, che ha brillantemente curato la mostra. Ma la sorpresa nella sorpresa è sicuramente l’installazione Orantes, una riflessione attualissima sul ruolo del potere oggi, del gesto dell’inchino e del prostrarsi (metaforico e non), del riverire qualcuno o qualcosa di importante. L’avvicinarsi a questi oggetti in bronzo, tra proiezioni video e un sonoro avvolgente, ci fa scoprire la nullità di quel gesto e la vera essenza di quella platea. Anche in questo caso, una vera e propria sorpresa.

Fino al 28 aprile, Nino Migliori a Palazzo Fava, a cura di Graziano Campanini. Bologna, Palazzo Fava, Palazzo Pepoli, Casa dei Saraceni. Info: genusbononiae.it