febbraio/marzo 2013

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Escono nelle sale, nelle prossime settimane, alcuni film interessanti presentati in anteprimaal 30° Torino Film Festival.

Il figlio dell’altra (Le fils de l’autre), di Lorraine Lévy, Francia 2012

Il giovane Joseph, uno studente di Tel Aviv con la passione per la musica, è in procinto diiniziare la sua leva obbligatoria nell’esercito israeliano. Gli esami compiuti durante la visitadi leva pongono lui e la sua famiglia di fronte ad una scoperta sconvolgente. Al momentodella nascita, avvenuto nei caotici giorni della prima guerra del Golfo, nel 1991, è stato pererrore scambiato con Yacine, nato da una coppia palestinese della Cisgiordania. Quello delloscambio di neonati nella culla e delle sue conseguenze nella vita e nell’identità delle personecoinvolte è un tema più volte trattato dalla letteratura e dal cinema. Il contesto particolarein cui si colloca questa storia, nel cuore del conflitto più radicale degli ultimi decenni, quelloisraelo-palestinese, la rende tuttavia particolarmente coinvolgente. Superato il trauma, idue ragazzi e le rispettive famiglie avviano un percorso di confronto e scoperta difficile mapromettente. Costretti a superare i confini che la storia e la cultura hanno eretto tra i popoli,risulta forse possibile parlarsi e guardarsi negli occhi senza dover necessariamente vederenell’altro il nemico. Il film, pur non essendo privo di limiti (ad esempio una rappresentazionetroppo schematica di alcuni personaggi di contorno), colpisce per la sua capacità di affrontarecon credibilità temi di grande complessità e per la profonda emozione che suscita nellospettatore. Questa emozione scaturisce dalla graduale scoperta, di cui fanno esperienza iprotagonisti del film, che l’identità nell’uomo non è mai data una volta per tutte ma cheessa può ridefinirsi in base alle vicende della vita. E che in tale possibilità, mai scontata, èracchiuso il significato più profondo della libertà.

The sessions, di Ben Lewin, USA 2012

Il film racconta un episodio della vita di Mark O’Brien, poeta e scrittore morto nel 1999, adappena 49 anni di età, la cui esistenza è stata segnata da una grave malattia, la poliomielite,che lo ha privato di ogni forma di autonomia (era in grado di muovere solo la testa) e loha costretto a trascorrere gran parte della vita all’interno di un polmone d’acciaio. Sostenutoda una grande vitalità, non rinuncia a cogliere ciò che di bello la vita è comunque in gradodi offrirgli. Un cruccio lo tormenta, quello di non aver avuto la possibilità di sperimentare ilsesso. Superati i dilemmi morali che la sua fede cattolica gli poneva, grazie al conforto diun prete illuminato, decide di rivolgersi ad una consulente sessuale (Helen Hunt, coraggiosainterprete del ruolo di surrogato sessuale). Il tema della sessualità delle persone invalideè affrontato con la stessa leggerezza ed ironia con la quale Mark si è posto di fronte alladramma della malattia (ecco ad esempio il testo di un annuncio che fece pubblicare: Mark,38 anni, scrittore, cerca una donna intelligente per compagnia e forse sesso. Sono completamenteparalizzato, quindi no lunghe passeggiate sulla spiaggia).

Anna Karenina, di Joe Wright, Gran Bretagna, 2012

Signori, benvenuti a teatro! Questa nuova trasposizione cinematografica del romanzo di Tolstoj(la settima, escludendo le versioni televisive), rinuncia alle classiche ambientazioni russee al contrasto tra campagna e città, concedendo agli esterni solo le immagini di un treno,che percorre tutto il film in un viaggio che ha per capolinea il destino, ineluttabile, dei dueprotagonisti, Anna (interpretata da Keira Knightley, in un difficile confronto con un mostrosacro come Greta Garbo, che la impersonò due volte tra gli anni Trenta e Quaranta) e il conteVronskij. Il regista gioca a carte scoperte, raccontando la storia attraverso il dietro le quinte,i cambi scena e la ricchezza dei costumi, in un vorticoso movimento che trova il suo apicenell’incontro dei due amanti in occasione dell’interminabile ballo durante un ricevimento acasa Scerbackij. Il regista sceglie di lasciare sullo sfondo molte delle storie raccontate nelromanzo, dandole forse per già acquisite nella memoria degli spettatori. Cerca di mostrarequalcosa di diverso, la finzione di una messinscena teatrale; il romanzo diventa un pretestonarrativo per mettere in moto un affascinante quadro scenico in cui i personaggi sono adisposizione della regia per la rappresentazione della sua immagine visionaria del dramma.