Lucciola e Lanterna per i tempi bui

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apertura gusto foto 2Siamo un Paese strano. Molto. Siamo in piena recessione, crollano consumi e reddito delle persone. Paghiamo tanto in cambio servizi scarsi, il più delle volte scadenti. E questo è vero, soprattutto, per chi ha più problemi e difficoltà. Se diamo uno sguardo al bilancio del nostro Stato, scopriamo cose strane. Esempio: i fondi destinati alle famiglie con un parente non autosufficiente. Nel 2010 era di 400 milioni di euro, 10 anni prima il doppio. Poi il governo Berlusconi azzera il conto – durante la tempesta perfetta, i soldi da qualche parte bisogna pur trovarli – mentre Monti, bontà sua, lo riporta a 275. A dividersi la torta sono tutti coloro che hanno un problema: anziani, diversamente abili, malati cronici e chi soffre di un disturbo psichico.

Una goccia nel mare. Ci penso mentre torno dalla Lanterna di Diogene a Solara di Bomporto (Mo). È l’osteria aperta nel 2003 dalla cooperativa La lucciola. Un casale di campagna caldo e accogliente a ridosso degli argini del Panaro. A tavola e sul menù ho trovato ottime paste fatte in casa, tortellini e tortelloni di ricotta e ortica e attenzione alle zuppe che variano secondo i frutti stagionali dell’orto. Fra i secondi stracotto e roastbeef di vacca bianca modenese, arrosto di faraona in farcia di cotogne e verzotti di carne e ricotta. Pure un fagiano alla Russa, ricetta della nonna di Giovanni una delle anime del locale. Tutto accompagnato dal pane di farina semintegrale macinata a pietra fatto in casa.

Attorno all’osteria filari di Trebbiano da cui nasce un ottimo aceto balsamico tradizionale, e un bell’allevamento di galline modenesi, conigli e qualche maiale. Quasi un ciclo chiuso di Steineriana e biodinamica memoria. Intorno a me persone gentilissime, e tanti ragazzi che alla cucina e alla sala della Lanterna non ci sono arrivati da un reality ma dalla vita. Quella vera. La lucciola si occupa di bambini e adolescenti con problemi psichici, cognitivi o sindrome di Down. Aiutano le loro famiglie nel farli crescere e scoprire le loro potenzialità. E quando i bambini crescono, La Lanterna di Diogene diventa per loro un’opportunità. Imparano un lavoro, non tanto per diventare autosufficienti, ma per tirare fuori quanto di buono hanno dentro, per scoprire che lavorare in un orto, allevare, imparare a cucinare, conoscere un ristorante, sono pure una dimensione che ti completa e ti soddisfa. Oggi tra cucina e sala sono in 12: alcuni con un contratto a tempo indeterminato, altri in borsa lavoro e alcuni danno solo una mano. Il tutto senza preoccuparsi di tagli ai bilanci, ai fondi sociali e senza mettere le mani nelle tasche di nessuno. Solo rimboccandosi le maniche.

Ma senza scomodare la legge di Murphy e rifacendosi al sano vecchio detto che ci ricorda come la sfiga abbia vista accuminatissima, Bomporto si è trovata nel bel mezzo del terremoto dello scorso anno. La casa fortunatamente non ha subìto danni, ma la clientela locale è diminuita. Le stelle Michelin affibbiate ai ristoranti significano, «vale una sosta», «una deviazione» e quando sono tre «vale un viaggio». E la Lanterna, portate con voi amici e conoscenti, un viaggio lo vale. Più di qualsiasi 3 stars restaurant. Quando vi alzate da tavola contenti e appagati, comprate un po’ del loro buon Lambrusco o ottimo aceto. È una spesa fatta bene. Una volta tanto: «buona, pulita e giusta». Chissà se il copy di Slow Food ha mai mangiato lì. Nel caso, speriamo lo faccia presto.

CARLO BOZZO

LA LANTERNA DI DIOGENE

via Argine 20, Solara di Bomporto (Mo)

Info: 059 801101, www.lalucciola.org