Fin dove è giusto indirizzare i figli nella scelta della scuola?

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Gentile dottoressa,

sono la mamma di un ragazzo che il prossimo anno farà la prima superiore. La scelta della scuola è stata un calvario. Alla fine io e mio marito lo abbiamo convinto per una scelta che ci sembrava più adatta a lui, ma da quel momento mi chiedo se abbiamo fatto la cosa giusta o se avremmo dovuto rispettare la sua scelta anche se è ancora così piccolo. Fin dove è giusto indirizzare i figli?

Grazie, A.

 

Cara A.,

la tua è sicuramente una domanda complessa, alla quale non posso che rispondere su basi generali nonostante richieda un approfondimento della vostra storia, ovviamente.

In linea di massima i figli devono essere considerati i protagonisti delle loro scelte di vita. Il ruolo genitoriale dovrebbe consistere nell’aiutarli a diventare capaci di prendere decisioni libere ma allo stesso tempo ragionevoli, che si sposino con le loro potenzialità. È peraltro vero che la libertà dei ragazzi è spesso fortemente condizionata dalla loro immaturità che implica una parziale capacità di valutare molti aspetti della realtà. L’immaturità psicologica però è una caratteristica peculiare della fase preadolescenziale in cui i ragazzi si trovano all’età in cui devono scegliere la scuola superiore. In tale periodo alcuni delegano ai genitori la scelta, aderendo in modo superficiale a ciò che la famiglia vuole per loro, altri si oppongono aprioristicamente al consiglio dato.

Evitando ai ragazzi la fatica di capire cosa sia più opportuno fare, di affrontare la paura ed il rischio di sbagliare, non li si aiuta a crescere, a maturare.

È comunque opportuno che i genitori si preoccupino di capire quale scuola possa essere più consona per il figlio, pur senza imporgli delle decisioni adeguate ma non elaborate dal ragazzo, e che come tali non potrà mai sentire davvero sue.

Lasciare libertà di scelta quindi non significa lasciarlo solo nella decisione, permettendogli anche la mossa più bizzarra e meno adeguata, ma evitare atteggiamenti estremi, ovvero mettere a servizio del ragazzo l’esperienza genitoriale aiutandolo, tramite il dialogo, a compiere una scelta ragionevole, a valutare i possibili pro e contro di ogni opzione e le future conseguenze.

 

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