Tra memoria e futuro, a Santarcangelo. Con gran sorpresa finale!

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Ronconi_2Anno Solare, filiazione invernale dell’altrimenti tradizionalmente estivo Festival internazionale del teatro in piazza di Santarcangelo, si conclude con un incontro con Oliviero Ponte di Pino, critico teatrale e animatore delle Buone Pratiche del Teatro, che racconta l’esperienza del Laboratorio di Prato di Luca Ronconi, vero momento fondativo per più di una generazione. L’incontro si colloca all’interno del progetto Memorie dal sottosuolo. Il teatro raccontato da spettatori speciali, ciclo di incontri (che continuerà anche durante il festival) in cui alcuni “spettatori speciali” sono invitati a raccontare uno spettacolo o un incontro teatrale che ha “cambiato la loro vita” di osservatori, ha indirizzato il loro sguardo, impresso una direzione o uno scarto al loro percorso di spettatori partecipi del teatro.

Oliviero Ponte di Pino racconta del Laboratorio di Prato, straordinaria esperienza di progettazione teatrale fondata nel 1977 da Luca Ronconi con Dacia Maraini e altri autori, su cui vale certo la pena continuare a riflettere: «Quello di Luca Ronconi è da sempre un “teatro della crisi”. In primo luogo, crisi della società, dei suoi sistemi di comunicazione e rappresentazione. Crisi del nostro rapporto con la realtà. Crisi di noi stessi come individui frammentati e stratificati, dall’identità sempre più fragile, o liquida… È una crisi che ha le proprie radici nel Novecento, ma che continua a riverberare fino a noi. In secondo luogo, crisi del teatro. Crisi della tradizione recitativa, drammaturgica, rappresentativa. Crisi anche del pubblico, che deve ritrovare il bisogno e le modalità della partecipazione all’evento teatrale. Crisi di un teatro che pare aver perso la propria necessità, e che deve dunque reinventarla in ogni spettacolo. Da queste due apparenti debolezze è nata la forza straordinaria del progetto di Luca Ronconi: usare lo stato di perenne crisi del teatro per esplorare lo stato di perenne crisi della realtà e del nostro rapporto con la realtà. Ha sempre saputo che il teatro e la realtà sono due piani diversi: dunque confonderli è scorretto e forse addirittura immorale, ma lavorare sul confine che li separa è invece un compito affascinante e quasi un dovere etico.

Luca Ronconi
Luca Ronconi

Alla metà degli anni Settanta, Ronconi compie una svolta fondamentale. Ha già realizzato spettacoli che hanno cambiato la storia del teatro come la gran festa dell’Orlando furioso (1969) e il rito perduto e ritrovato dell’Orestea (1972). Alla Biennale di Venezia, nel 1974-75, con Franco Quadri ha chiamato a raccolta i “padri fondatori” di un teatro che si sta reinventando: esplodono le energie di Living Theatre, Grotowski, Barba, Brook, Serban, Mnouchkine, Wilson, Monk, Scabia… Questi maestri hanno scardinato la vecchia e stantia idea del teatro, in un vortice di nuove idee, tutte vive e necessarie, e tuttavia divergenti, forse incompatibili. Ma queste visioni teatrali possono trovare una sintesi? È possibile immaginare almeno una base comune? Trovare regole e postulati condivisi? O almeno individuare gli elementi necessari per iniziare una pratica di spettacolo su fondamenta più solide? Quella che s’immagina Luca Ronconi è una rifondazione del teatro su basi scientifiche. Raccoglie una équipe multidisciplinare di prestigiosi collaboratori. Si concede tempi lunghi di sperimentazione. Si isola dal contesto teatrale per impegnarsi in un lavoro ossessivo e meticoloso, che procede per prove, errori e correzioni. E quando si installa a Prato, sceglie il termine di “Laboratorio”. E’ una scommessa ambiziosa, che getta le basi della costruzione di una possibile grammatica del teatro, fin dai suoi elementi costitutivi: lo spazio, il tempo, il testo, il rapporto attore-personaggio, la dinamica tra spettacolo e spettatore. Nelle sue ambizioni, e nei suoi risultati, l’esperienza del Laboratorio di Prato ha indelebilmente segnato la cultura del nostro tempo. E ha segnato anche i suoi spettatori, che hanno potuto condividere l’esperienza aurorale dell’invenzione di una “grammatica del teatro”».

L’incontro, a ingresso gratuito, è seguito da una degustazione a cura dell’Azienda Agricola Le Rosine assieme a Le Rocche Malatestiane.

cartolina santarcangelo 2013

Ed ecco la sorpresa: Gagarin – orbite culturali, da quest’anno media partner del Festival, ve lo racconterà giorno per giorno, con anticipazioni, presentazioni, recensioni, e attraverso la viva vice dei protagonisti. Stay tuned!

MICHELE PASCARELLA

17 giugno, Oliviero Ponte di Pino, Santarcangelo di Romagna (RN), Lavatoio, ore 20.30, info