Danza del ventre, il Giampaoli che non si fa imprigionare dai clichè

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francesco-giampaoli-musica-streaming-danza-del-ventreChecco Francesco Giampaoli (brillante bassista e produttore, sempre con tocco personalissimo) è maestro in orchestrazioni minime, strati di suono trasparenti, scheletri ritmici in filigrana. Possiede strumenti che nessuno possiede, è attentissimo al suono, ha una cifra melodica estremamente riconoscibile, tocca un sacco di mondi e poi si rialza, sempre in volo radente, folklorico ma sempre qualche metro sopra le terra, senza farsi imprigionare dai clichè di nessun genere.

C’è l’Africa trasfigurata, il jazz bianco e quello scuro, il blues prima che il rock lo banalizzasse, un certo piglio cameristico, il Sudamerica, un tocco di Romagna, uno di dolcezza e uno di inquietudine.

Tutto in piccolissime dosi.

E’ un disco che – esattamente come chi lo ha fatto – non ha alcuna fretta di darsi, nè di farsi amare incondizionatamente al primo incontro. Ma quando ha messo in chiaro le coordinate si dà tutto, si lascia abbracciare, si prende il lusso di sorprendere, offre un biglietto aperto per una geografia nuova da esplorare, piena di cose belle.

Persino snob nel suo essere sempre, orgogliosamente, non “di genere”, Danza del Ventre ha abbastanza ventre e abbastanza sostanza da crearlo, un genere: Il genere-Giampaoli. Ai confini di tutti i suoni, musica emotiva senza ostentazione, colta senza farlo pesare, intima ma non per questo autistica, musica che chiede un passo nella sua direzione ma non per questo, poi, meno generosa nel darsi.

Un disco molto, molto bello. E molto unico.

ANTONIO GRAMENTIERI

Qui (quasi in anteprima) il video di “Pugni al sacco”