I giardini (im)possibili

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Circa metà della popolazione mondiale vive in città, e si tratta di una cifra in aumento: non solo per l’abbandono delle campagne, ma anche e forse soprattutto perché l’asfalto continua a espandersi a spese delle terre, coltivate e non. Il moto apparentemente inarrestabile della cementificazione produce tuttavia una formidabile “fame di verde” in ogni angolo urbanizzato del pianeta, dove capita sempre più spesso di vedere delle inaspettate esplosioni vegetali, spesso create e autogestite dagli abitanti del condominio, della via, del quartiere.

Abbiamo già parlato di Guerrilla Gardening, il movimento che restituisce alle piante i terreni incolti e abbandonati delle città per ritrasformarle in bene pubblico, fonte di cibo e bellezza per tutti, ma c’è anche una forma più originale ed “estrema” di giardinaggio, che consiste nel portare il verde dove manca proprio la terra, riutilizzando come vasi ogni sorta di contenitori e oggetti sottratti alle discariche: vecchi pneumatici, pallet rivestiti di sacchi di juta, bidoni, coni della segnaletica stradale…

L’anno scorso, a Marsiglia, la designer LN Boul ha creato la sua abitazione-studio nei locali dell’ex officina di un gommista, nel quartiere La Belle de Mai, e per non buttare via tutte le gomme che pur doveva sgomberare, ha deciso di verniciarle, con gli scarti di pittura di un imbianchino lì accanto, e disporle per la via, riempite di terra e piantine, coinvolgendo gradualmente il vicinato a partecipare. In un vicolo del Vieux Port, invece, gli abitanti avevano disposto due lunghe file di grandi vasi pieni di menta e piante aromatiche, che davano l’impressione di entrare in una giungla odorosa; quando ho chiesto alla mia amica che abita lì il motivo di cotanta verzura, mi ha risposto che migliorava la vita in vari modi: i motorini non potevano più sfrecciare o parcheggiare, i bambini potevano giocare più tranquillamente, le piante erano di tutti e tutti se ne prendevano cura, favorendo la socialità. Piccoli cambiamenti, facili ma significativi.

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Nel mio piccolo, quando abitavo in città e non avevo molto spazio per le mie amate piante, mi sono inventata il “giardino appensile”: trasformando in vasi ogni sorta di piccoli oggetti (scarpe, mestoli, tazze, teiere, pentolini, noci di cocco, cestini, scatolette e lattine…)  le piante possono venire appese praticamente ovunque, dentro e fuori casa. E possono pure viaggiare, come installazioni temporanee a casa di artisti ospitali (come Anna Tazzari e Maria Rossini). Anche in aperta campagna il giardino appensile ha una sua utilità: appendendo le piante agli alberi da frutto i rami crescono più bassi e i frutti sono più facili da raccogliere; lo stesso effetto si ottiene appendendo pietre o bottigliette piene d’acqua, ma l’impatto estetico non è paragonabile…

appensili

Ho realizzato un’installazione di questo genere a Imola, il 31 maggio, per il Kaos Festival al centro giovanile Ca’ Vaina, approfittando di una maestosa quercia che da sola vale la pena di una visita… Prendete spunto per rinverdire lo spazio aereo intorno a voi!