Chiara Guidi è nel Tifone

0
993

Ottaviucci fabrizio 2

La chiave dell’incontro tra Chiara Guidi e Fabrizio Ottaviucci è il bisogno di conoscere attraverso la musica quell’intima e primitiva necessità che sa rendere “vera e giusta” la comunicazione umana: la ricerca di una forma estetica che possa radicalmente plasmare una composizione per pianoforte su un nuovo strumento musicale, quale può essere concepita la voce voce umana plasmata per la scena.

Questa voce deve scrivere sulle parole la propria partitura, farsi cuore pulsante di un’idea di drammaturgia sonora che sospende il significato delle parole per restituire alla musica il suo profondo legame con la figura. In Tifone , con le forme e gli immaginari contenuti nelle parole di Joseph Conrad si misurano due strumenti musicali: la voce di Chiara, domata come una viola le cui corde dimorano nella gola dell’attrice, e il pianoforte di Fabrizio Ottaviucci, in un comune viaggio verso il mare, così come lo incontra una nave in lotta contro le onde di un oceano.
Nel capolavoro di Conrad l’equipaggio del piroscafo Nan-shan ha un compito: affrontare l’ira della natura sospingendo pazientemente la nave quasi perduta sopra la furia delle onde, diritta contro l’occhio stesso del vento, senza cercare di aggirarne con l’astuzia il furore. Il centro del tifone dov’è? –si chiede il capitano MacWirr, certo del fatto che per capire di che stoffa sia fatto un uragano occorra vederlo. L’arte della scrittura di Conrad viene dal mare e contiene in sé molto di più della vicenda che racconta. Dietro la superficie dei fatti il mare, il piroscafo, l’equipaggio, il capitano, il tifone stesso diventano figure che mettono in relazione il mondo esterno con il mondo interiore dell’autore, la tecnica del mare con quella della scrittura. Mettere alla prova la propria tecnica di fronte a una forza immane, traduce l’impresa analoga dell’arte di fronte all’assolutismo della realtà, e allo stesso modo Chiara Guidi, da sempre anima sonora della Socìetas Raffaello Sanzio, fra le più note compagnie di teatro contemporaneo sul palcoscenico internazionale, e Fabrizio Ottaviucci, pianista e compositore, mettono alla prova una tecnica vocale forgiata in una trentennale esperienza di scena, e un approccio musicale che rinnova il patto fra lo strumento e la voce umana.
Nelle opere di Conrad la scrittura cerca continuamente se stessa aprendosi a più interpretazioni. Ossessionato dalla necessità dello stile, egli cercava la parola unica e insostituibile, la bellezza della terminologia nautica, le mot juste. Neanche una nota sbagliata. Ciò significa che la tecnica, al pari di quella marinara, ha bisogno di un oggetto di forza eccezionale non già per fare sfoggio della propria titanica prestanza, ma per misurare se stessa fino in fondo. In Tifone di Chiara Guidi e Fabrizio Ottaviucci la voce da espressione alla forza del vento e al terrificante punto immoto del centro dell’uragano, alla contiguità paradossale tra il silenzio e il caos rotante. La voce prende a modello lo strumento della viola, diminuendo, per questo, la tracotanza del linguaggio verbale, e emigra dall’interpretazione recitativa per cercare un’altra terra dove innestare le parole, riscritte sul pentagramma secondo il modo di essere delle note. I tasti di Fabrizio Ottaviucci esplorano la natura dello strumento attraverso una nuova relazione tra testo, voce e suono: al pianoforte tocca il compito del paesaggio, alla voce quello della resistenza e dell’introspezione.

Giovedì, 11 Settembre, 2014 – 21:00 – Imola, Palazzo Tozzoni, Via G. Garibaldi 18 – Info: 0542.25747, erfestival.org

Previous articleNoi siamo qui
Next articleKhatawat, si va!
Per lavoro: ufficio stampa e comunicazione di progetti artistici e culturali. Per passione: critico e studioso di teatro, danza e arti visive. Curioso di altre arti. Camminatore. Collaboro con Gagarin dal 2012: interviste, presentazioni, recensioni, in alcuni periodi ho anche distribuito la rivista cartacea in giro per la Romagna. Quello che mi piace di Gagarin: la varietà, la libertà.