Siamo alla frutta

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Sono onnivoro. Non ne faccio una questione d’orgogliosa appartenenza ma sono onnivoro. Non mi sento un assassino quando mangio una bistecca né un eroe per aver messo in tavola seitan e tofu quando ancora Craxi aveva ragionevoli possibilità di farsi passare per una persona onesta.

Eppure, secondo la tizia che ho davanti qui al VegFest di Riolo Terme, veleggio ignaro, overdrive innestato e braccio fuori dal finestrino, verso l’abisso. «D’altronde – argomenta la tizia – se l’uomo fosse fatto per mangiare carne, di una mucca dovremmo digerire anche gli zoccoli. No, no, la perfezione alimentare è una soltanto e passa dal nutrirsi esclusivamente di frutta».

(Perchè, povera cretina? Tu di un ananas mangi anche buccia e gambone?). Reprimo il disappunto per un’idea che mi pare degna della Corazzata Potëmkin e mi sforzo di mantenere serentià di giudizio. Dopotutto anche il Comunismo è stato un’ottima idea vittima di pessimi addetti stampa.

Decido che vale la pena provare. Che due settimane mangiando sola frutta nel mese di giugno non sono poi un sacrificio così grande. Prendo un bel respiro fatto di Carbonara e mi immergo in questi 15 giorni come Adamo nel Paradiso Terrestre.

Sono uno sciagurato. Purtroppo lo scopro tardi, quando il Direttore mi ha già assegnato il pezzo e non posso più tirarmi indietro. Digitando Fruttarismo su Google scopro un’infinitià di topic dedicati alla caduta dei denti… Racconti spaventosi fatti di denutrizione, gengiviti fulminanti, crampi allo stomaco. La tizia stessa non può certo vantare un sorriso Durbans… Tuttavia altre testimonianze sono di segno completamente opposto e, con entusiasmo, svelano le gioie di una vita da fruttariano.

Nel tentativo di dirimere la faccenda scarico un eBook dal titolo fantascientifico SPECIE UMANA: progetto 3M. La bibbia della situazione. 1.773 pagine precedute da un paio di avvertimenti. Il primo tutto sommato ragionevole: «Per la comprensione del libro, è essenziale che la lettura sia effetuata con la massima attenzione e profondità, parola per parola, nella esatta sequenza di tutte le sezioni, compreso capitoli e paragrafi, disposte già in modo opportuno, perchè non si può capire la successiva se non si è prima capita la precedente». Il secondo decisamente più sinistro per essere contenuto in un volume che si autocelebra come «la sintesi delle informazioni SCIENTIFICHE PIÙ AVANZATE AL MONDO e (…) più efficaci in assoluto dal punto di vista del PROGRESSO della specie umana»: «le informazioni scientifiche o di qualsiasi altro tipo contenute nel presente libro sono a puro titolo informativo e non sostituiscono in alcun modo l’attività del medico».

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Meglio affidarsi a Wikipedia per scoprire che gli stessi fruttariani declinano in modi diversi la visione di cos’è frutta. I più fieri (o temerari), come noi in questa prova, mangiano solo quello che deriva dalle piante perché è cibo che può essere raccolto senza uccidere la pianta. Alcuni fruttariani sentono che è improprio per gli esseri umani mangiare i semi poiché essi contengono future piante. I nutrizionisti tuttavia scuotono la testa: i bambini non devono seguire la dieta fruttariana. I problemi nutrizionali includerebbero anemia e carenze di proteine, ferro, calcio, acidi grassi essenziali, fibre grezze e una vasta gamma di vitamine e minerali.

Leggo il tuttto ingollando la sesta albicocca della mia colazione e sentendo per ora solo la mancanza del caffè, assolutamente bandito (nessuna cottura è consentita). Dopo quattro ore dall’inizio dell’esperiemento ho una fame terribile perché la frutta non mi appaga come un sandwich. Pranzo con due banane e due mele mentre scopro che nemmeno il vino può essere bevuto perché è prodotto con fermentazione di frutta ormai marcia… Niente succhi di frutta perché hanno zuccheri aggiunti e sono il risultato di processi di cottura. Stabilito che per evitare gengiviti e carie perforanti da eccesso zuccherino posso abbondare con frutta non acida come melone e banane, spazzolando spesso i denti, mi sento moderatamente al sicuro.

Al tramonto del primo giorno ho una fame da lupi e sono in astinenza da caffè. Ma non demordo e l’indomani riattacco da capo: ciliegie, albicocche, pesche, mele. Tutta frutta succulenta (ho speso un patrimonio) ma che, come unico alimento, ancora non sta funzionando. Il senso di sazietà ha breve durata e così mangio in continuazione, come i conigli. E come i conigli evacuo. A pallini.

Dopo sole 48 ore sono ormai sicuro: tendendo la mano Eva non cercava la mela, avrebbe voluto mangiarsi il serpente crudo per la disperazione.

Al quarto giorno Tommaso, il mio collega d’ufficio che non ha smesso un secondo di prendermi per il culo da quando ho avviato il Testato da noi, mi informa che suo suocero ha conosciuto un fruttariano: mi anticipa guascone che nel giro di qualche giorno dovrei essere colto da crampi addominali modello scimitarra saracena. Che arrivano puntuali nel cuore della notte successiva. Tremendi. Mi trascino in bagno un attimo prima dell’irreparabile… ma niente. Se c’è un demone è ancora dentro di me. Questi sconquassi tellurici tornano ogni notte, implacabili.

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Il quinto giorno sono una versione di Adamo imbruttita e sfatta, barba e i capelli come rovi e un costante senso di allappamento del cavo orale e delle labbra. Se il fruttarismo ha un merito è quello di avermi tolto ogni piacere per il cibo. Con la conseguente perdita di peso, circa un paio di chili. Se mangiare in modo sano è questa cosa qui, allora mangiare non mi interessa più. Nutrirsi, in questi giorni, ha cessato di essere una gratificazione, ed è diventata una commissione da disbrigare, priva di qualunque significato. Forse sbaglio approccio: finora ho addentato i frutti continuando a lavorare al pc, restando sul letto davanti alla tv o in auto diretto verso l’ufficio. Faccio un estremo tentativo di autosuggestionarmi e taglio due banane a rondelle disponendole in un piatto e guarnendo il tutto con ciliegie denocciolate e fettine di pesca. Apparecchio di tutto punto la tavola e mangio come facevo una volta, ma l’inganno è patetico e mi fa sentire ancora più triste.

La domenica al bar per una spremuta d’arancia (che in questa stagione fa ovviamente pena) noto un cesto di frutta oltre il bancone. Posso avere quella pera? Gli astanti si girano verso di me. Vengo scrutato come un tossico in crisi d’astinenza. Circospetto addento il pomo, legnoso, privo di sapore, indecente. Arrivato alla cassa la barista si gira verso il capo: Quanto faccio per la pera? Lui fa spallucce: Come una brioche. Praticamente il triplo del corrente prezzo al chilo. Vorrei incazzarmi ma, forse per l’astinenza da carne rossa e carboidrati, non ne ho le forze. Penso che me lo merito. Che sono uno stupido.

Chiamo il Direttore ed alzo bandiera bianca dopo soli 7 giorni. Poi il cameriere ed ordino una Carbonara.