BURNOUT. OVVERO QUANDO IL LAVORO FA AMMALARE

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Frustrated office manager overloaded with work.

Gentile dottoressa,

vengo da un periodo molto intenso in cui per un tempo prolungato ho dovuto fare tre lavori per mantenermi, a volte saltando pasti e anche molte ore di sonno. Attribuivo la mia irritabilità alla sola stanchezza, sperando di recuperare con qualche ora di riposo in più, che in realtà poi non avevo mai. Ma all’irritabilità si sono aggiunti anche una brutta ulcera, difficoltà a dormire e un forte senso di apatia. Il mio medico di base mi ha consigliato una visita da uno psicologo dicendo che secondo lui si tratta di “burnout”. Posso sapere di cosa si tratta?

Grazie, G., Imola

 

Caro G.,

il burnout – che letteralmente significa essere bruciati – è un vero e proprio esaurimento emotivo tipico ad esempio, delle professioni di aiuto, in cui il dispendio emotivo nella relazione con l’altro toglie energie a chi fornisce l’aiuto. Non so se i tuoi tre lavori si collochino tra questi, ma di certo l’aver lavorato tanto e con ritmi tanto intensi può aver generato un vero e proprio stress per il tuo sistema psicofisico. Dobbiamo peraltro smettere di pensare al corpo quale distretto rigidamente separato dalla mente. Se chiediamo troppo al nostro fisico, spesso anche la mente ne soffre, generando disturbi che coinvolgono sia la mente che il corpo e viceversa.

Le manifestazioni sintomatiche del burnout possono essere svariate, tra i sintomi più comuni troviamo: stanchezza, apatia, nervosismo, irrequietezza, insonnia che possono essere accompagnati da ulcera, cefalea, disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali, o ancora rabbia, irritabilità, aggressività, depressione, autostima, sensazioni di depersonalizzazione, ecc…

Dagli studi emergono dei veri e propri fattori di rischio, ovvero condizioni in cui è più probabile si verifichi il burnout. Tra queste ritroviamo:

– appartenere a una fascia d’età compresa tra i 30 e i 40 anni

– non essere coniugati o comunque non avere una relazione affettiva stabile

– essere predisposti all’ anassertività ed avere scarsa tolleranza al cambiamento

– essere persone che investono in modo esagerato sul lavoro o con eccessive aspettative di successo

– avere un lavoro emotivamente impegnativo (le cosiddette professioni di aiuto)

– subire un carico eccessivo di lavoro

 

 E’ importante rivolgersi ad un professionista per evitare di cronicizzare il problema, ma anzi arrivare ad una risoluzione dello stesso attraverso una terapia psicologica in cui verranno messe a punto opportune strategie che possano aiutare anche nella prevenzione di un’eventuale ricaduta futura.