Happy days e lupi vegetariani

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Teatro Patalò, In bianco - foto Chico De Luigi
Teatro Patalò, In bianco - foto Chico De Luigi
Teatro Patalò, In bianco – foto Chico De Luigi

 

Tre parole per descrivere In bianco.

Isadora Evocativo. Personale.

Luca Sorprendente.

Perché?

Isadora In bianco è un lavoro che procede per associazioni. I personaggi non sono legati tra loro da alcuna vicenda. È un lavoro sulla solitudine. Alcune parole e quello che portano con sé ritornano nelle presenze in scena: oltre a Luca ed io, Mia Fabbri e Denis Campitelli. È un lavoro corale. Il legame tra noi è amplificato dalle coreografie: i personaggi agiscono insieme o in funzione degli altri. Abbiamo scelto di collocare lo spettacolo a cavallo fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Sentivamo che l’immagine rassicurante del vintage ha voluto censurare le spinte eversive di quell’epoca: la carica contraddittoria e anticonformista del rock’n’roll, l’immagine e la condizione femminile, l’inizio della perdita di memoria storica. Una battuta dello spettacolo cita Giorni felici: è emblematico che Happy Days di Beckett (proprio del ‘61) abbia lo stesso titolo del più iconico telefilm! Evocativo perché le vicende dei personaggi richiamano alcuni avvenimenti, fino quasi a sovrapporvisici. Personale. Ci siamo molto affezionati a questo lavoro, perché è il nostro primo lavoro di scrittura per la scena, è nato dai materiali portati dagli attori-autori alle prove. Non avevamo intenzione di affrontare argomenti così grandi, ma scavando ci siamo scontrati proprio con quei fantasmi. Che sono i nostri fantasmi. Guardavamo i filmati della Disney sull’energia nucleare, che in quegli anni era al massimo della spinta. Abbiamo trovato un carteggio risalente al 1959 e a quel punto abbiamo evocato quei fantasmi nello spettacolo, che qui non spiego perché vengono rivelati solo verso la fine. Con questo lavoro ho provato una sensazione nuova: l’assenza di giudizio. È come se l’intenzione dietro all’andare in scena sia: «Ecco, noi siamo qui, vogliamo capire cos’è questa cosa e vogliamo farlo insieme a voi. Vi va di aiutarci?».

Luca Sorprendente. Perché quando ci siamo messi a lavorare sulle premesse dello spettacolo volevamo parlare della precarietà, della nostra condizione attuale di esseri viventi e di cittadini italiani, delle difficoltà di quelli come noi, e quando siamo entrati in sala è stato subito chiaro che non ci interessava parlare di facebook, cellulari e colloqui di lavoro, di quello che le persone fanno quando sono fuori dal teatro. Per illuminare il nostro presente era necessario partire dal passato, per afferrare la crisi bisognava parlare del boom.

Teatro Patalò, Nella tana del lupo - foto Chico De Luigi
Teatro Patalò, Nella tana del lupo – foto Chico De Luigi

 

Che cosa differenzia Nella tana del lupo dalle produzioni più convenzionali del teatro per ragazzi italiano?

Isadora Tutti gli spettacoli belli che mi è capitato di vedere rivolti all’infanzia erano forti e coinvolgenti anche per noi adulti.

Luca Nella tana del lupo è uno spettacolo che nasce in Danimarca negli anni ‘80. È stata fatta poi una versione in spagnolo in Bolivia e noi ne proponiamo un riallestimento italiano che César Brie ha voluto fare con noi e con Mia Fabbri nel 2010. Lo spettacolo è una fiaba surreale che prende spunto da un racconto per adulti di Boris Vian e lo rende adatto ai ragazzi, ma non è pensato solo per loro. Nella tana del lupo parla a vari livelli, come è solito fare César nei suoi spettacoli, e quindi è rivolto agli adulti quanto ai bambini. La storia non ha una morale, tratta temi “scomodi” come il sesso e l’alcolismo, e ha protagonisti insoliti come un lupo vegetariano e “buono”, una prostituta e un mago licantropo.

Potete definire un elemento di affinità e uno di sostanziale differenza tra i vostri spettacoli per adulti e quelli per ragazzi?

Isadora  Dopo Nella Tana del Lupo abbiamo fatto altri lavori rivolti anche all’infanzia (in particolare Diario Segreto di Pollicino, in cui ci siamo confrontati con il suono e con la parola). Siamo sempre attratti da personaggi ai margini, da situazioni estreme. Il punto di partenza è lo stesso: lavoriamo in maniera molto libera, non sapendo dove si finirà. Stiamo sperimentando una scrittura a più mani: si portano materiali diversi, alcune cose le scriviamo, altre le improvvisiamo, poi ad un certo punto si comincia a montare, a mettere una cosa accanto all’altra. Il nostro ultimo lavoro, Blù (che debutterà a Rimini il 23 Gennaio, diretto da Gianluca Balducci e Mia Fabbri e interpretato da me e Luca) è nato da una fiaba, Colapesce, sulla quale abbiamo ricercato nel corso di una serie di seminari, di cui molti con bambini. Quando siamo entrati in fase di prove i materiali hanno innescato un processo forte sulla scena, che abbiamo sentito non essere adatto all’infanzia.

Teatro Patalò, Nella tana del lupo - foto Chico De Luigi
Teatro Patalò, Nella tana del lupo – foto Chico De Luigi

 

Quali visioni vi avvicinano al Teatro Due Mondi, il gruppo che da molti anni cura la Casa che abiterete il 10 e l’11 gennaio?

Luca Diversi anni fa, dieci ormai, Alberto Grilli presentando un nostro spettacolo al pubblico, due minuti prima dell’inizio, ci definì loro cugini. Rimanemmo stupiti, e ancora oggi onorati. Ci accomuna un certo modo di sentire e di vivere il teatro: un’arte, un mestiere, un artigianato; gli attori sono il fuoco che fa vivere il nostro teatro e che permette di comunicare con il pubblico. Il teatro può essere in ogni luogo adatto a creare una relazione poetica con qualcun altro. È una pratica quotidiana.

Isadora Anche se con due storie e due esperienze diverse, c’è la comune necessità civile del fare arte e del condividerla in luoghi dove sentiamo che la sua funzione possa avere un valore profondamente umano e politico. Di qui l’attività pedagogica in contesti anche molto diversi tra loro, in progetti portati avanti ad esempio nelle scuole o con ragazzi rifugiati. Negli ultimi anni il fatto di avere portato i nostri lavori per la scena sia in teatro, sia in luoghi non convenzionali, sia in molte rassegne per le scuole, dove abbiamo incontrato pubblici molto diversi ed eterogenei e ci siamo confrontati in maniera profondamente costruttiva anche con un pubblico di non addetti ai lavori.

 

MICHELE PASCARELLA 

 

sabato 10 gennaio, ore 21: In bianco; domenica 11 gennaio, ore 16: Nella tana del lupo – Faenza (RA), Casa del Teatro, Via Oberdan 7/A – Info: 0546.622999, teatroduemondi.it, teatropatalo.it 

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Per lavoro: ufficio stampa e comunicazione di progetti artistici e culturali. Per passione: critico e studioso di teatro, danza e arti visive. Curioso di altre arti. Camminatore. Collaboro con Gagarin dal 2012: interviste, presentazioni, recensioni, in alcuni periodi ho anche distribuito la rivista cartacea in giro per la Romagna. Quello che mi piace di Gagarin: la varietà, la libertà.