BeCube e Marco Di Giovanni, la provincia che non dorme

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Marco Di Giovanni, L’infinito commestibile, china su carta gialla, 2015

 

La provincia sembra essere quasi più viva della città. A Imola è spuntato BeCube un nuovo spazio espositivo multifunzionale degno di una Milano: 500 metri quadrati, ricavati in un vecchio capannone industriale, dove si realizzano mostre d’arte contemporanea, performance musicali e teatrali, serate dedicate alla letteratura contemporanea e incontri con gli autori. Il BeCube ha iniziato la sua attività all’inizio di quest’anno con piece teatrali, proiezioni di cortometraggi e reading con scrittori contemporanei (Paolo Cortesi, Gianluca Marozzi, Massimo Vitali). Il progetto ha tre illuminati genitori Elena Casadio, Liberto Dalmonte e Marco Bedeschi, imprenditori e liberi professionisti che hanno deciso di unire le loro idee in un’associazione culturale per promuovere le espressioni artistiche contemporanee.

E sempre per raccontare una provincia, non più sonnecchiante, ma, al contrario, ricca di creatività e oppurtunità, BeCube propone il suo primo grande evento, a cura di Maria Katia Tufano, allestendo una mostra di Marco Di Giovanni, artista contemporaneo di fama internazionale, che ha deciso di vivere tra Imola e Valsalva, sulle colline imolesi.

La mostra, che inaugura il 18 aprile, alle 17.30, è realizzata in collaborazione con il Museo di San Domenico e sarà divisa in due momenti, uno antologico al Museo dove verranno esposti lavori degli ultimi due anni raccolti dal titolo Una fine e uno al BeCube con una nuova grande installazione L’infinito commestibile che sarà poi a Istanbul il 14 maggio e a Milano il 24 maggio.

Al Museo Marco Di Giovanni espone la sua ricerca estetica degli ultimi anni che si focalizza su una combinazione sincretica tra letteratura norrena e l’approccio della meccanica quantistica, sull’individuazione di ciò che è materia e reale. La mostra così è allestita nelle ultime tre stanze del Museo e comincia con Le porte di Solarolo (altro riferimento alla provincia) un’installazione fatta con vecchie porte che divide nettamente i due spazi e costringe il pubblico a vedere prima la collezione permanente del Museo per avere un’intelleggibilità circolare della storia.

Con la mostra al BeCube Marco Di Giovanni vuole dare un taglio al passato. Si lascia alle spalle la ricerca sulla teoria quantitistica per tornare alla realtà e alle necessita primarie dell’essere umano come quella del nutririsi. Non dimentica, però, la sua vena di archivista e catalogatore. La mostra espone una serie infinita di disegni di tutto ciò che ha ingerito in un anno a partire dal 18 maggio del 2014, giorno del suo compleanno, fino al 18 maggio del 2015.

«L’ispirazione è nata dal diario del Pontormo, ma la volontà di disegnare tutto quello che ingerivo è scaturita da un’esigenza di rinascita – spiega Marco Di Giovanni – Proprio l’anno scorso, mentre ero steso su un prato sul Mare del Nord, dove avevo portato l’ultimo dei miei lavori, sono stato punto da una zecca che mi ha fatto ammalare del morbo di Lyme. Da lì sono ripartito da zero e dal corpo».

Così lo spazio del BeCube si trasformerà acquisendo l’atmosfera di una grande sagra paesana allestita con i tavoli da birreria su cui verranno esposti i disegni a china di un anno di lavoro. Sono disegni in bianco e nero, dallo stile pop, spesso realizzati su tovaglioli o tovagliette dei ristoranti o su un taccuino.

Il BeCube prenderà, inoltre, le sembianze di un grande stomaco. In filodiffusione sarà trasmessa una traccia sonora elaborata da Gianluca Favaron con le registrazioni dei rumori della masticazione e della digestione dell’artista.

 

Fino al 21 giugno, Imola, BeCube via Fanin 16 (ingresso via Vighi), apertura sab e dom 15-19, info: 333 6492298. Fino al 19 luglio, Imola, Museo di San Domenico, via Sacchi 4, apertura mar- ven 9-13, sab 15-19, dom 10-13/15-19. Info: 0542 602609