L’utopia di Cage da Bologna al Futuro

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John Cage
John Cage
John Cage

La Bologna contemporanea riparte da John Cage. Quasi a chiudere il cerchio con un’idea di musica/arte/performance figlia legittima del proprio presente, che si appoggi sulle spalle delle utopie passate per guardare in faccia il futuro.

Sarà l’opera HPSCHD, allestita nella grande sala delle ciminiere di MAMbo, ad aprire (21 aprile, ore 21) ufficialmente la quarta, ricchissima edizione di Live Arts Week. Calcolatissima stravaganza di un grande artista/osservatore sociale, HPSCHD è una sorta di installazione filosofica che, nel processo come nella risultante, diventa una macchina sonora in riflessione costante sul proprio presente. È quindi strumento e composizione insieme, media e messaggio al contempo.

C’è il nastro, ovvero la ripetizione, ci sono i clavicembali, c’è un procedimento stocastico alla base di tutto, e c’è una attentissima geometria del caso, generata usando le carte come medium, come spesso accaduto nelle musiche avanzate, da Mozart a John Zorn a Six Organs of Admittance.

Se sembrasse un delirio, è perché lo è. Ma non è certo un delirio casuale. L’opera, che gli organizzatori ripropongono in una forma che definiscono, giustamente, stravagante, colossale e rumorosa è un ponte fra la musica occidentale classica, la contemporanea, i fermenti espansivi del movimento hippie, le utopie di un’epoca (i meravigliosi ’60) che di utopie si cibava come pane quotidiano.

La cosa curiosa – e, non neghiamolo, rischiosa – è il tasso di rielaborazione/rilettura consentito intorno a queste cose. Al MAMbo gli elementi costituivi della composizione musicale saranno infatti, leggiamo nella presentazione, «adeguati alle tecnologie attuali» e l’impianto immaginario verrà «riattualizzato». Rischio grosso, quello di inserire nuove tecnologie dal potenziale illimitato entro un meccanismo che nei propri limiti, fisici, e nel processo irripetibile da essi derivante, ogni volta trova la sua identità.

La realizzazione visuale è in mano a una nuova generazione di artisti visivi e multimediali selezionati da Enrico Boccioletti e Daniele Gasparinetti.

Per l’esecuzione della parte musicale è stato invitato uno dei musicisti che ha partecipato alla prima esecuzione del 1969 assieme a John Cage: Philip Corner, pianista, compositore e artista visivo di area Fluxus, ora ottantenne, affiancato da altri musicisti di generazioni successive che si muovono tra musica contemporanea e musica attuale.

Quanto riusciranno a dialogare i deliziosi limiti della macchina analogica e le risorse – infinite e noiosette – e di una scatola con una mela luminosa sopra? Chissà. Quel che conta, e Cage sicuramente concorderebbe, è lasciarsi guidare da come il suono succederà.

Il programma di Live Arts  è pienissimo e ospita performance artistico musicali provenienti da tutto il mondo, tra cui molte prime italiane e produzioni uniche. Si divide tra il MAMbo e l’EX Ospedale de Bastardini.

 ANTONIO GRAMENTIERI

21- 26 aprile, Bologna, Live Arts Week, MAMbo, via Don Minzoni 14, Ex Ospedale dei Bastardini, via D’Azeglio 41, info: liveartsweek.it

Apertura: MAMbo – apertura ordinaria del museo, Ex Ospedale dei Bastardini – apertura 22,23,24,25 aprile da h 19