Giovanni Truppi: jack inserito nella stratocaster, senza fronzoli come il suono che esce dall’amplificatore

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A volte,  bisogna saper mollare,  andare incontro,  fidarsi. Oggi le tecnologie  e le strategie per attirare attenzione e “seguito” sono al livello avanzatissimo da fare invidia al centro di ricerca e sviluppo della NASA, ma una parola e una stretta di mano sembrano essere ancora i mezzi migliori.

Essere invitato al bagno Waimea da Vis (Gianluca Viscuso, ard director, uomo dal curriculum troppo lungo ) è stato come ritornare alla vecchia pacca sulla spalla e sguardo sincero. Cosi sia. Sono andato.

Mercoledì e non sabato,  a Marina di Ravenna e non a Riccione,  cena a basso costo, etica e sfiziosa e non gournet ad alto tasso emotivo, Giovanni Truppi plays guitar e non Dente. Qui non ci sono le mode a fare da traino,  ma un marchio di qualità: quello del sapere fare gli artigiani del tempo libero: ingredienti semplici conditi con una serenità e una ricerca verso un nuovo stile.

L’accoglienza, come dico sempre, è un arte. Un pò come le canzoni e non solo (anche la vita, forse) dove l’inizio è fondamentale come è la fine. Mi farò ridire il titolo della canzone “perfetta” che assieme alla candele appoggiate in un arredo povero e ricco allo stesso tempo mi hanno accolto.

Le zanzare addomesticate da uno zampirone posizionato sotto il tavolo, sguardi, bambini che fanno i bambini, compagnie chiacchierone, musicisti di fama con fidanzate,  fidanzate in cerca di musicisti, brezza marina, il giovedì è lontano.

Ho scelto il piatto di pesce, la prossima prendo il vegetariano. Dimenticavo, sono andato per ascoltare e scrivere di Giovanni Truppi,  scusate. Una breve presentazione quasi liberatoria, sguardi attenti e digestione consapevole alle 21,15 arriva il cantautore definito politicamente scorretto. Jack inserito nella stratocaster, senza fronzoli come il suono che esce dall’amplificatore. Il tempo di entrare in sintonia con una forma canzone non semplice dove le parole rincorrono le note e viceversa e dove la complessità dell’italiano si scontra con i limiti delle 7 note. Allora ritmo, corpo, smorfie, volumi e silenzi mi aiutano a catturare il significato, il mio significato. Non mi ricordo i titoli però mi ricordo le frasi e le spalle arricciate in su. Credo che sia un buon segno. Lo consiglio a chi si approccia alla musica con ambizione. Si passa da un se vuoi fare la rivoluzione non guardare alla televisione ad un bisogna fare le cose impossibili perchè le cose possibili abbiamo visto dove ci hanno portato

Punk come atteggiamento, punk mentale come spunto che suggerisco ( cit. Jean Fabbry) mi ritrovo con la birra finita troppo presto a riflettere e condividere un cenno di approvazione al mio compagno di cena su questa frase “il mio capo si chiama nessuno e nessuno è il mio capo”. Non batte il piede come un bluesman ma sicuramente batte la lingua!

Sembra leggero ma non lo è.

Ti voglio bene Sabina anche se non ti conosco sarà il mio slogan di questa estate.

 

PS. Attenzione il motto lo troverete pitturato nei sottopassaggi ferroviari e nei muretti delle università. Volevo comprarmi la maglietta, ma era finita la mia taglia.

 

Zabrisky P

 

Visto il 10 giugno al Bagno Waimea di Marina di Ravenna