Bombino, prospettive nomadi globali

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Per parafrasare un vecchio slogan in musica e poesia di Gil Scott-Heron, la rivoluzione sarà africana – già, perché da che i Tinariwen hanno conseguito il bel successo che sappiamo, si è aperto un mondo – non che non esistesse già prima, come insegnano grandissimi della musica mondiale quali Hamza El Din, Ali Farka Toure e naturalmente Fela Kuti, ma con il pianeta che cambia e si globalizza sempre più è naturale la trasmissione e l’espansione di nuove realtà.

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Ultimo anello della catena è Bombino, chitarrista portento del Niger, autore di “dischi-viaggio” nel profondo del Continente Nero di cui l’ultimo la produzione è ascritta a uno dei prezzemolini più assidui dell’ultimo decennio, Dan Auerbach dei Black Keys – un nome famoso che tenti di aiutare un emergente non fa mai male e difatti sembra proprio che Bombino abbia preso la giusta onda per attirare a sé un bel chiacchiericcio di curiosi appassionati. E devo dire che dal vivo questo tizio che ha imparato a suonare la chitarra guardando VHS di Jimi Hendrix, Eric Clapton e Jeff Beck quanto dal rocambolesco iter di vita quale profugo fra Niger, Algeria e Libia, è capace di creare attenzione – un po’ personaggio bizzarro un po’ manico dello strumento, questo Tuareg sa vendere bene il suo afro boogie blues rock dagli ormoni esasperati e contagiosi. Forse nell’occasione è mancata un po’ della sintesi delle precedenti volte che si è potuto ammirarlo, colpevole anche un sistema audio che ha dato più che da fare sia alla band sia agli organizzatori e che ovviamente ha creato più di una noia pure agli ascoltatori – e d’altro canto, a essere onesti, due ore piene di spettacolo non sono probabilmente nelle possibilità di Bombino, almeno per il momento…

CICO CASARTELLI

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