Bert Jansch, passeggiando giù per la strada

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Tanti anni fa, prima che molti di quelli che stanno leggendo fossero nati, da Glasgow in Scozia partì un uomo che giunse a Londra in cerca di qualcosa – ci piace pensare che quando arrivò a destinazione vide il Tamigi e lo immaginò come un grigissimo Mississippi da cui farsi ispirare. Quell’uomo si chiamava Bert Jansch e sappiamo com’è andata, in seguito – prima incontrò Anne Briggs e Davy Graham, poi John Renbourn e infine formò, con inaspettato successo, i Pentangle – che in certi circuiti esoterici che ci piace bazzicare ritengono essere la più grande band inglese di sempre, altro che Scarafaggi, Pietre, Depravati (leggi Kinks) e Dirigile.

BertJansch

Il prossimo 5 Ottobre fanno quattro anni che il genio di Bert ha smesso di roteare intorno al sole – la sua musica, invece, è ancora lì, viva e moderna come quella di pochi altri – gira e girerà sempre a meraviglia. A dimostrarlo, ve ne fosse invero bisogno, è la riedizione su seria scala discografica di questo splendido Live At The 12 Bar/An Authorised Bootleg, pubblicato originariamente nel 1996 e che Jansch vendeva solo brevi manu ai suoi concerti – chi scrive ebbe la fortuna di farselo dare direttamente dell’autore in una gran serata che il Pentangle fece tanti anni fa in zona bergamasca. Il tutto è registrato con un semplice DAT ma la qualità dell’incisione è davvero eccellente, anche perché Bert si esibiva con la sola chitarra e il pubblico era in totale trans rapito dalla musica dell’artista – detto chiaramente, i fragorosi applausi si odono solo fra un pezzo e l’altro, mentre durante la performance non vola una mosca. Come dev’essere.

Bert Jansch

Il periodo è quello del magnifico When The Circus Comes To Town (1995), del quale infatti Bert snocciola Summer HeatJust A DreamMorning Brings Me Peace Of Mind e Walk Quietly By, fra i brani migliori del tardo-Jansch – il chitarrista era in fase di rinascita sia umana sia artistica, e quasi lo si può toccare con mano. A sorprendere è comunque il palese understatement del tutto – la chitarra del genio disegna trame uniche, irripetibili – mentre la voce è perfetta nella propria pacata dizione dove, davvero, non vi era nemmeno un briciolo di enfasi e, anzi, è ancora un mistero tentare di capire come Diavolo facesse a mantenere quel distacco tutt’altro che calcolato. Tolti i brani di quello che all’epoca era l’ultima album di studio, il resto del repertorio scelto va sul sicuro del Maestro Pentangle, con unica concessione alla “novità” di Trouble In Mind, celebre gospel che peraltro fino alla morte del musicista restò ben fisso nel suo repertorio – quindi fra Blackwaterside – traditional per convenzione suo e di Anne Briggs che creò un famoso incidente con Jimmy Page, il quale lo riprese come White Summer/Black Mountain Side ai tempi dei tardi Yardbirds/primi Led Zeppelin – Blues Run The Game – classico dell’imperscrutabile americano Jackson C. Frank che fra Simon & Garfunkel e una certa scena musicale elitaria inglese segnò un’epoca – Fresh As A Sweet Sunday MorningStrolling Down The Highway – molti lo vedono come il brano-manifesto dello scozzese – Let Me Sing e Curragh Of Kildare, il celebre piccolo e all’epoca fumoso locale londinese con il suo fortunato pubblico è stato testimone di uno di quegli eventi che solo Bert Jansch sapeva creare. In sostanza, farsi sfuggire Live At The 12 Bar/An Authorised Bootleg sarebbe molto più che un peccato veniale.

CICO CASARTELLI

BERT JANSCH – Live At The 12 Bar/An Authorised Bootleg – Earth Records

La copertina dell'edizione 1996 di Live At The 12 Bar/An Authorised Bootleg
La copertina dell’edizione 1996 di Live At The 12 Bar/An Authorised Bootleg