Faenza ritrova il senso nel turismo sostenibile

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turismo-sostenibile-e-responsabileIl senso ritrovato. Già il titolo del progetto fa nascere un seme di speranza in un momento in cui la crisi non sembra più occupare solo il terreno economico ma anche quello valoriale. Senza scendere in facile retorica, sono cinque le aziende faentine che hanno deciso di impegnarsi per tentare di coltivare un nuovo inizio, applicando il valore della sostenibilità questa volta all’ambito turistico, in un progetto finanziato dall’Unione Europea.

I soggetti coinvolti rispondono al nome di Curti, Stafer, Viaggi Erbacci, Zerocento ed Mpr Comunicazione Integrata. E nel cuore di Expo, dalla Cascina Triulza, Giorgio Erbacci ha tentato di spiegare al mondo, o perlomeno a una sua rappresentanza, che cosa si intenda per turismo sostenibile secondo il progetto made in Faenza. «Fare turismo sostenibile per noi significa innanzitutto dare ai turisti e ai residenti dei territori la possibilità di spostarsi senza inquinare. Nella città manfreda lo facciamo con Greengo, il bus elettrico che collega il centro a piazzale Pancrazi, che ad oggi ha già visto passare ben 200mila utenti, ma anche attraverso l’auto Tesla, anch’essa elettrica, sempre più richiesta dalle aziende». E le esperienze virtuose faentine hanno ispirato l’idea per il progetto My Best Italy, sempre firmato Erbacci, ovvero una piattaforma online nella quale è possibile costruirsi e progettare pacchetti personalizzati per un viaggio in Italia, un vero e proprio brand delle eccellenze italiane, dalle sfogline alle degustazioni di vini e di olio in un format in cui il turista incontra gli agricoltori e tocca con mano la realtà del territorio.

Legame con i luoghi dunque, quelli veri, quello meno toccati dal turismo di massa. Questo è lo spirito del progetto finanziato dall’Unione Europea che vede in rete già sette Paesi, ovvero Giordania, Grecia, Italia, Libano, Palestina, Spagna e Tunisia.

Le cinque aziende faentine dunque, si promuovono come attori e testimonial di questo nuovo modo di fare impresa, con l’obiettivo di ritrovare un senso che parta da valori quale la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, il legame con il territorio, il rispetto per l’ambiente e per le tradizioni e al contempo, assieme all’apporto europeo, tentare il difficile compito di valorizzare le popolazioni tenute ai margini dai grandi flussi attraverso un turismo consapevole, oltre che sostenibile.

«Il progetto il senso ritrovato-omnest 2 – spiega il coordinatore Domenico Bearzatto – non si pone l’obiettivo di fare un semplice spostamento di flussi, quanto di organizzare il contatto di poche persone alla volta con la cultura dei luoghi, affinchè portino avanti una vera e propria esperienza, una full immersion nella cultura e nelle tradizioni per un turismo di confronto».

E nonostante il finanziamento europeo termini a dicembre 2015, gli operatori coinvolti non hanno alcuna intenzione di lasciare il percorso tracciato, al contrario l’intento è di puntare all’implementazione dell’idea, ampliando gli itinerari oltre i 28 già presenti nei 7 Paesi, e ancor più, coinvolgere altri territori affinchè il turista si trasformi sempre più in un ospite ed i viaggi diventino davvero sostenibili.