Oltrepassare la linea gialla

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Sabato 5 settembre, a partire dalle ore 18, gli spazi adiacenti la stazione ferroviaria di Russi saranno teatro della prima edizione di un “piccolo festival, un viaggio gratuito verso le parole, una coincidenza” che l’associazione La Sinistra per Russi-Bene Comune ha organizzato e intitolato Oltrepassare la linea gialla, come gesto-metafora per superare barriere e pregiudizi.
Il festival, o meglio la festa, affronterà in maniera partecipata il tema dell’immigrazione, della non violenza e dell’incontro con l’altro e vede come protagonisti cittadini stranieri. Si è scelto un luogo, la stazione, che rappresenta il viaggio e che nel caso specifico a Russi è diventato un non luogo a cui le persone attribuiscono non più il significato di modernità e libertà  (ruolo che gli era stato attribuito dalla storia), ma un significato di insicurezza.
Questo luogo è comunque un crocevia utilizzato per lo più da studenti, lavoratori pendolari e stranieri e sarebbe quindi un luogo d’incontro se la diffidenza non avesse preso il sopravvento. Il festival punta a dare vita (se pur solo per poche ore, almeno per questa prima edizione) a questo luogo e chiama all’incontro i cittadini stanchi delle banalità delle parole utilizzate per sminuire l’altro. Gli organizzatori credono fermamente che il razzismo contro la razza sia stato sostituito dal razzismo contro le culture altre. Fa meno male dire “è nella loro cultura”, “culturalmente siamo diversi” e allora solo partendo dall’oggettività dei luoghi, della letteratura, dello sport, del viaggio possiamo cercare di insinuare il dubbio che non siamo poi così diversi, ma anche essendolo, siamo una risorsa (“uniti nella diversità” recita il motto dell’Europa).
È così che il 5 settembre, a Russi… stazione di Russi si susseguiranno letture di testi legati al viaggio -nella più ampia accezione del termine- dislocate in vari angoli del parco e della strada e testimonianze-racconti di persone sulla loro terra d’origine, sulla loro normalità, sulla nostalgia per trattare il tema dell’immigrazione e dell’immigrato non come rivendicazione di un diverso status sociale, ma per far interagire uomini e donne nati a latitudini diverse, cittadini in grado di fornirci un altro punto di vista tramite un racconto.
Non mancheranno musica, cibo (picnic condiviso) e mercatini di varie associazioni (Mani Tese, Emergency, Caritas Ravenna-Cervia, Uiki- Ufficio d’informazione del Kurdistan in Italia Onlus e Associazione di amicizia Italia-Cuba) .

La partenza è prevista alle 18 con l’apertura dei mercatini delle associazioni e l’officina ciclo-riciclo.
Dalle 19, in attesa del treno, di ritorno dal loro viaggio, lettori dispersi e “disparsi” propongono letture viaggianti.

“La stazione può essere la metafora della vita. E noi siamo i viaggiatori. In tutti i sensi. Voliamo. Strisciamo. Passiamo inosservati. Facciamo chiasso. Lasciamo tracce e le cancelliamo. Bianchi. Neri. Gialli. Rossi. Passeggeri dello stesso treno. Degli stessi treni. Ci incontreremo. Prima o poi. Tutti. In stazione. Nella vita. Nel pensiero. Nella parola di qualcuno. Per qualcuno. Da qualcuno. Forse è dovuto almeno tentare di volare.” (tratto da: Le anime dei luoghi di Duskakovacevic, pubblicato su Alma Blog)

Alle 19.30, per chi vuol mangiare, ci sarà un picnic dove ognuno è invitato a portare qualcosa da condividere.

Dalle 20, in arrivo sul binario 1 dalle stazioni di Porto Novo, Gao e Tirana, iniziano le testimonianze di Franck Viderot  (cittadino del Benin, giornalista, rifugiato politico, mediatore culturale), Aliou Sarro  (cittadino del Mali, già laureato in giurisprudenza, studente a Ravenna di Cooperazione Internazionale) e Bujare Xherxani  (Insegnante di scuola in Albania, mediatrice culturale).
Durante la serata oltre alle parole lette e raccontate ci saranno le note dei Tony & Fulmini.

Alle 24 parte l’ultimo treno per il ritorno a casa e si conclude il piccolo festival Oltrepassare la linea gialla che fa dialogare i passeggeri di uno stesso treno.

L’ultimo rito che si compie oggi nei non luoghi è il passaggio, posti disoccupati a cui la storia aveva attribuito un significato profondo: l’attesa, il viaggio la libertà. Luoghi affidati all’oblio, in attesa, ora, di nuovi contenuti, l’abbandono è una metafora silenziosa che ci spaventa, spetta a noi lasciar sopraggiungere un nuovo carico d’emozioni.

5 settembre, dalle ore 18 – Russi (RA), Stazione FFSS, via della Repubblica