Conosci, scatta e pubblica: la ricetta degli instameet

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Appuntamento da Dynamo, la nuova Velostazione di Bologna, in via Indipendenza. L’instameet è uno di quei contesti in cui arrivi e non ti presenti col tuo nome, ma con l’account di Instagram, perché è così che ci si riconosce. E finalmente scopri le facce di persone che da mesi, o forse anni, segui quotidianamente sulla piattaforma, ma che non avevi mai incontrato prima. Quello di domenica 11 ottobre è stato un incontro lanciato su Instagram, dalla community di @ig_bologna che si è occupata di tutta l’organizzazione. L’evento era diviso in due parti: mattino in bicicletta e pomeriggio al museo. Non conoscevo i partecipanti, alcuni già si conoscevano tra loro, ma tutti sono stati molto simpatici e disponibili. Qualcuno era di Bologna, qualcuno veniva da altre città dell’Emilia Romagna, ma tutti avevano la stessa passione per le foto e la voglia di stare insieme e condividere quest’esperienza. Dopo aver fatto tutte le presentazioni e noleggiato le biciclette, siamo infatti partiti per un itinerario alla scoperta di alcuni degli scorci più belli della città. Prima tappa in piazza 8 Agosto con foto di gruppo di rito. A ogni fermata si poteva fotografare liberamente, così oltre alle architetture della città, ognuno di noi è anche finito nelle foto dell’altro. Scatti che poi ha ritrovato su Instragram, grazie all’hashtag #instameetiinbicletta. A tutt’oggi se inserite questo “#” su Instagram potete vedere tutte le foto caricate dai partecipanti.

Abbiamo poi proseguito fermandoci in via Piella per dare un’occhiata alla finestra sul Canale delle Moline, una vista classica di Bologna, anche se rimane in una via decentrata. Da lì abbiamo proseguito verso via Zamboni con qualche tappa intermedia per fotografare portoni, palazzi antichi che a Bologna certo non mancano. E in questi break intermedi gli instagramer si sono messi all’opera ricreando il setting tipico di alcune foto: si cercavano “comparse” per passare, ed eventualmente, ripassare di fronte al portone preferito, con fare disinvolto, senza guardare l’obiettivo. Si è così svelato il trucco di molti scatti per i quali uno si chiede: ma questo sta le ore lì davanti per beccare il tizio che passa? No, semplicemente glielo chiede!

Parcheggiate poi le bici in Piazza Verdi, con ben due guardie per non rischiare di farsi la restante parte del giro a piedi, abbiamo visitato il chiostro della Basilica di San Giacomo Maggiore. A Bologna son stata tantissime volte, ma non sapevo che il chiostro di questa chiesa potesse svelare scorci così belli. L’interno affrescato di una sala, è solo visitabile, ma non fotografabile.

Abbiamo proseguito poi per Strada Maggiore, alla ricerca delle tre frecce conficcate sotto il portico in legno di Casal Solani, uno dei punti più antichi della città. La tappa sotto le due Torri non poteva mancare. In Piazza Santo Stefano abbiamo trovato il mercatino dell’antiquariato: solo quello avrebbe regalato un sacco di scatti: ma in gruppo con le bici, avremmo solo rischiato di urtare qualche vaso cinese del secolo scorso, e non era il caso!

Così abbiamo proseguito verso Palazzo Pepoli e poi verso l’Archiginnasio dove una instagramer ha bloccato una turista straniera per fotografare lo schermo del suo smartphone mentre faceva una foto. Altra mania tipica degli instagramer. Solo una pronta traduzione in inglese ha tranquillizzato la ragazza che inizialmente non capiva cosa stesse succedendo. Quando ci sono instagramer all’opera, può succedere di tutto!

Ultimo stop nella suggestiva Piazza San Francesco. A ogni tappa non sono mancate scene un po’ da nerd: tutti chini sullo smartphone a pubblicare lo scatto migliore da condividere col gruppo e con la grande community di Instagram.

Pranzo insieme in Velostazione e poi via verso un pomeriggio intenso d’arte. La prima visita al Museo Civico Medievale in via Manzoni, ospitato nel bellissimo Palazzo Ghisilardi. Devo dire per me un’altra vera scoperta. Qui il gruppo si è ingrandito: da 17 a 50 persone che poi son state divise in tre gruppi per poter meglio visitare le sale, insieme alle guide. Noi siamo partiti dal basso e dalle lastre funebri, dove abbiamo potuto ammirare la maestria di scultori come Jacopo della Quercia e la delicatezza dei tratti da lui definiti. Bellissima la collezione dell’ultimo piano, una delle più ricche e importanti d’Europa di armature e armi medievali sia europee che arabe. In esposizione anche bellissimi portagioie lavorati. Uno di questi ha svelato la storia Piramo e Tisbe, una fiaba di origine babilonese, solo poi ripresa da Shakespeare per il suo Romeo e Giulietta. Insomma, nonostante anni di studi, non si finisce mai di imparare.

Al primo piano abbiamo ammirato il bassorilievo che rappresenta un gruppo di studenti, diventato un’icona rappresentativa, oggi riportata sulle pergamene dell’Alma Mater Studiorum, l’Università di Bologna. Inoltre, grazie alle guide molto competenti e disponibili, abbiamo appreso che l’immagine medievale della città Bologna, non è tutta autentica. Infatti è stato eseguito, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, un vero e proprio restyling ad opera di Alfonso Rubbiani, volto a cancellare le forme architettoniche più recenti di alcuni dei palazzi storici più rappresentativi della città. Questo per ripristinare, talvolta anche in maniera sbrigativa e poco curata, a un occhio attento, l’immagine medievale della città. Cancellare la storia per restituire alla popolazione l’immagine di una Bologna in un periodo che si riteneva essere di grande splendore. Una scoperta interessante che ha sorpreso e acceso un dibattito tra i partecipanti.

Infine, nel cortile del palazzo, abbiamo ammirato un gruppo di figurati in costume che si è esibito in eleganti danze storiche.

pinacoteca

Terminata la nostra visita, ci siamo spostati verso la Pinacoteca Nazionale di Bologna in via delle Belle Arti che ospita una collezione di arte sacra dal 1500 al 1700, proveniente dalle chiese e dai conventi bolognesi soppressi in età napoleonica. Qui non siamo stati accompagnati da una guida, ma siamo stati lasciati liberi di girare il museo e di fotografare a nostro modo le opere di grandi dell’arte come Agostino e Annibale Carracci, Guido Reni e il Guercino.

Nel piano interrato, nell’ambito della rassegna Foto Industria, la biennale di fotografia industriale aperta fino al 1° novembre, abbiamo visitato la bellissima mostra di David Lachapelle “Land Scape”, che attraverso materiali riciclati, riproduce in scala infrastrutture dedicate alla produzione di petrolio.

Finale goliardico con un aperitivo da Bolpetta, a base di polpette in tutte le salse per le chiacchiere e i commenti finali.

Una giornata intensa, ricca di nuove conoscenze, spunti, idee, condivisioni che potremo anche rivivere in una mostra fotografica con gli scatti della giornata che verrà allestita prossimamente.

Un format che la community @ig_ferrara sta pensando di realizzare anche nella bellissima città estense.