Un esempio limpido. Conversazione con Claudio Gasparotto

0
1287
Claudio Gasparotto, ph. Dorin Mihai
Claudio Gasparotto, ph. Dorin Mihai
Claudio Gasparotto, ph. Dorin Mihai

 

Prima domanda d’obbligo, per chi non ti conosce: ti auto-presenti in cinque righe?

Per molto tempo sono stato soprattutto danzatore e coreografo, poi nel 1994 ho iniziato a praticare il buddismo ed è così che ho capito che sono principalmente un uomo che lavora nella danza. Questo sottile ma cruciale cambio di prospettiva ha aperto il mio sguardo e il mio cuore. Oggi sono molte cose diverse ma fedele a me stesso, con la convinzione che la danza non appartenga solo agli artisti che si esibiscono sulla scena, ma che debba essere restituita alla gente.

Perché il nome «Movimento Centrale»?

Quando ho pensato a questo nome desideravo riunire un gruppo di persone intorno ad un’idea, l’arte del movimento. Dunque, Movimento Centrale come equilibrio dei sistemi del corpo e come luogo di incontro, di dialogo e di relazione.

È da poco uscito un libro, Il corpo pensante La mente danzante, che racconta il tuo incontro con il Metodo Hobart®. A beneficio di chi non sa: chi è Gillian Hobart?

Gillian Hobart è una danzatrice e maestra di chiara fama, coreografa e performer che ha lavorato con alcuni dei più grandi artisti della danza del Novecento, un nome per tutti, Merce Cunningham – indimenticabile il suo duo con Amedeo Amodio al Festival dei Due Mondi a Spoleto, su musica di Luciano Berio. Partendo dai principi di Rudolf Laban, Mary Anthony, Carl Rogers e dalla sua esperienza artistica e didattica – è stata docente all’Accademia Nazionale di Danza e allo IALS di Roma, al Centro Regionale della Danza di Reggio Emilia – Gillian Hobart ha tracciato un percorso di conoscenza nella danza a sostegno del mondo interiore, per farne emergere la bellezza e l’unicità. In questo senso il Metodo si rivolge a tutti coloro, abili e diversamente abili, che desiderano mettersi in ricerca di sé e dell’altro nella relazione.

.

Gillian Hobart e Amedeo Amodio-Escursioni sulla musica di Luciano Berio
Gillian Hobart e Amedeo Amodio-Escursioni sulla musica di Luciano Berio

 

Come vi siete conosciuti?

È stato a Cervia, negli anni ’80, in occasione di uno stage dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma. Allora ero un giovane in ricerca, avevo studiato con diversi maestri, ma la struttura della sua lezione, la limpidezza del fraseggio del suo movimento, la dinamica del lavoro che avvertivo mi rivelarono un nuovo modo di dialogare con il mio corpo. L’incontro con Gillian mi ha orientato e oggi la considero un referente artistico. 

Nel libro si parla più volte di «Metodo Hobart®», con tanto di maiuscole e di marchio registrato. Quali sono le caratteristiche specifiche caratterizzanti questo approccio?

Le parole chiave sono ritmo, rispetto, relazione per creare un dialogo di follia attraverso un linguaggio non verbale, il movimento danzato. Gillian dice: «Quello che facciamo non è creare qualcosa di bello, ma la ricerca della bellezza interiore. Il movimento danzato non è mirato al palcoscenico, è una ricerca quotidiana  per scandagliare la profondità dell’essere umano e per creare l’inedito usando l’immaginario e il metodo dell’improvvisazione. Ciò lascia un’impronta, la dimostrazione visibile dell’interiorità».

,

Il Rito del Convivio, ph. Dorin Mihai
Il Rito del Convivio, ph. Dorin Mihai

 

La tutela del marchio non va contro un’idea di apertura e incontro che mi pare sottenda a questo percorso?

I primi marchi registrati risalgono all’Impero romano, quando i fabbri apponevano sulle spade particolari simboli così da non poter essere copiate. In Italia, dal punto di vista legale, vengono utilizzati come deterrente – a cosa poi non so! Ad ogni modo il marchio non ci ha mai ostacolato nello scambio e nella circolazione delle idee.

In un passaggio del dialogo con la curatrice Lorella Barlaam, tu e Gillian ragionate sull’uso (im)possibile della parola «Corpo». A cosa serve parlare di cose che andrebbero esperite, per essere comprese?

Hai perfettamente ragione, la danza è un’arte del fare, del saper fare, e il corpo è strumento di conoscenza e autoconoscenza. Ma, e questo “ma” è oggettivo, nella vita quotidiana il linguaggio universale è la parola. Il dialogo è la vera sfida ed è per questo che desidero condividere attraverso un testo la comprensione della danza, anche se prediligo il linguaggio non verbale del corpo.

Hai lavorato per anni con Pippo Debono. Come sei arrivato nella sua Compagnia?

Sono stato invitato da Pippo nel 2001 come danzatore ospite per Il Silenzio. Quello che doveva essere un evento unico alle Orestiadi di Gibellina è diventato poi una produzione che ha girato tutto il mondo.

Lui è davvero così burbero come si dice?

Nel lavoro è severo, nella vita lo trovo amabile. Invidio la sua attitudine a parlare con tutti come se il tempo non esistesse.

Un “dietro le quinte” della vita di tournée che puoi svelare?

Il dietro le quinte non posso svelarlo, posso solo dire che è un altro straordinario spettacolo.

Una affinità e una divergenza fra l’esperienza con Delbono e quella con la Hobart?

L’affinità è la guida ad essere se stessi, la divergenza ha a che fare con l’ambito culturale. L’esperienza con Pippo è teatrale, legata allo spettacolo, quella con Gillian, ora, è educativa.

Una cosa che lui potrebbe insegnare a lei e viceversa?

Non credo che nessuno dei due vorrebbe insegnare qualcosa all’altro, ma sicuramente si riconoscerebbero.

.

Il Rito dell'Offerta, ph. Dorin Mihai
Il Rito dell’Offerta, ph. Dorin Mihai

 

Che cosa lega, in te, tutte queste diverse esperienze?

Un impulso vitale all’automiglioramento e un esempio limpido di spirito di ricerca.

 

MICHELE PASCARELLA

Info: movimentocentrale.org