Atlas Italiae di Silvia Camporesi è molto di più che un libro fotografico: un atlante dei luoghi abbandonati d’Italia, una geografia romantica di storie interrotte e vite perdute. Un viaggio nell’Italia che segue le tracce di edifici sperduti e caduti nell’oblio.
Fino al 10 gennaio a Imola alla galleria Pomo da Damo e al Museo di San Domenico è allestita Atlas Italiæ/Tabula: Imola, la mostra di Silvia Camporesi, a cura di Angela Madesani, dove l’artista espone una trentina di fotografie di grande, medio e piccolo formato scattate in giro per lo Stivale, di cui un nucleo, in bianco e nero, sono colorate a mano e un altro dal titolo Tabula Imola riguarda alcuni luoghi imolesi.
«Sono sempre stata interessata ai luoghi abbandonati – spiega Silvia Camporesi – ma l’idea di un lavoro specifico su questo tema nasce circa due anni fa, da una chiacchierata con un amico-collezionista. Abbiamo poi coinvolto altri 15 collezionisti e, tramite un crowdfunding, abbiamo raccolto il budget per coprire le spese di viaggio e la stampa del libro. È stato un viaggio a rate, conclusosi a gennaio del 2015».
Un progetto che assomiglia a un reportage o a una catalogazione, ma che persegue una finalità artistica e non certo sistematica. «La raccolta di immagini è sicuramente una forma di catalogazione – continua Silvia – anche se sono lontana da ogni pretesa di raccolta esaustiva, la definisco più che altro una mappatura poetica dei luoghi. Ho visitato tutte le regioni italiane, questa è stata la regola alla base del lavoro. Nel libro i luoghi sono mescolati, raccolti per tema e non per regione. Solo alla fine compare un indice che li localizza».
Come hai selezionato i luoghi?
«Ho trovato i siti facendo delle approfondite ricerche su Internet e poi, attraverso contatti con persone del posto, ho cercato informazioni aggiornate per capire quanto fossero ‘appetibili’ al momento della mia visita. I luoghi abbandonati sono per definizione fragili, si deteriorano in fretta e quindi era necessario sapere a priori cosa avrei trovato. Questo metodo mi ha permesso di escludere paesi ed edifici troppo deteriorati o vandalizzati e dedicarmi invece ai luoghi contenenti echi di memoria delle persone e delle storie che li hanno vissuti. Seguendo questo metodo ho selezionato paesi abbandonati con case ancora parzialmente arredate, ospedali psichiatrici, colonie, ville, in generali luoghi ancora ‘parlanti’».
Quali sono stati i luoghi più suggestivi che hai incontrato in Romagna o a Bologna?
«Sicuramente le antiche terme di Porretta, le colonie abbandonate del mare, e ho trovato davvero suggestivo il teatro sotterraneo di Imola, la cui costruzione fu iniziata durante il periodo fascista e mai terminata a causa dello scoppio della guerra».
Il lavoro è nato come crowfounding, quali difficoltà e vantaggi hai incontrato?
«L’unica difficoltà è stata portare a termine il progetto nei tempi stabiliti, dovendo fotografare in ogni stagione, con l’incognita delle condizioni atmosferiche. Per il resto il crowfounding è stata un’esperienza bellissima: 15 persone hanno creduto sulla carta ad una mia idea e sono stati disposti, con fiducia ed entusiasmo, a finanziarla».
Sabato 12 dicembre alle 17,30, nell’auditorium Aldo Villa del Museo di San Domenico, sarà presentato il libro Atlas Italiæ, edito da Peliti Associati, a cura di Marinella Paderni e, a seguire, l’artista illustrerà la mostra con una visita guidata.
STEFANIA MAZZOTTI
Fino al 10 gennaio 2016, SILVIA CAMPORESI: ATLAS ITALIAE / TABULA IMOLA, Imola, Museo di San Domenico, via Sacchi 4 e Galleria Pomo da Damo, via XX Settembre 27. Ingresso libero. Info: 333 4531786, 0542 602609, ilpomodadamo.it