Con “Francesca” di Luciano Onetti torna il thriller all’italiana

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Louciano Ometti

 

Louciano Ometti
Louciano Onetti

Il regista argentino Luciano Onetti si aggiudica il Premio Weird Vision: «Per aver omaggiato con un atto d’amore, stravagante e visionario, il nostro cinema di genere degli anni ’70».

Francesca di Luciano Onetti ci catapulta direttamente in un clima che a molti risulta familiare. Dai titoli di testa che adottano i caratteri tipici di quel cinema dedito all’artigianato, fino alla fotografia satura di leggere imperfezioni, come in alcuni di quei prodotti audiovisivi vissuti ma non del tutto dimenticati. L’incipit vede una bambina che con sadica e divertita fermezza infierisce sulla carcassa di un piccione decomposto. Difficile non creare un collegamento con la terribile Olga (interpretata da Nicoletta Elmi) di Profondo Rosso, dedita alla tortura su povere lucertole e alla menzogna più patologica. Subito dopo assistiamo a una scena in cui la bambina acceca, con una sorta di spillone, il fratellino nella culla. La mamma attirata dal pianto del piccolo entra nella stanza, e shoccata dalla terribile visione incomincia a urlare in maniera straziante. Dario Argento docet.

L’argentino (e argentiano) Onetti mette in scena un appassionato e nostalgico ritorno alle origini del cinema thrilling italiano, applicando in maniera ammiccante e divertita tutti i crismi del genere. Non manca nulla: dall’assassino con cappotto e guanti di pelle (qui nella variante rossa) all’ispettore di polizia che beve whisky J&B, senza dimenticare la resa degli effetti sugli omicidi (quasi tutti all’arma bianca, con un rosso vivo per simulare il sangue) e la componente erotico-voyeuristica con rigoroso nudo femminile. Le musiche sono tipicamente in stile con i film da cui Onetti ha preso spunto, un po’ jazz incalzante, un po’ rock melodico e la fotografia risulta efficacissima: sporca, macchiata, imperfetta per rievocare quell’effetto che possedevano le pellicole analogiche nei cinema di terza visione. La trama segue il più canonico degli sviluppi (chi è l’assassino? Perché uccide?) seppur con una variante finale, vera svolta narrativa che mostra il lato più cinico del regista. Ovviamente gli omaggi-riferimenti sono innumerevoli: dal già citato Profondo Rosso a Tenebre, dall’Uccello dalle piume di cristallo a Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?, I corpi presentano tracce di violenza carnale, Sei donne per l’assassino … Ogni tanto qualche eccesso stilistico può risultare ridondante e stucchevole, ma complessivamente Francesca risulta un prodotto godibile che non fa rimpiangere quei film girati in Italia tra il 1970 e il 1982, perché sembra proprio uno di quelli. Un film che non deluderà i fanatici più accaniti del genere.

FRANCESCO FOSCHINI

Visto il 1 novembre, Francesca di Luciano Onetti, Ravenna Nightmare Film Festival 2015,