Mercatini dell’usato e vestiti vintage: quando la moda è low-cost

0
1715

fashion-918446_1920Quando i tempi cambiano anche la moda si trasforma. Uomini e donne si adeguano al mutamento culturale scegliendo abiti ed ornamenti di gusto corrente, sebbene quest’ultimo non sempre coincida con l’idea di modernità comunemente intesa. I nuovi e fornitissimi secondhand market infatti, ossia mercati/negozi dell’usato, costituiscono sia un modo per risparmiare, purtroppo una necessità per molte famiglie al giorno d’oggi, sia per restare al passo con i tempi.

Inoltre, grazie all’avvento della rete che ha introdotto la possibilità di fare compravendite online, il mercato dell’usato ha fatto un salto di qualità considerevole. Digitando su siti come usato.it una chiave di ricerca come “abbigliamento uomo usato” si possono trovare in pochi click indumenti ed accessori in buone condizioni a prezzi ridotti.

Che il vintage faccia tendenza però non è più una novità già da diversi anni: autentici capi anni 50 e 60, nonchè veri e propri cimeli risalenti a quel periodo, sono ad esempio il fiore all’occhiello del Greenwich Village, il quartiere più vintage e alla moda di New York. Alla stregua della Grande Mela anche a Roma, Napoli, Milano, così come in altre città italiane, il mercato dell’usato è in crescita e l’organizzazione di eventi orientati in tal senso, viene considerata ormai parte del folklore nostrano.

Scarpe stringate, bretelle, occhiali da sole con montature stile Mina o lenti tonde alla John Lennon, anfibi, cinture e borse militari, gioielli, guanti in pelle, cappelli a falda larga e non, solo alcuni degli accessori di abbigliamento normalmente reperibili presso un mercatino vintage. Tuttavia l’ assortimento varia di negozio in negozio, e può comprendere gli oggetti più disparati:

  • orologi,
  • mobili e complementi d’arredo,
  • strumenti musicali
  • materiale sportivo, tecnico etc.

La tradizione del secondhand

Quella di acquistare abiti di seconda mano è un’ abitudine insediatasi piuttosto di recente in Italia. Usi e costumi del Bel Paese, ma soprattutto la mentalità retrograda dominante, hanno infatti impedito che opportunità del genere si diffondessero velocemente e senza remore. E’ possibile affermare che fino a qualche anno fà il cittadino italiano medio discriminasse il vintage, reputando disdicevole anche soltanto l’idea di riutlizzare gli abiti di qualcun altro. Paesi come Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia e Norvegia invece, coltivano questa tradizione da decenni, avvalendosi del mercato del secondhand in numerose circostanze ed indipendentemente dal reddito pro capite. L’introduzione del concetto “di seconda mano” nel Nord Europa ha infatti sin dal principio assunto valore e significato completamente diverso, andando a legarsi con quelli di sostenibilità ambientale, riciclaggio e consumo responsabile.