La grazia di Jeff Buckley

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Di abusi discografici post mortem nei decenni ne abbiamo visti di tutti i colori – dalle assurde operazioni fatte per un quarto di secolo con il corpus musicale di Jimi Hendrix all’ennesima sevizia della salma di Kurt Cobain fatta con Montage Of Heck (2015). Quando non puoi più difenderti di te fanno ciò che vogliono, dice un vecchio adagio. Sentita la notizia che di Jeff Buckley sarebbe uscito un nuovo disco con questo You And I, era chiaro che i pregiudizi a priori fossero molti. Che ora, tuttavia, bisogna mettere assolutamente da parte – perché qui le cose le hanno fatte veramente bene, costruendo un disco perfettamente organico che di colpo ti riporta indietro al 1993 quando il giovane Jeff stava approntando la sua carriera proprio lì fra lo splendido Live At Sin-é (1993) e il celebrato Grace (1993).

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Jeff Buckley con l'amico e collaboratore Gary Lucas
Jeff Buckley con l’amico e collaboratore Gary Lucas

Nei suoi 8/10 You And I dimostra ciò che Jeff Buckley fu su tutto nell’arco della sua giovane vita spezzata tragicamente – un magnifico interprete, di quelli con le ali come gli angeli. I pezzi altrui che si susseguono sono proposti con quella tensione propria di pochi eletti, si tratti di Just Like A Woman (Bob Dylan), di Night Flight (Led Zeppelin) – Jeff, che di Robert Plant ne è la più spettacolare evoluzione vocale cui si possa pensare – o di Calling You (Javetta Steele) che tutti quanti già sapevamo essere nel repertorio live dell’artista grazie a registrazioni apparse qui e là fra fra pubblicazioni bootleg e ufficiali.

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Poi, però, arrivano anche inattesi colpi di maestro giovane e incompiuto che non ti aspetti, tipo Everyday People (Sly & The Family Stone) perla fra le perle che Jeff snocciola con quel suo particolarissimo stile chitarristico “percussivo” tutto giocato sulla ritmica perfetto interplay con la sua golden voice oppure Poor Boy Long Way From Home (Bukka White – e non sfugga anche l’interpretazione strumentale che ne fece John Fahey) tutta slide guitar e ugola invasata da predicatore per poi tornare confidenziale e sussurrata in Don’t Let The Sun Catch You Cryin’ (Louis Jordan). Poi quelli erano i primi anni Novanta e la febbre della fine degli Smiths era ancora molto alta, e qui sono addirittura dissotterrati ben due numeri a firma Johnny Marr-Morrissey: l’elegiaca I Know It’s Over nonché il manifesto Smiths per eccellenza The Boy With The Thorn In His Side cantata con il cuore in mano e tanta contagiosa foga di giovane di belle, bellissime speranze.

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You And I porta in dote anche due originali, a cominciare dal capolavoro scritto con Gary Lucas ossia Grace: qui e là si è letto che si tratti della primissima registrazione di studio della suddetta ma non è vero, visto che prima di tutto il brano nacque come strumentale di Lucas con i suoi Gods & Monsters e principalmente Buckley e Lucas già la incisero ai tempi del loro primo incontro, come documentato da Songs To No One 1991-1992 (2002). Il secondo è, ufficialmente, un inedito assoluto: lo strumentale con contrappunto “talkin’” Dream Of You And I, che Jeff introduce dicendo essere «basata su una musica che ho sentito in un sogno», e che più di così non sapremmo meglio commentare.

CICO CASARTELLI

JEFF BUCKLEY – You And I (Columbia/Sony Music)

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