Massimiliano Larocca, per chi pace non cerca e guerra non sopporta

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Si dice che i primi amori non si scordino mai – e così dev’essere anche per Massimiliano Larocca, cantautore fiorentino attivo oramai da oltre una quindicina di anni che nel 2001 esordì con l’autoprodotto Massimiliano Larocca canta Dino Campana: noi quel lavoro non l’abbiamo mai sentito, pertanto non abbiamo metro di paragone con questo nuovissimo Un mistero di sogni avverati, dove l’artista si cimenta ancora una volta con l’opera letteraria di Dino Campana, poeta reietto dell’Appennino tosco-romagnolo e vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, già amato da Fabrizio De André (che lo ha citato più volte in interviste e in conversazioni dove si disquisiva di poesia) e celebrato da Massimo Bubbola in un suo vecchio album degli anni Novanta con appunto il brano Dino Campana («Pochi l’hanno capito, molti l’hanno deriso/Quel poeta ragazzo, quanti l’hanno ucciso», recitava l’incipit del pezzo).

Massimiliano Larocca con Maestro Riccardo Tesi, produttore di Un mistero di sogni avverati
Massimiliano Larocca con il Maestro Riccardo Tesi, produttore di Un mistero di sogni avverati

Massimiliano Larocca, bisogna proprio dirlo, con questo disco fa davvero il salto di qualità rispetto ai suoi lavori precedenti (anche qui, specifichiamo, quelli che abbiamo sentito: La breve estate e Qualcuno stanotte): canta con una convinzione e uno swing che prima non affioravano con questa limpidezza e sopratutto il lavoro è giocato con una classe produttiva che in Italia merita l’encomio. E proprio in termini di produzione Larocca ha fatto le cose in grande: alla console vi è nientemeno che il Maestro Riccardo Tesi, campione riconosciuto dell’organetto diatonico, volgarmente conosciuto come precursore della fisarmonica, e storico collaboratore di molti fuoriclasse della musica nostrana (Ivano Fossati, il già citato De André, Carlo Muratori, Ornella Vanoni, Giorgio Gaber), qui aiutato dall’apporto creativo di Antonio Gramentieri il quale ha anche prestato i suoi Sacri Cuori come backing band di tutta l’impresa.

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Nell’epoca dei reality show, rincuora vedere che vi sia in giro qualcuno che cerca una via alternativa e attendibile – anche se non è solo il gesto che fa di Un mistero di sogni avverati davvero un grande disco, semmai è come tutto viene portato a termine, giusto perché va bene riempirsi la bocca di buoni propositi ma qui sono i fatti a parlare chiaro. La prima cosa che colpisce nel segno è la brevità di quasi tutti i tredici numeri: molti sono fra i due e tre minuti, giusto a stabilire la scioltezza con cui è affrontata la poesia di Campana, tutt’altro che con l’intento d’essere circoscritta a un pubblico intellettuale ma con la giusta ambizione di farla conoscere oltre confini preordinati. E qui entrano in gioco riferimenti musicali non di poco conto: nella quarantina di minuti che scandiscono l’album si sentono Tom Waits e Vinicio Capossela ma anche Kurt Weill, i cantautori italiani ma anche la musica popolare di cui siamo molto ricchi anche se oggi ce ne scordiamo sempre, Paul Simon ma anche tante influenze degli chansonnier francesi – riferimenti giocati con estrema finezza d’esecuzione e ben lontani dal semplice esercizio di stile.

Massimiliano Larocca con i Sacri Cuori Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli

Massimiliano Larocca con i Sacri Cuori Antonio Gramentieri e Diego Sapignoli

In Un mistero di sogni avverati vi sono anche una bella serie di cameos che arrischino un piatto di per sé già ricco: Hugo Race e Nada recitano degli intro a un paio di numeri, rispettivamente Il russo e La sera di fiera che Larocca conclude nel più classico stile De André, l’attore-regista teatrale Claudio Ascoli dà il là a Genova – il pezzo controcorrente dell’opera, nei suoi cinque minuti pieni – e Cesare Basile abbellisce con voce e chitarre Poesia facile, forse il passaggio manifesto del disco («Pace non cerco, guerra non sopporto/Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno»). Ma è tutto il lavoro nell’insieme – bene ricordare come sia ispirato in primis ai Canti orfici ossia l’opera più celebre di Campana – che davvero non ha un momento di cedimento: oltre a quelli già citati, giusta menzione se la meritano l’opener La petite promenade du poète che balla fra Waits e Weil (e che già ascoltammo in altra versione ne La breve estate), la quasi world music Tre giovani fiorentine camminano che ci piace pensare essere ispirata a Graceland/The Rhythm Of The Saints di Paul Simon, la forsennata Barche amorrate che naviga sciolta su una gran performance vocale o il passo Occitano di Fantasia s’un quadro d’Ardengo Soffici che sarebbe piaciuta al Vinicio di qualche lustro fa oppure l’American music di Une femme qui passe che Larocca gioca però con tocco leggero per non scuotere la fragile porcellana del poeta tanto ammirato.

CICO CASARTELLI

MASSIMILIANO LAROCCA – Un mistero di sogni avverati/Massimiliano Larocca canta Dino Campana (Brutture Moderne/Audioglobe)

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