Vinicio Capossela, amara terra sua (con l’affetto della memoria)

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Capossela con Canzoni della Cupa ha recuperato Matteo Salvatore, ed è bellissimo che lo abbia fatto – ma in verità ha fatto come Domenico Modugno fece con Con l’affetto della memoria (1971) e ancora di più con il monumentale sestuplo Tutto Modugno (1972), lavori che in pieno delirio prog imposero il folk – lo stesso fa Vinicio nel pieno delirio reality d’oggidì. Che poi è anche quanto fecero Fabrizio De André e Mauro Pagani con Crêuza de mä (1984) in pieno edonismo anni Ottanta, parlando di corsi e ricorsi storici. Si chiama azione-reazione – e l’antidoto spontaneo che ogni vero artista dovrebbe avere rispetto allo status quo. E troviamo molto interessante ripescare ciò che diceva Modugno a proposito di quella grande operazione che lo vide protagonista e oramai vecchia di quarantacinque anni i cui contenuti, in qualche modo, calzano quelli che paiono essere gli intenti di Capossela: «Era molto tempo che mi dicevo, e dicevo ai miei amici, di voler fare un disco sviluppando un’idea base. Spesso ne parlavo con Antonio Coggio, e gli dicevo: “Tony qui noi dobbiamo fare un disco che sia una storia bella!”… l’idea di un album concept mi frullava in testa da tempo e l’ho voluta realizzare incidendo questi lavori. Si tratta di un ritorno ai luoghi d’infanzia e alle persone del mio mondo di ragazzo e di adolescente attraverso canzoni vecchie e nuove – e altre ripescate ancora da Tommaso d’Amalfi, come Scioscia popolo e Vendemmia giorno e notte». Per la cronaca e per quelli che non sono obbligati a sapere tutto, Antonio Coggio fu anche produttore e coautore dei dischi del quinquennio d’oro di Claudio Baglioni 1970-75. Tutto ciò per dire che il tipo di disco fatto da Vinicio potremmo pensarlo come il disco che Mimmo Modugno avrebbe fatto oggi se egli fosse stato ancora vivo e in forze.

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Adesso siamo alla prova del nove, l’incontro con il pubblico con l’arrivo a Milano: Canzoni della Cupa dal vivo, sfida nella sfida. Il disco sembra aver convinto molti, al di là di ogni rosea previsione – almeno per quanto si fiuta in giro. E il Vinicio da poco cinquantenne, dopo che come Ulisse ha attraversato i mari e l’Europa reietta con Marinai, profeti e balene (2011) e Rebetiko Gymnastas (2012), cerca un’ulteriore maturità fatta di terra e di sole a picco. È un po’ questo il percorso di assimilazione che lo ha sempre distinto come artista, che si trattasse di Paolo Conte, di Tom Waits, della musica dei Balcani, d Piero Ciampi, di quella sudamericana, di John e Dan Fante, di Bob Dylan, di Vladimir Vysotsky, di Enzo Jannacci e di tutto il mosaico di influenze che ne fanno il grande esteta che è diventato – il folk fatto da par suo, in breve, è solo l’evoluzione di quel percorso. Questa la bravura di Capossela: assimilare e rivivere le proprie passioni, le proprie ossessioni e le proprie curiosità, senza nascondersi e altrettanto senza, però, cercare un bandolo della matassa nel nome di un filologia che, in fondo, nell’arte non esiste. Il negromante Vinicio fra Los Lobos, Howe Gelb, Flaco Jiménez, Giovanna Marini, Calexico, Asso Stefana, la Banda della Posta (che bello sarebbe un concerto evento con presenti tutti i coinvolti in Cupa) – fa quello che riesce bene e in modo originale solo a pochi: usare il topos senza scadere nel ripasso scolastico semmai da intendersi testuale come uno schema narrativo indefinitamente riutilizzabile.

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La rappresentazione di Canzoni della Cupa dal vivo, dove peraltro bisogna sottolineare il ritorno in formazione del batterista Mirco Mariani (Mazapegul, Saluti da Saturno, eXtraLiscio), ha un che di veramente epico, opera di chi sogna forte ma non resta ancorato alle sole visioni bensì costruisce mattone dopo mattone il proprio mondo: visitato e rivisitato da più angoli, dove non è nascosta l’emozione di rivangare con nostalgia e amore, ma talvolta con baldoria, i luoghi, l’atmosfera, le persone di un tempo altro, che forse è anche dimensione altra. E, anzi, nessuno l’ha spiegato meglio come Capossela stesso in una recente intervista: «I brani che affondano nei solchi di questo doppio disco sono canzoni forti e contorte come le radici. Il concerto che ne ricaveremo sarà radicale nei timbri, nel repertorio e nella formazione». Così è. Tutto è all’impetuoso battito della “cupa-cupa”, l’arcaico strumento che regna sovrano nell’idea che Capossela ha della sua musica odierna: che travolge il pubblico al suono che non fa prigionieri del nuovo repertorio La bestia del granoFemmineLa padrona miaZompa la rondinellaFranceschina la calitranaComponidoriScorza di muloLa notte di San Giovanni – uno dei momenti più alti dell’intera esibizione nonché dell’intero album – Lo sposalizio di Maloservizio, dove l’artista è in forma più che mai, con tanto di belle introduzioni ai brani e di battute killer (una per tutte: «Nella città delle polveri sottili e delle polveri da naso siamo qui ad alzare la polvere!» – e a Milano fu pandemonio…).

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E la “cupa cupa” s’abbatte anche sul vecchio repertorio Marcia del CamposantoAl veglioneMarajàChe cos’è l’amorL’uomo vivo (inno alla gioia), la sempre infiammata Il ballo di San Vito e la carezza piena d’elegia Camminante. Il finale è tutto per il capolavoro Il treno, maestoso suggello all’intero Canzoni della Cupa, e a un bellissimo omaggio con La golondrina«Canzone di un grande film western, Il mucchio selvaggio, che stasera dedico a Bud Spencer», con il tutto che si scioglie in Ovunque proteggi. E dopo due ore e mezza, protetto e contento, il pubblico esce con la “cupa cupa” a batter dentro le vene che è un piacere!

CICO CASARTELLI

Ecco le prossime date del tour Polvere: 11 luglio in Piazza degli Scacchi a Marostica (Vicenza), 13 luglio in Piazza Napoleone al Summer Festival a Lucca, 15 luglio al Castello Scaligero di Villafranca (Verona), 16 luglio in Piazza della Cattedrale ad Asti, 19 luglio in Piazza della Loggia a Brescia, 20 luglio al Flowers Festival di Collegno (Torino), 24 luglio in Piazza Matteotti a Sogliano al Rubicone (Forlì-Cesena), 29 luglio all’Arena Sant’Elia di Cagliari, 5 agosto all’Arena Bolgheri di Bolgheri (Livorno), 6 agosto all’Arena del Mare di Civitanova Marche (Macerata), 9 agosto al Teatro D’Annunzio di Pescara, 13 agosto al Forum Eventi di San Pancrazio (Brindisi), 18 agosto alla Summer Arena di Soverato (Catanzaro), 20 agosto al Teatro Verdura di Palermo, 21 agosto al Teatro Antico di Taormina,  27 agosto allo Sponz Fest di Calitri (Avellino), 29 agosto al Beat Festival di Empoli, 3 settembre a FestaReggio di Reggio Emilia, 4 settembre all’Home Festival di Treviso.