Kunsten Festival Des Arts> Bruxelles #1

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Extended Play - foto di Els Denil

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Abito da una manciata di mesi a Bruxelles e l’ho percorsa in lungo e in largo, a piedi, in autobus, tram, metro, ma, ahimè, non avevo ancora varcato la soglia di un teatro. L’occasione si è presentata con la visita di un amico, Michele. Entrambi appassionati di tutto ciò che può essere rubricato sotto l’etichetta di arte contemporanea, abbiamo deciso di tuffarci nelle acque di un prestigioso Festival internazionale che si tiene in vari teatri della città: il Kunstenfestivaldesarts.

Primo appuntamento, al KVS_box vediamo il lavoro di Ula Sickle & Daniela Bershan; la prima, coreografa e performer, abituata a uscire dai confini della danza per incontrare altre discipline come la musica, le arti visive, l’architettura, nota per Kinshasa Electric, dove ha collaborato con performers della Repubblica Democratica del Congo; la seconda, visual artist e Dj, si definisce una ‘media vagabond and fearless sampler’.

Entriamo in una grande sala, ci sediamo per terra. Al centro cinque performers circondati da noi, il pubblico. Cala il silenzio.

Staffetta di respiri, echi nella nebbia, nero. Lentezza, ginocchiere, atletica immobilità. Risveglio dei corpi. La luce di un laptop si accende e i performer si muovono come sedotti da una Sirena elettronica. La musica e una voce campionata li guida. I corpi si muovono a comando. Frammenti di canzoni riconoscibili si accumulano e si sovrappongono come in un mosaico sonoro. L’universo rasserenante del pop si trasforma in uno spazio ironico e a tratti inquietante.

I danzatori si remixano l’uno con l’altro, registrandosi dal vivo. La performance è catturante, l’energia e la sinergia dei danzatori è potente. Entriamo in una dimensione Escheriana, dove non sappiamo più chi campiona chi. Non sappiamo più se i dispositivi sono un’estensione del corpo o se il corpo è un’estensione dei dispositivi. Come in un collage di Mimmo Rotella, i performers tagliano e incollano e sovrappongono in ordine sparso frammenti di cultura pop. Il ritmo cresce e si addensa in una scena piena di significato. Una bandiera nera volteggia e si odono cori da stadio in lontananza. Beautiful people. Immagine filmica, allontanamento nel virtuale di un popolo che non abita più il presente. Abita nella finzione. Qui si celebra il funerale del popolo. La coscienza scolorisce e si apre al pop come logica della produzione e del consumo. Ma qualcosa si rompe.

Esplosioni di rabbia, la carica dei corpi contro una barriera invisibile, contro un nemico che non si conosce. Sweet dreams are made of this, who am I to disagree? I travel the world and the seven seas, everybody looking for something. Nasce un canto individuale, fragile, estemporaneo. Una canzone pop che rivela e nasconde allo stesso tempo. Voci singole tornano al respiro. Cinque danzatori si chiudono in cerchio. Echi nella nebbia. Nero.

“Avete mai considerato il pop come una macchina capace di collegarci a un paesaggio emozionale astratto che si agita dietro la tenda della percezione?”. L’intento di questo spettacolo ben riuscito è quello di mostrare gli stereotipi della cultura pop, smontandoli ed estendendone la forza in un nuovo spazio erotico, pericoloso, vivente, a tratti minaccioso. Il pericolo insito nella cultura main stream è quello di anestetizzare il senso estetico, l’erotismo, la coscienza. Usare il pop per uscire dal pop è la scommessa di questo gruppo di performers che ci ha convinti per bravura e originalità. Usciamo da teatro, il clima è gradevole, passeggiamo per il centro in cerca di qualcosa da mangiare. Un kebab? Sì certo, anche nel cibo si annida la sirena del pop. Intorno Bruxelles pullula di gente e a piazza Saint Catherine suona un’orchestra jazz…

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VANESSA SORRENTINO

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Extended Play di Ula Sickle & Daniela Bershan – visto venerdì 20 maggio 2016 al KVS_box di Bruxelles – info: kfda.be

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