Migranti come risorsa. In teatro, a Modena

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Teatro dell'Orsa, Questo è il mio nome - foto di sinxphotography.it di Simone Sechi

 

Teatro dell'Orsa, Questo è il mio nome - foto di sinxphotography.it di Simone Sechi
Teatro dell’Orsa, Questo è il mio nome – foto di sinxphotography.it di Simone Sechi

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«Una finestra aperta su storie invisibili, un orecchio rovesciato su un canto che attraversa i mari e i deserti»: Monica Morini del Teatro dell’Orsa introduce Questo è il mio nome, lo spettacolo esito di un denso percorso artistico e umano compiuto assieme a un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati provenienti da Senegal, Costa d’Avorio, Mali, Nigeria e Gambia. «Nella Carta del XII secolo dei cacciatori del Mali si dice: “Ogni vita è una vita, ogni vita vale”. Ecco, un canto antico viene dall’Africa e ci ricorda prima della nostra Carta dei Diritti dell’Uomo che non esistono vite di seconda categoria. I giovani che abbiamo incontrato e che calcano la scena vengono dall’Africa sub-sahariana, hanno camminato i deserti, hanno attraversato i mari, sono Odissei che cercano un’Itaca chiamata vita. Chi vuole ascoltare il loro canto può comprendere la ricchezza di un sentire che ci dice uomini di pari dignità, gonfi di desideri e slanci verso la felicità. A differenza dell’informazione, il teatro svela un patrimonio di storie che apre non solo al sapere, ma al sentire. E cambia lo sguardo».

«Non abbiamo voluto trattare le ferite come centro drammaturgico» aggiunge Bernardino Bonzani «abbiamo lasciato che la storia che li ha attraversati si srotolasse partendo dalle memorie che ci rendono uguali come uomini: i giorni felici, l’infanzia che ha tempi intatti, la relazione con padri e madri, con i saperi di cui siamo portatori. Poi questo patrimonio incandescente fa i conti con realtà che negano la sopravvivenza. Allora la vita porta allo strappo, alla fuga».

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Teatro dell'Orsa, Questo è il mio nome - foto di sinxphotography.it di Simone Sechi
Teatro dell’Orsa, Questo è il mio nome – foto di sinxphotography.it di Simone Sechi

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Dopo le recenti rappresentazioni a Conta e Cammina – Festival della Legalità di Macomer, in Sardegna, Questo è il mio nome, progetto nato in collaborazione con lo Sprar e la Dimora di Abramo di Reggio Emilia alla cui drammaturgia ha collaborato anche Annamaria Gozzi, sarà presentato nell’ambito della decima edizione di EconoMigra, la Festa delle associazioni modenesi che si occupano di Cooperazione Internazionale.

La manifestazione, il cui tema per il 2016 è Il ruolo dei migranti e le potenzialità del co-sviluppo, si svolgerà nel centro storico di Modena, alla vigilia della Giornata internazionale del rifugiato, ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite per commemorare ogni 20 giugno l’approvazione, avvenuta nel 1951, della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

A tal proposito concludono Monica Morini e Bernardino Bonzani: «La forza e l’energia degli attori in scena ci ricordano quale enorme vitalità potenziale possono portare i nuovi cittadini del mondo. Solo attraverso l’incontro e la conoscenza si possono sfrondare pregiudizi e discriminazioni. La causa originaria del loro migrare è tutta nelle responsabilità dei Paesi ricchi, nello sfruttamento, nella povertà e nelle guerre che sono state generate. Lo spettacolo ci dice anche che l’integrazione è possibile, che la convivenza pacifica e la cooperazione per la pace sono l’unica strategia praticabile».

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18 giugno, ore 21.15 – Modena, Piazza Matteotti – info: teatrodellorsa.com

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