Joan Baez e i Sette Incantesimi

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«Mi maledirebbero per sempre se non citassi Joan Baez fra i migliori interpreti delle mie canzoni» – così affermò Bob Dylan durante il controverso discorso al gala MusiCares 2015, e come potremmo dargli torto? La Signora di canzoni di Dylan ne ha cantate e portate in giro per il mondo decine (chi scrive ne conta una buona cinquantina). Ma Joan Baez non è solo un’ugola, è molto di più: è probabilmente la donna più bella del secondo Novecento, e per bello non intendiamo certo un mero fattore estetico. È la più bella artisticamente e umanamente parlando – anzi, ci azzardiamo più in là: Brian Eno una volta disse che ascoltare i Velvet Underground face venire a quasi tutti voglia di formare una band – bene, lo stesso concetto sì può applicare a Joan Baez, che divenuta superstar già a fine anni Cinquanta (la prima icona pop a finire sulla copertina di Time, ricordate?), di chitarre ne ha fatte tirar su a decine di migliaia di aspiranti musici. E adesso, dall’alto dei suoi 3/4 di secolo tondi, più in forma che mai con i suoi modi eleganti e con il suo portamento unico, arriva in Italia per una serie di attesissimi concerti che partiranno proprio dalla Romagna: 13 Luglio a Ravenna (Ravenna Festival), 14 a Gardone Riviera-Brescia (Anfiteatro del Vittoriale), 16 a Recanati-Macerata (Lunaria Festival), 18 a Roma (Cavea-Auditorium Parco della Musica) e 19 a Bollate-Milano (Villa Arconati Music Festival) – per informazioni Ponderosa Music & Art (02 48194128, info@ponderosa.it).

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Joan Baez con Bob Dylan negli anni Sessanta
Joan Baez con Bob Dylan negli anni Sessanta

Joan Chandos Baez di Staten Island ma residente da tempo immemore fra le suggestive colline fronte oceano di Carmel in California, è uno di quei personaggi che spesso sono stati travisati, prima di tutto per colpa di media chiaramente non alla stessa sua velocità di crociera: la Baez, al netto del suo immacolato impegno civile e di tutto il resto che l’ha distinta in questi oltre sei decenni di vita pubblica, è prima di tutto una grande musicista, una che ha davvero attraversato la musica mondiale come pochi altri. Dici Bob Dylan, dici Mercedes Sosa, dici Ennio Morricone, dici Grateful Dead, dici Kris Kristofferson, dici Victor Jara, dici folk revival, dici country-rock, dici world music, dici Woodstock, dici anche Steve Jobs (suo compagno di vita a cavallo fra anni Settanta e Ottanta) – e in qualche modo dici Joan Baez, che a quelle caselle del Monopoli vita-musica vi è arrivata sempre tra i primi, se non spesso proprio per prima. Insomma, è “facile” fare una cover di Bob Dylan – è molto più difficile aver “scoperto” Bob Dylan e averlo interpretato a quei tempi, in anticipo su tutto e su tutti.

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I dischi splendidi che ogni seria collezione dovrebbe vantare non si contano: Joan Baez (1960) – a proposito di far tirar su la chitarra a milioni! – i due In Concert (1963), 5 (1964), Farewell, Angelina (1965) – mentre Bob correva a mille allora sulla Highway 61, Joan comunque rispondeva con un capolavoro folk di diamantina bellezza – Any Day Now (1968) – doppio tutto dedicato a Dylan registrato a Nashville con la crema dei turnisti locali dell’epoca – Blessed Are (1971) – in cui brillano le eccellenti riprese di The Night They Drove Old Dixie Down della Band, The Brand New Tennessee Waltz di Jesse Winchester, The Salt Of The Earth degli Stones e San Francisco Mabel Joy di Mickey Newbury – Gracias a la Vida (1974) – album dedicato al repertorio spanish fra Sud America e Catalonia che fece epoca sull’onda del golpe cileno – Diamonds & Rust (1975) – forse il suo disco più bello e “compiuto”, con la title track scritta di suo pugno che è fra i più bei brani degli anni Settanta – Play Me Backwards (1992), fino ai più recenti Dark Chords On A Big Guitar (2003) e Day After Tomorrow (2008) – quest’ultimo prodotto da Steve Earle. Un viaggio nella musica, detto in breve, che pochi possono vantare – o semplicemente possono dire di aver fatto.

Joan Baez con Paul Simon e Richard Thompson – Gennaio 2016
Joan Baez con Paul Simon e Richard Thompson – Gennaio 2016
Joan Baez con i Grateful Dead Jerry Garcia e Mickey Hart – primi anni Ottanta
Joan Baez con i Grateful Dead Jerry Garcia e Mickey Hart – primi anni Ottanta
Joan Baez con Paul McCartney nel 1965
Joan Baez con Paul McCartney nel 1965

Lo scorso 27 Gennaio al Beacon Theater di New York Joan Baez ha celebrato con un concerto evento i suoi settantacinque anni: platea e gallerie esaurite, e tanti amici che sono giunti a tributare e ad accompagnare colei che forse, ma neanche tanto forse, fece loro tirar su le chitarre. Dell’evento ne è stato tratto 75th Birthday Celebration (2CD + DVD), ossia ventuno pezzi dove suonano e cantano insieme alla Regina nomi pesanti come David Crosby, Judy Collins, Richard Thompson, Jackson Browne, Paul Simon, Mary Chapin Carpenter, Damien Rice, Mavis Staples, David Bromberg, Emmylou Harris, Indigo Girls – il tutto per una girandola di emozioni, di storia e di grande musica. Stranamente poco Dylan in repertorio, giusto tre numeri ma con Seven Curses che come sempre svetta per contenuti e performance (divertente l’incipit al pezzo di Joan: «Sono piuttosto sicura che questa canzone arrivi da qualche parte in Scozia, in Irlanda o in Inghilterra anche se Bob dice di averla scritta – lasciamo che Google ci dica come sia andata per davvero…», e scattano risate e applausi scroscianti) – poco male perché il repertorio mozzafiato conta su Steve Earle (God Is God), Beatles (Blackbird, veri brividi con il baffo Crosby), Woody Guthrie (Deportee (Plane Wreck At Los Gatos), latte e miele starring Joan ed Emmylou), Phil Ochs (There But For Fortune), Robbie Robertson (The Night They Drove Old Dixie Down, splendidamente spoglia) e i tanti traditional scelti che conoscono tutti e che sempre fanno sussultare (She Moved Through The Fair – sublime l’accoppiamento con Rice – The Water Is WideHard Times Come Again No MoreOh Freedom/Ain’t Gonna Let Nobody Turn Me AroundFreight Train). E se proprio dobbiamo scegliere, gli interventi di Richard Thompson, fra cui il duetto delle meraviglie She Never Could Resist A Winding Road (sottile la finezza che le canti in prima persona mentre lui in terza femminile come nell’originale), e di David Bromberg: Joan, David e Richard appunto immolano una House Of The Rising Sun che è un vero godimento di picking e di profondi fremiti – Dave Van Ronk, di lassù, siamo certi che abbia apprezzato molto.

CICO CASARTELLI

JOAN BAEZ – 75th Birthday Celebration (2CD/DVD Wnet Thirteen/Razor & Tie)

13 Luglio a Ravenna (Ravenna Festival), 14 a Gardone Riviera-Brescia (Anfiteatro del Vittoriale), 16 a Recanati-Macerata (Lunaria Festival), 18 a Roma (Cavea-Auditorium Parco della Musica) e 19 a Bollate-Milano (Villa Arconati Music Festival) – per informazioni Ponderosa Music & Art (02 48194128, info@ponderosa.it)

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