Il taccuino del critico: Kilowatt 2016

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Nicola Galli, Venus - foto di Luca Del Pia

 

Nicola Galli, Venus - foto di Luca Del Pia
Nicola Galli, Venus – foto di Luca Del Pia

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Da un po’ di tempo sperimento, per una parte dei lavori che incontro, una modalità di restituzione che funziona così: durante gli spettacoli prendo alcuni appunti sul mio taccuino. Inevitabilmente (anzi: intenzionalmente) frammentari.

A seguire li ricopio qui.

Nessun approfondimento.

Alcuni lampi.

Qualche artista vanitoso ogni tanto si offende, perché la sua ricerca «richiederebbe ben altra attenzione» rispetto a queste poche righe.

Pazienza.

Mi consolo in anticipo con Ennio Flaiano: «Il segreto è raggiungere da professionisti la disinvoltura dei dilettanti, non prevalere, far credere che la cosa sia estremamente facile, un divertimento che trova la sua ragione di esistere nel fatto di essere più leggero dell’aria».

Buona lettura.

Kilowatt Festival 2016 

Ecco il mondo risvegliarsi in me come una larga barca incosciente.
Ecco il mondo dirmi è tempo di dormire. Ecco il mondo bussare
alle mie porte ed io non rispondere. Ecco la facchinata
che non serve a nessuno. Ecco che è tempo di risplendere.

Amelia Rosselli

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Fabrizio Falco - Silvio Peroni - The Effect - foto di Luca Del Pia
Fabrizio Falco – Silvio Peroni – The Effect – foto di Luca Del Pia

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Fabrizio Falco ha vinto un sacco di premi: l’Ubu nel 2015 come miglior attore under 35 e il Marcello Mastroianni per il film La bella addormentata di Bellocchio, tre anni prima.

Testocentrico: il testo è punto di partenza e di arrivo dello spettacolo.

Il ritmo è tutto.

Questi dialoghi: scritti e detti con maestria.

Frasi brevi, ritmo.

Recitazione espressiva. Idea di arte come imitazione della natura.

Cambio scene con cambio luce: pulitissimo.

Esattezza raffredda pathos: efficace.

Un po’ televisivo / ad effetto, ma ce ne fossero.

Seconda parte si allunga, cala un po’, peccato. Mezz’ora in meno e sarebbe stato bellissimo.

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Nicola Galli, Venus - foto di Andrea Settanni
Nicola Galli, Venus – foto di Andrea Settanni

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Nicola Galli. Lui è giovane, bello e bravo. Danzatore e coreografo in rapida ascesa. Con l’intelligenza di non prendersela comoda per i talenti che ha. Qui fa un dittico, Venus e Mars.

Venus.

Linee oblique. Curve. Spirali. Recto e verso. Stop. Posture ginniche, quasi marziali. Coreografia di mani, braccia e busto. Sincroni. Color ghiaccio: abiti, luci e scena. Sullo sfondo, il pianeta Terra. Mix di codici diversi: ginnastica artistica, balletto, tecniche somatiche. Integrare alcune percezioni di movimento interne al corpo in una forma.

Danza che crea paesaggio. Simbolico. Un modo di vedere prodotto dalla tensione tra soggetto e oggetto, tra sfera personale e ambito sociale, tra dato culturale e campo naturale.

Dall’insieme delle cose esistenti, e perciò tangibili e numerabili (una trave svedese, un tubo grigio, alcune palline, due figure umane), si inizia a guardare al paesaggio come a un universo di cose che non si possono né toccare né vedere. Paesaggio come maniera di vedere.

Geo-metria.

Geo-grafia.

Forma netta. Organicità. Respiri.

Lei con i capelli sciolti, botticelliana.

Danza saltellante, passaggi quasi-narrativi. Sincroni.

Nicola Galli, Venus - foto di Luca Del Pia
Nicola Galli, Venus – foto di Luca Del Pia

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Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto. Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.

Italo Calvino

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Sezione assolo dinamico.

Lui in mutande marroni, un trickster. In inglese: «colui che gioca dei tiri», «ingannatore». Quale deragliamento propone, questa danza? 

Alla fine le due figure nude guardano la terra, sul fondo.

Natura vs cultura.

Da cultura a natura. 

Husserl, prima, e Merleau Ponty poi. Una teoria della conoscenza incarnata. Il corpo, collassate le dicotomie oggetto-soggetto, coscienza e carne, diventa il nuovo soggetto. Sono un corpo ed ho un corpo, Leib e Körper: il corpo-soggetto si rispecchia nell’altro, nella esperienza intersoggettiva, riconosce e definisce se stesso nei corpi altri, attraverso la mimesi.

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Nicola Galli, Mars - foto di Andrea Settanni
Nicola Galli, Mars – foto di Andrea Settanni

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Mars (anteprima)

Scena che non solo accoglie il movimento, ma che diviene essa stessa movimento.

Screen retroilluminati, agenti.

Tra Gordon Craig e Romeo Castellucci.

Perdersi nello spazio luminoso.

Tra James Turrell e Olafur Eliasson.

Contorsioni, fremiti, battaglia interna al corpo, resistenze.

Umano, et ultra.

Tra V.E. Mejerchol’d e Nikolaï Foregger.

Suoni sintetici.

Lento lavoro a terra. Inarcamenti.

Installazione performativa, più che spettacolo in senso stretto.

Ibridazione  delle forme. Direzione del dittico: da movimento delle estremità, a movimento del centro, a spirale. Progetto di ampio respiro. Bene.

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valtiberina-toscana-sansepolcro-centro-storico

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The Stranger

Theatrum Mundi. Un percorso individuale in giro per il centro storico.

Un pretesto narrativo, fin troppo sottolineato: trovare Lo Straniero del titolo.

Enfasi e pompaggio di mistero come a giustificare lo stare lì.

Forse occorrerebbe più fenomenologica fiducia: in fondo il mondo è abbastanza. E Sansepolcro è un paese bellissimo. E le persone che guidano e accompagnano sono gentili e premurose.

A staffetta si deve camminare bendati, ballare, raccontare un frammento di autobiografia, dipingere à la Pollock, assistere a scene più o meno teatrali.

Il mondo è abbastanza.

«Is it finished?»

«Non finisce mai»

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Ilenia Romano, Onewomanclichéshow - foto di Luca Del Pia
Ilenia Romano, Onewomanclichéshow – foto di Luca Del Pia

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Ilenia Romano

Uno spettacolo di danza sul tema dei cliché.

Prima parte.

La voce di un GPS la eterodirige.

Passetti frementi, scatti nervosi, non narrativi, di testa e busto.

Lo svolazzo della gonnellina amplifica la qualità vibratile del suo stare.

Intento comico per eccesso di espressione e mancanza di controllo, ma frantumato.

Un arto, a turno, fa da sé.

Ansimi e versetti.

Seconda parte.

Bomba sexy posticcia, con parruccona bionda e palloncini a simulare seno e glutei. Man mano si smonta: resta stesa a terra, tra parrucca e palloncini.

Tra Yasumasa Moritura e Cindy Sherman.

Forse una denuncia, forse una rivendicazione (neo) femminista.

Tra Hannah Höch e Claude Cahun.

Dall’alto cadono piume rosse.

Fine.

«Ma noi non abbiamo fretta» disse Eduardo alle mitiche lezioni alla Sapienza «Queste sono cose che maturano pian piano. Ci vuole un po’ di tempo».

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foto di Andrea Settanni
foto di Andrea Settanni

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Al di là dei singoli esiti spettacolari presentati, quel che conta, a Kilowatt, è la disponibilità a provare. A sbilanciarsi. A sbagliare, anche. A cercare davvero un dialogo con il pubblico tutto: a sperimentare formati e incontri con esseri umani diversi. Chapeau.

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MICHELE PASCARELLA

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Info: kilowattfestival.it

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