Il corpo e il mondo

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Laura Gambi
Laura Gambi
Laura Gambi

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«Lo scrittore si può forse paragonare a un artigiano che mette insieme le sue parole, una dopo l’altra. Lavorare sulle potenzialità e sulle stratificazioni di senso del linguaggio significa procedere con lentezza, per ricavare precisione e incisività»: Laura Gambi accenna al paziente lavorio alla base di Allora io vado, il suo nuovo romanzo appena pubblicato per i tipi delle Edizioni Pendragon di Bologna.

È una scrittura asciutta, finanche concreta, quella dell’autrice ravennate: pochi svolazzi. Parole intarsiate nel legno.

La vicenda intreccia le inquietudini di due donne, Isa e Romina. La prima, un marito e tre figli oramai adulti, una vita agiata e relazioni sociali movimentate. La serenità apparente inizia a sgretolarsi e la conduce a prendere atto del vuoto delle convenzioni sociali, della falsità delle relazioni più intime, della propria invincibile fragilità. Un giorno, come d’abitudine, va a camminare nel bosco: è convinta di non fare ritorno. Romina, giovane insegnante precaria, stabilisce un contatto con lei: sente la sua voce, vede i luoghi in cui vaga, assiste alla sua lenta discesa nell’abisso della consunzione. Può salvarla, ma sa che Isa non vuole essere salvata. E allora che fare? Rispettare la sua decisione di non tornare o scegliere la vita oltre ogni arbitrio?

Ciò non faccia pensare a un romanzo di marca esoterica né tanto meno psicologica: Allora io vado è racconto di carne. Meglio: di corpi intrecciati alla psiche. Come non pensare a Freud per il quale, a partire dall’Interpretazione dei sogni del 1900, l’io è innanzi tutto un io corporeo che ospita le istanze dell’inconscio, tra principio di piacere e pulsione di morte, e il soggetto si scinde in una pluralità di compresenze tra Es, Io e Super-Io?

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La lingua-corpo di Laura Gambi esplora inedite modalità percettive (ancor prima che espressive), nella consapevolezza di come attraverso il linguaggio, il suo sublimarsi o frantumarsi, reificarsi o travestirsi, sia possibile significare il porsi di una scrittrice nei confronti del reale. Non si dà mai, infatti, percezione del mondo (né del soggetto che osserva, né delle cose osservate) senza mediazione linguistica, dal momento che la realtà -anche quella stramba e proteiforme di Isa e Romina- coincide sempre con il rapporto che l’io riesce ad instaurare con essa.

Come in un quadro di Francis Bacon, al centro del romanzo di Laura Gambi sta quella carne (chair) che da Maurice Merleau-Ponty in poi costituisce anche filosoficamente il corpo agito: unità vissuta di percezione e movimento, orizzonte comune a tutti, linea di contatto con l’esterno.

Allora io vado si pone come opera affatto contemporanea: non indugia nel culto tutto ottocentesco per la vita inimitabile, respinge la tentazione di evadere dal presente sostituendo al reale la sua trasfigurazione astorica.

«Fin dall’inizio, nel mio romanzo è stata presente la natura» conclude Laura Gambi «un luogo concreto, l’Appenino tosco-romagnolo: una foresta “sacra” dove organico e inorganico si compenetrano, tra specchi d’acqua, paludi in cui si possono celare i morti, boschi popolati da animali selvatici, rocce antiche emerse dalla profondità della terra. Dove la nostra morale, il buono e il malvagio, il celeste e l’infero non hanno più senso. Dove Ade e Dioniso si incontrano».

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MICHELE PASCARELLA

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Laura Gambi, Allora io vado – Edizioni Pendragon, Bologna, 2016 – pp. 125, € 14

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