Hope Sandoval, divina creatura

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Benvenuti al vellutato lato oscuro, quello di Hope Sandoval – che messa da parte temporaneamente l’esperienza con David Roback nei Mazzy Star, riesuma la quasi band de plume Warm Inventions, progetto avviato nel 2000 con il batterista e fondatore dei My Bloody Valentine, Colm Ó Cíosóig. Lo sappiamo, sia Hope sia Dave hanno tempi siderali nel farsi vivi fra un disco e l’altro: non fa eccezione Until The Hunter, che segue di diversi anni il magnifico Through The Devil Softly (2009), che da queste parti consideriamo facile fra i dischi più belli pubblicati in assoluto nel nuovo Millennio. Grande attesa, quindi – ripagata con un album di sopraffine bellezza qual è questo.

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Con i Warm Inventions la Sandoval dimostra, se qualcuno ne avesse alcun dubbio, che lei non è Roback-dipendente e, anzi, la musica che ha prodotto nei Mazzy Star è sua quanto del suo Pigmalione. Ovvero la fornicazione continua fra Velvet Underground, Bert Jansch/Pentangle, Doors e Cowboy Junkies è la formula magica che le appartiene di diritto e che in Until The Hunter è di nuovo perpetuata. Non che Hope sia mero clone di Nico, di Margo Timmins, di Jacqui McShee o anche di Marianne Faithfull – semmai ne prende sputo e genera un suo chiaro percorso artistico, oramai da decenni fra i più belli, eccitanti e seduttivi dell’intero panorama americano.

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Until The Hunter vale cinquanta minuti distillati di poesia sonora, una specie di esteriorità più eterea rispetto all’acida profondità dei Mazzy Star – cosa che si chiama complementarietà, a ben vedere. Lo dimostrano già i pezzi più lunghi disco, Into the Trees che sfiora i dieci minuti e Let Me Get There in duetto con Kurt Vile per quasi otto: musica impalpabile, interiore e con sfumature di un’artista che fra Robback e Jansch, fuori discussione i suoi mentori e ispiratori, ha raggiunto livelli di indipendenza artistica davvero grandi, significativi. Ma è un po’ tutto che funzione molto bene nei sofisticati undici pezzi del lavoro: dal folk baroque A Wonderful Seed al blues a fari spenti Liquid Lady, dal jazz Pentangle di Isn’t It True alle ombre molto Nico prima maniera di Treasure o di The Hiking Song, l’affresco è quello di un’artista importante e senza compromessi – e che, val bene sottolinearlo, di questi tempi è merce rarissima. E sì, per parafrasare il classico assoluto dei Mazzy Star, Fade Into You, dissolversi in Hope Sandoval è un piacere davvero unico sebbene inarrivabile – poiché esclusivamente onirico.

CICO CASARTELLI

HOPE SANDOVAL – Until The Hunter (Tendril Tales)

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