La riscoperta di un artista dimenticato: Achille Calzi

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Un lavoro di ricerca durato quattro anni, condotto da Ilaria Piazza, su Achille Calzi su un intellettuale e un artista poco conosciuto, ma dall’alto valore artistico, si è concretizzato in una mostra unica e originale allestita al MIC di Faenza fino al 18 febbraio. Achille Calzi, vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, fu un artista progettista aggiornato sulla scena internazionale e al passo con i tempi. Nonostante avesse scelto di vivere in provincia si confronta prima con il Simbolismo Internazionale (amava Baudelaire) poi con il Liberty lavorando molto per le arti applicate (ceramiche, mobili, cartellonistica, illustrazioni, architettura) tanto che la città di Faenza è costellata di storie e tracce della sua arte, a partire dall’insegna in ceramica del Bar Orfeo, che si trovava nella principale piazza della città, punto di riferimento della vita sociale faentina.

Achille Calzi è stato infatti importatissimo per l’aggiornamento culturale della città di Faenza di inizio secolo per proiettare la città (e la Romagna) verso contenuti internazionali. Viaggiò abbastanza ed entrò in relazione con artisti, letterati, musicisti, tra cui Pellizza da Volpedo, Adolfo de Carolis, Arturo Martini, Giosuè Carducci, Alfredo Oriani, Gabriele D’Annunzio e Riccardo Zandonai e fu direttore dei due principali istituti cittadini: la Pinacoteca e il Museo Civico e la Scuola di Disegno e Plastica. Fondò anche una rivista satirica: Bric à Brac.

La mostra al MIC, a cura di Ilaria Piazza in collaborazione Claudia Casali, ha il pregio di essere raffinata, a tratti conturbante e allo stesso tempo divertente (lo sappiamo sono aggettivi poco frequenti alla letteratura delle mostre): un po’ perché porta all’interno del museo più grande al mondo dedicato alla ceramica generi diversi: pittura, mobili, disegni, grafiche e ferri battuti, un po’ perché la vena artistica di Calzi è eclettica, esoterica e ironica. Strepitose sono le sue caricature, tra cui quella di D’Annuzio e Oriani, ma ancora più belli sono i cartelloni satirici (in mostra 25 esempi) che Calzi cominciò a realizzare dallo scoppio della prima guerra mondiale. Sono vignette di commento alle cronache di guerra che il Calzi, schierato con gli interventisti, espose prima nella vetrina di una sartoria del centro storico – subendo anche delle censure – ma che poi, sul finire della guerra, appendeva quotidianamente nella piazza principale, regalandole con provocazione alla città.

Fino al 18 febbraio 2018, Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, corso Baccarini 19, info 0546 697301, micfaenza.org.