“Il tatuatore di Auschwitz”, la forza dell’amore

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La memoria è da sempre un cardine portante della nostra società: fin da piccoli ci viene insegnato che ricordare gli errori fatti è importante per non commetterli più in seguito. Rammentare quanto è accaduto nel corso della Seconda Guerra Mondiale e all’interno dei campi di concentramento rientra tra i ricordi più difficili e inaccettabili dell’umanità, ma proprio per questo è necessario tenerli in vita. “Il tatuatore di Auschwitz”, romanzo d’esordio della scrittrice Heather Morris, si inserisce all’interno di quel filone narrativo che intende raccontare e denunciare quanto accaduto senza dimenticare di accendere, nel lettore, un fuoco di speranza che brucia di sofferenza per quanto accaduto ma che riempie il cuore d’amore.

Lale è un ragazzo ebreo slovacco, tra i primi a partire verso i campi di lavoro quando il Governo obbliga ogni primogenito maschio a prestare i propri servigi. Sono partiti in migliaia, stipati su un treno per bestiame e sono arrivati dopo innumerevoli giorni di fame e sete a Birkenau. Qui hanno perso il proprio nome, divenendo solamente un numero e sono stati stipati in minuscole, sporche e scomode baracche. Ogni giorno, dopo l’appello e un misero pasto, sono obbligati ai lavori pesanti, scanditi da ritmi insopportabili. Nell’orrore, Lale ha avuto fortuna: è stato notato dal Tätowierer che lo ha scelto come proprio assistente. Da allora, ogni giorno, a testa bassa, Lale trasforma ogni nuovo prigioniero in numero. “Faccio quel che devo fare per sopravvivere”, si racconta per placare i sensi di colpa, la paura di essere additato come collaborazionista. Tutti i giorni seguono uno uguale all’altro, finché Lale non tatua quel 34902, che risponde al nome di Gita. Un nome che diventerà l’amore della sua vita e motivo di sopravvivenza.

Un’emozionante storia d’amore e di dolore all’interno di un campo di concentramento in cui si consumano impronunciabili delitti, ma anche sguardi e baci rubati. Una storia che testimonia tre delle grandi peculiarità dell’essere umano: l’istinto di sopravvivenza, la fiamma sempre accesa della speranza e la forza dell’amore. “Il tatuatore di Auschwitz” trascrive in narrativa la vera storia di un uomo e di una donna che hanno sofferto, speso i loro “migliori anni” perseguitati in un campo di concentramento, ogni giorno afflitti  dalle paure, dalle incertezze e dai sensi di colpa. Un uomo e una donna che però si sono anche amati dentro il campo di concentramento e che hanno donato amore e speranza a chi condivideva lo stesso destino. Heather Morris racconta la storia di due sopravvissuti, ma anche del conto che sono stati costretti a pagare per la sopravvivenza.