Grenze – Arsenali fotografici. A Verona la fotografia internazionale e contemporanea

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Fabio Moscatelli, Gioele

 

Il Festival racconta il confine declinato come frontiera geografica e limite di genere da oltrepassare e contaminare. 

18 i fotografi affermati e 8 gli emergenti chiamati a raccontare con il reportage, il ritratto, lo still life, come il confine sia una metafora di urgente attualità.

Grenze è confine geografico e identitario ma anche formale, stilistico per contrassegnare le avanguardie fotografiche.

Il confine e il suo superamento è declinato da maestri e giovani talenti, fotografi affermati e nuove promesse nelle quattro sezioni del Festival.

Erranza: il confine è attraversato per andare alla deriva, abbandonando la rotta di una mappa certa, abbandonare la prassi, liberare lo sguardo dal tracciato, accettare l’altrove come rimando.

Attraversamento: il confine è esplorazione e perdita della meta e dell’origine, riconfigurazione da un punto di vista esistenziale, soggettivo.

Margine: si è al confine della percezione, al confine tra pubblico e privato, passato e presente. Dall’immagine canonica, stereotipica alla disgregazione.

Estraneità: indefinibile metamorfosi di un corpo nell’altro, di un luogo in uno spazio, il teatro incontra la fotografia e si fa scena, oscena.

A differenza di molti festival che popolano borghi e cittadine della penisola, Grenze non è stato organizzato con le tradizionali “call” più o meno a pagamento, né gode del supporto di sponsor e fonda le sue scelte sull’esperienza dei tre curatori: Simone Azzoni, docente e critico d’arte, Francesca Marra, fotografa e Arianna Novaga, docente e studiosa di fotografia.

La comunicazione è invece stata interamente pensata e progettata dagli studenti dell’Istituto Design Palladio che si sono misurati con le istituzioni, le logiche del marketing, le leggi del sistema arte e la grammatica della curatela.

 

Ohm Phanphiroj, You will be there

 

Artisti internazionali selezionati.

Fabio Moscatelli con il lavoro Gioele racconta il viaggio di un ragazzo alla ricerca della sua normalità e alla scoperta dei suoi piccoli talenti. È il diario di un cambiamento e di una ricerca: di un’identità, di un posto nel mondo, di un modo di comunicare, di una relazione con l’altro.

Il collettivo composto da Giovanna Catalano, Antonia Messineo e Francesca Marra con il lavoro Il Terzo Salto descrivono la Vallata del Sant’Agata (RC) e la fiumara che la attraversa. Luoghi limitrofi di una periferia urbana che porta ancora i segni di un paesaggio un tempo ordinato dai ritmi del lavoro agricolo, luoghi che tracciano un passaggio obbligatorio e ci restituiscono una visione distopica.

Yvonne De Rosa con Albania Available For Rent esplora il “vecchio e il nuovo”, il passato e il presente: una personalissima raccolta di tracce per far dialogare il passato con il futuro di un paese complesso.

S’intitola Autovelox il progetto di Alex Liverani. Il labile confine fra pubblico e privato d’un tratto si confonde, l’inattaccabile fortezza metallica viene colpita da un flash, un “Autovelox” che abbaglia, spaventa, stupisce o lascia indifferenti. “All’interno dell’abitacolo di lamiera si ha la sensazione di essere protetti dall’esterno, salvaguardati nell’anonimato, lontani da occhi indiscreti, macchine fra macchine. In quei due metri quadrati di ambulante privacy non esistono obblighi e divieti morali, leggi e imposizioni”.

Elisa Vettori e Alessandro Rampazzo del Colettivo Fotosocial fanno della fotografia uno strumento etico di conoscenza. BESA, il loro progetto racconta la regione del Dukagjin, la patria del leggendario ideatore del Kanun, un antico codice legislativo in uso per secoli nell’Albania settentrionale per dirimere le faide tra famiglie. Il reportage racconta pratiche e conseguenze della giakmarrja (la vendetta di sangue) come strumento di regolazione delle faide. Una legge dalle tragiche conseguenze sociali, che porta i minori a vivere reclusi in casa per non essere vittima delle vendette.

Matteo Spertini, Christian Parolari e Paolo Grassi hanno realizzato un’esperienza di ricerca sociale partecipativa e, allo stesso tempo, un esperimento di fotografia documentaria. L’Europa deporta, diventato anche un libro, racconta di viaggi e dell’esperienza di un gruppo di richiedenti asilo ospitati presso una struttura della provincia di Varese durante il 2014. Scopo è informare sulla legislazione europea in materia di rifugiati. Per far sapere che un’assurda normativa obbliga a tornare nel primo paese in cui si fa ingresso, aspettando che i lenti tempi burocratici facciano il proprio corso.

Per Fabio Itri il confine è anche non-luogo. In tenda è la tendopoli che nella piana di Gioia Tauro (RC) ospita più di mille lavoratori stagionali in condizioni di sopravvivenza disumane.

Dalla Francia arriva il lavoro di Alice Laloy, regista, scenografa oltre che fotografa. Pinocchio(s) racchiude la multidisciplinarità dell’artista versatile e dialoga con la forma contemporanea delle marionette realistiche.
Al centro c’è la metamorfosi del burattino in umano. Il confine per lei è il passaggio dal corpo di burattino al suo corpo di bambino. Come cogliere il confine tra inerte e vivo? L’umano diventa fantoccio.

 

Angelo Tassitano, The Family Trip

 

Il fotografo Heinz Aberschoener sarà presente con Geografia di un corpo. Negli scatti corpi nervosi sottomessi da ampi volumi regolari ovattati, generano un punto di riferimento solido allo stesso tempo claustrofobico e sospeso La geografia di un corpo fatta di boschi, aree di confine e, come in una mappa, di zone neutre, ancora da esplorare e riempire.

In anteprima assoluta per l’Italia a Verona ci sarà anche Ohm Phanphiroj con il progetto You Will Be There: una serie di autoritratti che esplorano questioni su identità, sessualità e ruolo di genere. In esame la relazione tra il fotografo e gli altri in un contesto intimo, allo stesso tempo privato e pubblico. Lì il dialogo è scambio di genere, gioco di ruolo, seduzione, desiderio e accettazione.

Ironico e caustico il lavoro di Angelo Tassitano che ricompone in uno stravagante mosaico il rapporto tra paesaggio e famiglia. The family trip è un viaggio “on the road” di una famiglia qualsiasi, attraverso le rotte del West americano.

Nelle istantanee i soggetti indossano delle maschere che ne sottolineano il genere e il ruolo, ma che in alcune situazioni appare sovvertito alterando la distinzione tra genitori e figli.

Il lavoro di Giorgia Chinellato è un inedito ed è ancora in progress: The flutter MtF/FtM racconta di volti e corpi in transizione, di incontri e di vite accomunate dalla necessità di oltrepassare il confine.

Alla frontiera si arriva dopo un lungo viaggio alla ricerca di definizione della propria identità. Il percorso di transizione è un processo lungo e complesso, che conduce il viaggiatore verso il genere percepito come proprio e desiderato.

Videomaker, sul confine tra videoarte, installazione, fotografia e teatro è l’esperienza che Andrea Santini traduce nel Festival in due progetti esposti nel vicino Teatro Laboratorio: Selfie è una video-installazione interattiva che ironizza sulla moderna ossessione per l’autoritratto fotografico, proponendone una lettura in cui tutte le pose, le azioni e le tracce del soggetto scompaiono progressivamente ed inesorabilmente e per sempre.

 

Alex Liverani, Autovelox

 

Volupta invece unisce la tradizione vittoriana delle vedute stereoscopiche con le moderne tecniche di videomapping.

Il corpo e il nudo diventano soggetto e oggetto di una trasformazione digitale e ottica di immagini (opere pittoriche di Dürer, Fouquet, Giorgione e Bosch) manipolate e ri-proiettate su corpi che, come schermi mobili, dinamici e deformanti, ci restituiscono una nuova lettura di questi lavori.

Nella sezione Off alcuni talenti emergenti nel panorama fotografico nazionale e internazionale: Lorenzo Ballarini, Ylenia Bellio, Anna Bonato, Tazio Fedro, Marta Milanese, Paolo Parma, Joan Porcel Pascual, Valentina Riello.

Nel Festival sarà anche ospitato il progetto Alice nel Paese delle Meraviglie realizzato da Giulia Serina assieme ai ragazzi della seconda media delle Scuole Valerio Catullo di Verona.

Gli studenti hanno tradotto con il linguaggio fotografico alcuni passaggi del celebre romanzo di Lewis Carroll trasformando i temi presenti in Alice in una mappa labirintica del sé declinato in metafore visive di un mosaico iconografico surreale.

 

1-3 giugno, ore 10-12 e 16-18 – info: facebook.com/grenzearsenalifotografici/