“Dogman”, l’ultimo film di Matteo Garrone

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L’eterna lotta tra il piccolo e il grande, tra il debole e il forte, tra l’ingenuità e la prepotenza combattuta in una periferia ai confini del mondo, un non luogo senza tempo dove la legge del più forte viene vinta dall’esasperazione, dalla disperazione, dal fuoco della vendetta e dal desiderio di essere accettati. Tutto questo è “Dogman”, l’ultimo film di Matteo Garrone.

Marcello è un piccolo uomo che adora i cani; separato, ha una figlia che ama più di qualsiasi altra cosa. Vive in una periferia che pare dimenticata dal mondo, è ben accettato da tutto il quartiere. Tra tutti lui è l’unico ad avere ancora l’ingenua speranza di poter “ammaestrare” Simone, il “bullo” ex carcerato e drogato che tormenta tutto il quartiere, proprio come fa con i suoi cani. Ma se c’è una cosa che “Dogman” insegna è che esiste molta più bestialità nell’uomo che negli animali.

Ciò che maggiormente colpisce del film è l’abilità del regista di concentrarsi sui corpi dei personaggi e sul rapporto che intercorre tra loro e il luogo nel quale sono immersi. Le “stazze” dei protagonisti basterebbero infatti già di per sé a raccontare la storia che Garrone vuole portare sullo schermo: Marcello è piccolo, minuto, visibilmente inoffensivo e impotente di fronte alla stazza di Simone che lo fa sembrare ancora più piccolo, ancora più insignificante. I due sono immersi in questo non luogo di frontiera, un microcosmo perfetto abitato da tutti i tipi sociali più stereotipati (il debole, il forte, il ricco..) e dove Marcello ha trovato una sorta di rifugio, un senso di appartenenza. Ed è infatti nel momento in cui viene a mancare questa sicurezza che scatta il desiderio di vendetta.

Una vendetta che è più una sorta di tentativo di redenzione: il folle gesto di un uomo che cerca di riscattarsi dall’umiliazione subita, che cerca disperatamente di dimostrare agli altri chi è veramente, di riacquistare il loro rispetto e allo stesso tempo di riacquistare il rispetto per se stesso. Un atto estremo che in realtà non porta a nessun risultato, a nessun cambiamento: Marcello resterà solo con un cadavere sulle spalle troppo pesante, un fardello troppo grosso da sopportare e che continuerà per sempre a schiacciarlo, a rendere evidente la sua “piccolezza” ed impotenza.

Il film è in programmazione alla Rocca Brancaleone (23 luglio, Ravenna), all’Arena San Biagio (8 e 24 agosto, Cesena), al Cinema Gran Reno (30 luglio, Shopville GranReno), all’Arena Puccini (23 luglio, Bologna) e all’Arena Borghesi (26 agosto, Faenza)