«Come un kebab, pieno di schifezze ma con un buon sapore». Intervista a due giovani rocker

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Stefano Acquaviva (17 anni) e Gabriele Tagliabue (18 anni) raccontano i loro primi passi nel mondo della musica indie. Compreso un incontro, poco piacevole, con Red Ronnie.

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Suonate per far colpo sulle ragazze?

Certo, sarebbe strano il contrario.

E per quali altri motivi?

La passione per la musica è una costante da quando eravamo bambini: è il modo per noi migliore di esprimere e comunicare ciò che proviamo.

Come definireste il vostro genere musicale?

Un abbondante panino kebab, pieno di schifezze ma con un buon sapore.

Quali musicisti o gruppi vi ispirano? In cosa cercate di imitarli e in quali aspetti, invece, di differenziarvi?

Stefano: Ho iniziato a cantare, suonare e comporre i primi pezzi nel mio “periodo Nirvana”. Quando, dall’incontro con Gabriele, ho scoperto la scena musicale contemporanea, mi si è aperto un mondo. Mi faccio influenzare da artisti e generi diversi. Per elencarne alcuni: Fil Bo Riva, Milky Chance, Mac De Marco, Yellow Days.

Gabriele: Ho una grande passione per la musica funky e fusion, di tutti i tempi. Tame Impala, Tom Misch e Borns sono probabilmente la mia fonte di ispirazione principale, ma mi faccio attraversare da qualsiasi cosa, essendo comunque ancora in un periodo di sperimentazione.

Cerchiamo di andare oltre la semplice imitazione, di trovare un linguaggio nuovo, nostro. Ci stiamo lavorando.

Da chi è formata attualmente la vostra band? E come vi siete incontrati?

Siamo in quattro: Stefano Acquaviva canta, suona la chitarra e occasionalmente la batteria; Elia Vergnano al basso e ogni tanto al synth; Gabriele Tagliabue (il bomber di Seregno) suona la batteria e canta, ma occasionalmente suona anche chitarra, basso, tastiera; Jacopo Tonon suona la tromba e il synth. Il nostro chitarrista solista è appena uscito dal gruppo, ora ne stiamo cercando un altro.

Gabriele: Ci siamo incontrati nel periodo delle scuole medie. D’estate eravamo parte della stessa compagnia. Poi abbiamo fondato due band diverse, ma continuavamo comunque a vederci e suonare insieme. Qualche anno dopo abbiamo deciso di unire le due band, dato che Stefano ed io ci incontravamo per scrivere. Jacopo è entrato da poco ed è un mio caro amico di scuola, conosciuto perché suonavamo insieme in occasione di varie iniziative scolastiche.

 

 

Nel primo disco da voi prodotto (in trio), Above the clouds, tu Stefano eri l’autore di testi e musiche. Ora (nella nuova formazione in quintetto) Stefano e Gabriele componete assieme. Potete raccontarci quali differenze ci sono in concreto, nella vostra pratica di scrittura?

Stefano: Il modo di scrivere si è evoluto. Ora, essendo in due, è basato sul confronto tra le nostre personalità e formazioni. Gabriele ha più nozioni di teoria musicale, mentre io vado più a sentimento. È dall’unione delle due cose che nasce la musica.

Gabriele: Prima entrambi scrivevamo da soli le canzoni, in penombra nella nostra stanzetta. Ora quando ho un’idea la faccio sentire a Stefano e magari, jammandoci sopra e continuando a suonarla assieme, arriviamo a qualcosa di concreto.

Abitate vicino al Lago d’Orta, in Piemonte: posto bellissimo, ma non esattamente il centro del mondo per quanto riguarda la circuitazione musicale. Come vi muovete, per diffondere il vostro progetto?

Partecipiamo abbastanza attivamente alle proposte locali, come contest e serate varie. La nostra intenzione è quella di muoverci verso la metropoli, fortunatamente non distante dal lago, dove già ci siamo esibiti. Inoltre, siccome siamo molto fortunati a vivere nell’epoca del web, abbiamo intenzione di registrare e pubblicare i nostri brani su piattaforme digitali quali Spotify o Youtube.

Qualche tempo fa avete incontrato Red Ronnie. Com’è andata?

Diciamo che abbiamo proprio sbagliato contest: era un concorso per cantautori stile Angelo Branduardi ed eravamo davvero come pesci fuor d’acqua. A parte questo abbiamo presentato dei pezzi e cantato, Red Ronnie ci ha caldamente consigliato di proseguire con il nostro progetto, dicendoci però che c’è ancora molta strada da fare. Ci ha chiamato “bambini”, ci siamo sentiti un po’ svalutati per la nostra età, ma è stato comunque formativo.

Se poteste vedere avverato un vostro grande o grandissimo desiderio, musicalmente parlando, cosa scegliereste?

Stefano: Far conoscere al mondo la nostra musica. Vedere persone che ascoltano e apprezzano i nostri brani. La ciliegina sulla torta (o sul kebab, fa lo stesso) sarebbe suonare in qualche importante Festival musicale.

Gabriele: Scrivere un pezzo che spacchi davvero. E suonare alla O2 Arena, ovviamente.

 

MICHELE PASCARELLA

 

info: https://www.instagram.com/shakinbamboos/