GUARDARE OLTRE 1980-1990, DIECI ANNI DI RICERCA ARTISTICA A BOLOGNA

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Il numero 80 negli ultimi mesi ricorre spesso in collegamento con la città di Bologna: mentre al Mambo gli artisti nati negli anni ‘80 vengono celebrati in una mostra ad hoc (“That’s IT!”) sotto la curatela del Direttore del Museo Lorenzo Balbi, e Palazzo Albergati si prepara all’inaugurazione di un allestimento di forte richiamo con focus sulla New York degli anni ‘80 (“Warhol & Friends”), a qualche chilometro dal capoluogo emiliano, più precisamente a Marina di Ravenna, Sandro Malossini  ha curato presso gli spazi della Galleria FaroArte (con il patrocinio dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna), una esposizione incentrata sulla produzione anni ‘80 di artisti bolognesi di nascita o d’adozione. 50 i protagonisti, 50 i lavori tra pittura e scultura, condensati in un percorso espositivo vario e di spessore, dal titolo evocativo “Guardare oltre 1980-1990, dieci anni di ricerca artistica  a Bologna”, che sembra quasi un censimento, un appello a quanti in quegli anni hanno contribuito con il loro modus operandi a dare linfa vitale alla città felsinea. Si va dall’olio di Manai ,”Sfinge”, scelto come immagine di copertina del catalogo, a rappresentare un po’ idealmente tutto il gruppo, alla raffinata tela “Dietro il campo di trifoglio” in cui da una forma aniconica materica prende vita il volto di un angelo, ad opera di Silvano Chinni, artista scomparso qualche anno fa, teorico de “La pittura a tre facce”, formazione sorta proprio negli anni ’80 che comprendeva altri due artisti di cui uno, Adriano Avanzolini  presente in galleria con la scultura, “Symbolum”. A seguire: Claudio Rosi, fondatore del progetto indipendente Casagallery  e la sua pittura “Nuvolo”, Bruno Raspanti padre di “Zolle con fiori” poetico teatrino di terracotta dipinta, Maurizio Osti che espone “Apollo e Dioniso 1983/2016” lavoro che affronta un tema caro all’artista quello del doppio. Inoltre: Mirta Carroli presente con “Cardatrice”che si inserisce in un’ ampia riflessione su Tradizione, Miti ed Archetipi, che la scultrice porta avanti nella sua poetica, Pinuccia Bernardoni  con “Scivolamenti morbidi n.7”, opera a parete facente parte di un corpus di lavori in successione di grande eleganza, Giuseppe Rossetti con uno dei suoi famosi  libri (in questo caso inchiodato), Antonio Violetta con “Pagina”dal cui corposo blocco di terracotta e grafite appaiono tracce di segni, in una decostruzione formale che caratterizza la produzione di quegli anni… L’allestimento rimarrà aperto sino alla fine di settembre, con  l’augurio che le opere di artisti validi non vadano disperse e ci sia un interesse costante e la giusta sensibilità di proseguire esposizioni di questo tipo al fine di divulgare e valorizzare patrimoni di rilievo a cui non sempre viene data la giusta attenzione.

TRISTANA CHINNI