Genio e (s)regolatezza.

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Per sei giorni giorni la Bologna ha un pensiero fisso. Un pensiero libero e folle che si confonde nel marasma del chi urla più forte ed è quello di rincontrare e farsi sorprendere dal nuovo spettacolo “Trascendi e Sali” di Alessandro Bergonzoni nella ‘sua’ Bologna.

Noto con piacere quasi zen che l’arte di certi artisti vive di luce propria al di fuori di regole insegnate, condivise, copiate, ed ora in mano a poche grandi aziende che sempre più indirizzano verso il tanto come sinonimo di qualità. Il teatro è sold out.

La sua Bologna composta e scapigliata mi aspetta per la prima delle sei serate programmate da martedì 30 Ottobre a Domenica 4 Novembre.

Morandi Gianni, si lui, dietro di me, barbe bianche e cappelli, attorno. La media dell’età dei presenti è una indagine ISTAT del paese Italia, in un colpo d’occhio. L’istituto Piepoli non lavorerebbe più e la Casaleggio S.P.A. tornerebbe ad inventare software. Non aggiungo altro, anche se vorrei. Devo andare a lavorare. Sono più in sintonia con chi leggerà, sempre di fretta.

Bergonzoni è un mito. Semplicemente un uomo complesso che non può non raccontare tutto quello che ha dentro. La lingua italiana, complessa e antica, diventa il terreno della sfida, assieme al teatro e le sue alchimie. Un rapper in un pianeta che non esiste, se devo dire la mia.

Sembra sempre che possa perdere l’equilibrio in bilico tra la follia e la genialata. Disarmante e illuminante.

Lo definisco un antropologo in una epoca in movimento. Impossibile e affascinante allo stesso tempo. Fellini, secondo me un altro antropologo, ha raccontato un periodo e un luogo come decantando un buon calice di vino tra lentezza e profondità poetica. Bergonzoni no. Non ha quel materiale su cui riflettere. Si muove tutto sempre veloce e la narrazione diventa un opera di funambolismo ad occhi aperti su corde invisibili.  Un atto puramente creativo, potente. Il pubblico lo sa e lo adora.

C’è un però. E’ richiesto un pò di coraggio. Mi è capitato anche a me che lo seguo da anni, di accorgermi che la rete di codici e regole mentali, linguistiche, del prima e del dopo, se non allenate e stimolate a dovere diventano gabbie, affaticano, irrigidiscono.

Il salutismo spinto di questa epoca si è dimenticato di consigliare uno spettacolo di Bergonzoni all’anno, in buona compagnia, poca televisione, buone letture e soprattutto di praticare l’arte del gioco.

Morandi applaude, intanto. fa piacere, lui sembra in salute.  Io prendo appunti che poi non leggo. Giornalisti veri di fianco a me, scrivono con facilità che per un attimo ho il desiderio di copiare spudoratamente.

Tu cerchi di capire e lui intanto fa un cerchio con la mano, sguaiando tu…  ceeerchi di sapere!

E tutto così, un ritmo impressionante. una apnea. Torni a casa  stasera massimo al mezzanotte, dice Bergonzoni. Pausa, occhi vibranti sulla folla. Questo Massimo ma… chi è ?

Saluti e ringrazi. Taxi per pochi, i portici accoglienti per gli altri.

Poi le cose succedono. cammino.

Gli ultimi saranno i primi.  Lui, un senza tetto, gioca con un cruciverba, per salvare il cervello e la memoria. Ritrovo, parole e angolazioni.  Un segnale? Più salute per tutti. Quella vera però.

rifugiato poetico