Il biologico nutrirà il pianeta? Cibo per molti o per pochi? Riflessioni del Dott. Enzo De Ambrogio

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L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile – ingloba 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile che nel settembre del 2015 i governi aderenti, dei 139 Paesi membri dell’ONU, si sono impegnati a raggiungere entro il 2030 – mira a “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e migliorare la nutrizione”.

Per raggiungere tali obiettivi entro il 2030, considerando fattori importanti quali l’imponente incremento demografico, il cambiamento climatico e la necessità di raddoppiare la produttività agricola, occorrerà intervenire con azioni efficaci e performanti adottando pratiche e tecnologie che migliorino i rendimenti delle coltivazioni e, nel contempo, rendano sostenibile la pressione sull’ambiente.

In questa visione macro, il passaggio all’Agricoltura Biologica è considerata come la determinante salvifica tra le soluzioni. Il nostro Paese ha recepito l’allarme: negli ultimi anni sono raddoppiate le superfici a coltivazione biologica, il consumatore risulta più informato e più sensibile alle tematiche ambientali e pertanto sempre più teso all’acquisto di prodotti biologici alimentari e non. In questa direzione, anche se a rilento, si muovono i passi verso la ricerca e l’innovazione.

In sostanza, siamo tutti propensi alla conversione, ossia passare dall’agricoltura convenzionale o integrata a quella biologica e adottare tutte le misure necessarie per ridare respiro al nostro pianeta ma, in una visione micro, ossia circoscritta al nostro ambiente, alla nostra quotidianità, sono diversi gli aspetti da considerare e sviluppare nel processo di cambiamento e significativi i fattori che possono rallentare o addirittura fare fallire l’obiettivo finale quali: la mancata corrispondenza tra l’aumento dei consumi e la scarsa varietà produttiva e la disinformazione sui benefici per ambiente e nutrizione.

In tema, rilevante l’incontro organizzato lo scorso 4 dicembre a Bologna dall’Accademia Nazionale di Agricoltura che ha fatto il focus sul futuro dell’agricoltura biologica da cui emergono importanti quesiti e argomenti di riflessione ai quali il Relatore Dott. Enzo De Ambrogioaccademico e già Dirigente della Divisione Ricerca della Società Produttori Sementi S.p.a. – ha dato risposta.

Alla domanda se Il biologico nutrirà il pianeta il Dott. De Ambrogio, risponde con un condizionale: “il biologico – considerando la scarsità delle produzioni e i prezzi superiori rispetto all’agricoltura convenzionale ed integrata, allo stato attuale, è solo in grado di produrre cibo per quei “pochi” che l’apprezzano e possono pagare di più per i prodotti biologici – potrebbe offrire cibo per molte più persone senza rinunciare alla sostenibilità se abbandonasse i pregiudizi e si aprisse all’innovazione”.

Non è tutto qui, altri fattori contribuiscono a frenare lo sviluppo dell’agricoltura biologica come la disinformazione e la mancanza di varietà selezionate: “nel settore alberga il pregiudizio, privo di fondamento – continua il Dott. De Ambrogio -, che il miglioramento genetico operi solo a favore dell’agricoltura intensiva, niente di più sbagliato, infatti, prendendo ad esempio i cosiddetti “grani antichi” o il kamut, che altro non sono che le vecchie varietà di grano , si riscontra come nessuna delle specie coltivate oggi è simile alle specie selvatiche da cui ha tratto origine”.

ph, Accademia Nazionale di Agricoltura

Nel panorama, inoltre, è necessario considerare l’utilizzo del rame e dei fitofarmaci, pratiche che vanno in netto contrasto con i 4 principi dell’agricoltura biologica: Benessere, Ecologia, Equità, Precauzione. “Le tecniche usate dal miglioramento genetico, ingiustamente bollate come “manipolazioni genetiche” – precisa il Dott. De Ambrogio -, non fanno altro che imitare eventi che si manifestano spontaneamente in natura (mutazioni, ibridazioni, poliploidizzazione), e quindi sono perfettamente in linea con il principio dell’Ecologia. Paradossalmente, è proprio l’Agricoltura Biologica ad essere in palese contrasto con il principio del Benessere quando, per proteggere le colture, fa uso del rame, un metallo pesante che causa gravi danni ai microrganismi e alla microfauna presenti nel suolo e poiché anche altri fitofarmaci approvati per l’agricoltura biologica causano danni all’ambiente, è evidente che va fatto il massimo sforzo per individuare nuovi prodotti fitosanitari e microrganismi che siano efficaci e sostenibili, senza porre barriere a nuove tecniche molto innovative, attualmente allo studio, che potrebbero offrire una protezione delle colture molto più efficace e sostenibile delle tecniche ora in uso”.

Infine, si pone il problema della fertilità dei suoli, “per superarlo occorre attivarsi per conservare e, se necessario, aumentare la fertilità dei terreni favorendo i microrganismi utili e contenendo quelli dannosi”. In conclusionetermina il Dott. De Ambrogio “si ritiene che un nuovo tipo di agricoltura biologica sia necessario per produrre di più e a prezzi più contenuti, per offrire prodotti biologici a molte più persone, rispettando in sostanza il principio dell’Equità. Per raggiungere questo obiettivo occorrono più ricerca, innovazione, corretta informazione e formazione di tutti gli attori della filiera del biologico”.

L’ambiente ha emesso il suo grido d’aiuto. L’appello è unanime: occorre attivarsi, senza indugio e con molta meno ideologia, soprattutto se falsata da pregiudizi e disinformazione.

www.accademia-agricoltura.it