A Cesena torna il festival Cristallino

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Francesco Bocchini e Giovanna Caimmi

Ritornano da marzo gli attesissimi appuntamenti dei Cantieri Cristallino, con un programma ricco e articolato tra mostre, workshop e incontri con gli autori. La prima mostra – allestita a Corte Zavattini di Cesena – si intitola Germinal, espone opere di Francesco Bocchini  e Giovanna Caimmi ed inaugura sabato 23 marzo, alle 18.

 «Anche quest’anno abbiamo due mostre che faranno da volano a tutta una serie di occasioni interpretative e poetiche, innescando la loro intrinseca discorsività e versandosi in altri incontri: – racconta Roberta Bertozzi, ideatrice e promotrice del Festival –  la prima, la bi-personale di Francesco Bocchini e Giovanna Caimmi, è articolata su una doppia visione del dato naturale, meccanicistica nel caso di Bocchini, metafisica e spirituale per la Caimmi; e la seconda, dedicata a Roberto Ghezzi, porterà a compimento LIMEN, un progetto sul Fiume Savio, che l’artista toscano ha iniziato lo scorso ottobre. Ospiteremo anche due workshop, il primo dell’artista e incisore Federico Guerri, che lavora sull’idea del paesaggio urbano e sulla visione della città e il secondo del fotografo Filippo Venturi che ci proporrà un excursus sulla fotografia documentaria, realizzando dei portfolio relativi all’identità, alla condizione umana e agli spazi in cui vivono le persone, con un focus sulle conseguenze del rapido progresso tecnologico di alcune aree del pianeta. A questi eventi si innestano un percorso di formazione per insegnanti sulla didattica dell’arte e una serie di laboratori per le scuole del territorio, CRISTALLINO KiDS».

Cristallino è nato come un progetto di diffusione del contemporaneo sul territorio della Romagna e con i Cantieri questo rapporto si è consolidato e radicato, mi piace leggerlo quasi come un j’accuse a un sistema globale e mainstream che non è poi così capace di rinnovarsi e di dare senso a tutte le realtà presenti su di esso. «Col tempo è cresciuta in me la convinzione che esiste realmente un genius loci: qualcosa che ha a che vedere con il retaggio storico, linguistico, culturale, se vogliamo anche atmosferico, in cui è immerso ogni singolo individuo, fin dalla nascita, artisti compresi. La globalizzazione nega questa differenza, prende questa differenza e la muta in un oggetto standardizzato, azzerando la sua complessità. Cristallino, che nel 2019 giungerà alla sua settima edizione, nasce e cresce in una dimensione decentrata, sia per localizzazione che per tipologia di ricerca. Questa dislocazione favorisce il fermento intellettuale, permette un contatto più profondo tra gli artisti, i teorici e il pubblico: nei ‘territori interstiziali’ l’opera d’arte cessa di essere una pura e semplice merce di scambio, portando con sé altri valori, altre potenzialità».

A proposito di incontro tra artisti, teorici e pubblico, c’è ancora bisogno di una mediazione per il contemporaneo?

«Un’opera d’arte si verifica in base alle relazioni, agli innesti e alle frizioni che essa è in grado di provocare rispetto a un panorama più ampio – processi che molto spesso si formano all’insaputa dell’artista stesso. Sta al critico o al curatore innescare la miccia, prolungare il discorso dell’opera, la sua naturale affabulazione. Non si tratta di mediare col pubblico, non siamo qui per fare la parafrasi: l’opera, quando è tale, è un corpo estraneo, non si lascia ridurre, occorre girarle intorno infinite volte. E di questo il pubblico è già consapevole: le gira intorno, anche fisicamente. Sa già che non è questione di domande e risposte, ma di un farsi trascinare nel flusso».

LEONARDO REGANO

dal 23 marzo a giugno, Cantieri Cristallino, Cesena, Corte Zavattini 31. Info: cristallino.org