40 anni del Teatro Due Mondi: che la Fiesta abbia inizio

0
589
foto di Stefano Tedioli

 

Sono cominciati questa sera i festeggiamenti dell’indomito gruppo faentino. Noi c’eravamo, e siamo rimasti a bocca aperta.

Scriviamo di getto, nottetempo, appena tornati da Faenza, dove nella Galleria Comunale d’Arte, in pieno centro storico, è iniziato il programma di attività pensato per raccontare i 40 anni di vita -e di lotta, è proprio il caso di dire- del Teatro Due Mondi.

Attraversando Piazza del Popolo, a vedere il manipolo di persone sorridenti fuori dalla Galleria vien da pensare a Rousseau, alla sua Lettera a d’Alembert sugli spettacoli del 1758: «Piantate nel mezzo d’una piazza un palo coronato di fiori, radunate la gente e avrete una festa». Qui la gente è di molte provenienze ed età, vivaddio, sineddoche di un’attitudine pervicacemente popolare, di un orizzonte che davvero, davvero comprende i molti.

Entriamo nella grande sala zeppa di persone, dove Marilena Benini, con la collaborazione di Stefano Tedioli e di un manipolo di altri volenterosi, ha allestito una mostra di manifesti e foto, a tracciare alcune tappe del quarantennale percorso del Teatro Due Mondi.

Al centro dello spazio vi è una installazione dei costumi di Fiesta, lo spettacolo di strada che da decenni il gruppo porta nelle strade e nelle piazze del mondo.

Sarà che negli anni abbiamo visto questa parata decine di volte, in molti paesi e città, sarà che abbiamo conosciuto quasi tutti gli interpreti che si sono avvicendati nei diversi ruoli inventati da Gabriel García Márquez e tradotti per la scena da Alberto Grilli e compagni, sarà l’età, sarà la vita… ma questi abiti barocchi e sognanti e queste maschere povere e terrigne, tolti dal loro abituale contesto d’uso e posti in un luogo altro ci hanno di colpo, inaspettatamente e grandemente, commosso.

Commuovere, nell’etimo, rimanda al muovere e muoversi insieme, si sa. Che è poi ciò che da quarant’anni il Teatro Due Mondi fa, ben distante da ogni moda, premio, da qualsivoglia élite.

 

foto di Stefano Tedioli

 

Molto si potrebbe scrivere sul potere evocativo di questi oggetti disincarnati, sul loro portare traccia di tutte le vite che li hanno attraversati e incontrati e, al contempo, sul loro essere segno di un vuoto, di una mancanza, di una impossibilità, finanche della morte.

Ma non è questo il momento, né l’ora, per analisi e teorie. Così, senza rileggere queste righe certo troppo sentimentali, desideriamo rendere onore e ringraziamento alla silente e al contempo fragorosa azione poetica e politica del Teatro Due Mondi.

Continueremo a festeggiarli nelle prossime settimane, ascoltando i sapienti che hanno deciso di invitare e partecipando alle Visite Guidate che presenteranno alla Casa del Teatro.

Ci vediamo a Faenza.

Lì si fa la rivoluzione.

MICHELE PASCARELLA

 

Fino al 20 aprile 2019 – Faenza, luoghi vari – info: teatroduemondi.it