Balliamo per il mondo: a Faenza arriva “Per una comunità danzante”

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Si svolgerà a Faenza dal 24 al 31 marzo la seconda edizione del festival Per Una Comunità Danzante, patrocinato dal Comune di Faenza con il sostegno di CSEN, con momenti formativi, dibattiti, workshop, laboratori per bambini, performance e spettacoli. Il tema è l’educazione alla diversità, con riflessioni e approfondimenti sulla danza come mezzo possibile per vivere una comunità e un focus speciale sulla dimensione formativa, inclusiva e culturale di quest’arte.

Abbiamo intervistato Valentina Caggio e Paola Ponti di Compagnia Iris, che opera dal 2004 nel settore coreutico e formativo e si occupa di produzione, formazione e organizzazione di eventi legati alla danza contemporanea, il teatrodanza, l’antropologia, l’educazione e la cura attraverso il movimento.

Quando e come nasce il progetto “Per una Comunità Danzante”?

Il progetto nasce nel 2018, è figlio di un altro progetto Corpo e Azione in Rete, che è a sua volta figlio di Corpo e Azione. Vi spieghiamo tutta questa “famiglia”. Corpo e Azione erano cicli di laboratori annuali di danza, teatro e arti plastiche, aperti alla cittadinanza tutta, attivi nella città di Faenza dal 2011. Si trattava di percorsi per cittadini di ogni età e ogni speciale abilità, che utilizzavano molteplici linguaggi artistici ed espressivi come strumenti per lavorare sulla relazione e il dialogo tra le persone. I laboratori erano aperti a tutti gli interessati all’espressione corporea, di tutte le età, con o senza esperienza in ambito performativo, per ogni tipo di corpo: questo per porre l’attenzione sulla persona, per recuperare una democraticizzazione dell’arte, tornando a rendere popolare l’arte senza snaturarla, evitando l’associazione spettacolo per tutti-intrattenimento-bassa qualità. Il progetto ha sempre avuto come focus Faenza: i gruppi hanno cercato di coinvolgere il maggior numero di persone, accomunate dalla voglia e l’impegno di agire esperienze artistiche, comunicative ed espressive. Le azioni performative sono accadute a Faenza nel tempo, in vari palazzi storici e musei della città, come la Pinacoteca, il Museo del Risorgimento, il Museo Internazionale delle Ceramiche e il Museo del Neoclassicismo. Si è poi aggiunto il desiderio di incontrare altre realtà e condividere percorsi e approcci comuni con altri artisti nelle loro città, creando così Corpo e Azione in Rete.

Perché questa particolare attenzione sulla danza come arte per tutti?

La danza ha intorno a sé dei cliché molto condizionanti, che creano fraintendimenti e portano a visioni di quest’arte come qualcosa di inaccessibile e di cui vergognarsi, perché, nell’immaginario dell’italiano medio, si riconduce a ideali di forme e corpi distanti dalla maggioranza delle persone e dalla danza che si pratica per lo più attualmente. La domanda più frequente che ci pongono è “fate danza classica?” e la nostra risposta è “no, quella è una delle tante discipline che si possono praticare”. Altra domanda “fate hip hop (essendo uno stile molto in voga)?” risposta “neanche”. Questa difficoltà di comprensione è uno dei motivi per cui ci interessa proporre questi percorsi, dove ognuno possa trovare la propria danza, il proprio modo di esprimersi. Abbiamo accennato alla vergogna, molte persone affermano di non saper danzare, per noi è un po’ come dire di non saper respirare o camminare, uno dei nostri obiettivi è mostrare che ognuno può danzare e questo non vuol dire che sarà un professionista, ma certamente un amatore, un estimatore, qualcuno che ama il proprio corpo, che è cosciente delle proprie azioni, consapevole della relazione con l’altro. Col passare degli anni, alla nostra volontà di utilizzare la danza come strumento per far incontrare i cittadini (perché no una sorta di ripristino contemporaneo dell’idea di trebbo) e all’impegno di fare comunità attraverso l’arte, si è aggiunto il desiderio di incontrare altre realtà e condividere percorsi e approcci comuni. Alcuni degli artisti coinvolti nell’evento lavorano anche con persone con disabilità. L’aspetto innovativo di quest’esperienza collettiva è stato una nuova (o antichissima) socialità; una comunità di persone che non tramandano la tradizione, come un gruppo di danza o musica popolare normalmente fa, ma lavora sull’innovazione, sul presente, sul contemporaneo. Il dialogo e la rete continuano ad allargarsi, ad esempio con la partecipazione alla rassegna di quest’anno del Magnifico Teatrino Errante di Bologna, sia nell’ambito performativo, che in quello laboratoriale. Data la nostra idea educativa e vocazione formativa, abbiamo così deciso l’anno scorso di iniziare PER UNA COMUNITA’ DANZANTE: quest’avventura di incontro, scambio, dibattito su come l’arte e nello specifico la danza possa recuperare un elemento identitario comune a tutti e possa contribuire ad un vivere sociale sereno, costruttivo, dove circolino cultura e rispetto, dove le differenze possano trovare cittadinanza, dove il rapporto con l’Altro da noi non sia solo possibile, ma anche gioioso e fertile.

In questo festival quindi, un’accezione di danza impegnata nel sociale?

Per noi di Compagnia Iris, la danza è una pratica etica e politica, crediamo che per un danzatore sia normale e ovvio prendere posizione. Politica, non partitica, nell’accezione etimologica da polis; come costruire la nostra società, le nostre società, la nostra città, le nostre città? Abbiamo nel tempo agito diverse performance, manifestando il nostro impegno: in modo evidente è stato dichiarato con CHAIRS, azione non violenta contro la pena di morte; FLORAZIONE, azione non violenta contro la lapidazione e D’ACQUA, danza venduta all’asta nei luoghi d’acqua della città di Faenza, per la campagna referendaria. Riflettiamo da tempo su un’educazione all’identità, sia nell’accezione di cosa ci accomuna agli altri, ovvero cosa degli altri risuona in noi e come ci rispecchiamo negli altri, sia nella declinazione di unicità, di soggettività singola e di differenze ontologiche che appunto ci fanno e fanno sentire la singolarità di ognuno. Entrambe le vie sono necessarie e si intrecciano continuamente in un’ottica di formazione della nostra propria persona e poi di neonati, bambini, adolescenti, adulti, anziani con cui lavoriamo. Oltre a percorsi personali, stiamo pian piano mettendo sempre più a fuoco il nostro progetto comune Cardini, che ha come focus lo sviluppo della persona sia globale che interdipendente, per una maturazione corporea legata a quella cognitiva, sociale, relazionale, affettiva, comunicativa in relazione alla maturazione dell’Altro. Il 4 dicembre scorso abbiamo presentato PER UNA COMUNITA’ DANZANTE all’Ateneo di Bologna al Corso di Laurea in Specializzazione Professionale in prevenzione e cura educativa del disagio sociale, durante un nostro laboratorio sulla diversità e il rispecchiamento nell’altro e proprio in questi giorni abbiamo attivato una convenzione con l’Università, per cui gli studenti potranno fare il tirocinio con noi, sperimentando le nostre modalità didattiche, seguendo le nostre attività formative.

Come può la danza essere utile alla comunità?

In questo momento di grande dis-integrazione e individualismo, ogni forma di collante sociale creativo inclusivo, che non crei una separazione, può essere utile. Ogni azione, ogni parola creano una reazione nell’altro, nel mio vicino. La danza come comunicazione non verbale può essere un efficacissimo mezzo per incidere profondamente, con la speranza di far circolare positività. La danza è l’arte simbolica per eccellenza, il corpo è il luogo di unione dell’aspetto fisico, cognitivo, emozionale, relazionale, espressivo di ognuno di noi e ci pare che praticarla possa aiutare a decifrare meglio gli orizzonti simbolici degli altri e praticarla insieme possa creare un immaginario simbolico comune, unico modo per integrarci e stare bene con gli altri (e non pensiamo necessariamente a qualcuno che venga da chissà dove…). Il contatto, la relazione, l’occupazione di uno spazio comune possono essere uno straordinario allenamento per la convivenza sociale. Non dimentichiamo che la danza è sempre stata presente nelle feste, nei momenti rituali, nei riti di passaggio, ne abbiamo un gran bisogno, di tempo di festa. Quindi sì, la danza è utilissima alla comunità, sia praticandola, che guardandola.

Cosa vorreste che i partecipanti portassero a casa dopo questa esperienza?

Ci piacerebbe che avessero il nostro entusiasmo e la nostra gioia, che sentissero forte un senso di appartenenza, nuove chiavi di lettura dell’altro e della relazione, domande, domande, domande, incontri con nuove persone, scoperte, dubbi, passione, gioiosa disponibilità verso l’altro, senso di possibilità.

La danza può cambiare il mondo?

La caratteristica di ascolto che la danza porta con sé può cambiare il mondo intorno a noi; il nostro modo di porci, il nostro sentire, il nostro sguardo sull’altro e contagiare gli altri in questa grande danza comune. Danzare non è facile, è semplice solo se si ha risolto la complessità. Più si danza, più si guarda danzare, più si hanno strumenti per decifrare la complessità.

Potete trovare il programma completo dell’evento sulla pagina Facebook di Compagnia Iris e sul sito www.iristeatrodanza.it. L’ingresso al programma performativo è di 5 euro, posti limitati, i laboratori sono a numero chiuso. Per info e prenotazioni, 3474436893 o iristeatrodanza@gmail.com.