«Famiglia. Qualità. Ambizione»: intervista a Roberta Ferrara di Equilibrio Dinamico

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Roberta Ferrara

 

Dialogo con la fondatrice e direttrice artistica della Compagnia pugliese di danza contemporanea in occasione del tour negli Stati Uniti d’America che sta per intraprendere: un’occasione per meglio conoscere un gruppo che fa della versatilità la propria cifra stilistica e poetica.

Tre parole chiave per definire la vostra Compagnia?

Famiglia. Qualità. Ambizione.

Le puoi brevemente spiegare?

Il nostro nucleo lavorativo si fonda su fiducia e rispetto. Con i miei danzatori ci siamo scelti come artisti e come persone, il nostro rapporto è un legame profondo e trasparente.

La compagnia possiede una qualità che nasce da uno studio perenne, mio e dei danzatori. Ci mettiamo in discussione sempre e cerchiamo di limare la versatilità e i punti di forza di ognuno. Ogni danzatore è differente, questo mi permette di sperimentare e ricercare senza restrizioni. Quello che immagino posso vederlo realizzato su i loro corpi!

Inoltre, siamo una compagnia giovane e ambiziosa. Io sono cresciuta dando una grande importanza allo studio, alla conoscenza, al sapere inteso come possibilità di essere ‘uomo libero’. Questo mi ha portato fin da subito ad essere ambiziosa. Ogni giorno è una sfida con me stessa, ne ho bisogno per divenire e per stimolare i miei obiettivi.

Necessito di veder realizzati i miei sogni, tutto dipende da quanto io ci credo e quanto io mi dono.

Equilibrio Dinamico in sintesi è questo: un nucleo di persone piene di valore e valori, che con qualità e studio uniscono forze e idee per raggiungere obiettivi comuni!

Una delle caratteristiche della vostra prassi creativa è la collaborazione con artisti diversi. Puoi indicare quelli per voi più significativi e cosa precisamente vi hanno lasciato?

Credo nelle collaborazioni. Stimolano e permettono di far crescere un progetto attraverso uno scambio di opinioni, idee. È permettersi di risorgere sempre! Tutti hanno apportato qualcosa non solo di speciale a livello umano, ma hanno chiaramente permesso ai danzatori una crescita, hanno raffinato e limato il nostro quotidiano lavoro grazie alla loro impeccabile esperienza.

 

Equal to Men

 

In teoria, dal punto di vista commerciale la molteplicità di forme che tale versatilità comporta può essere un problema, giacché la mancanza di standardizzazione dei “prodotti spettacolari” che proponete può rendervi meno riconoscibili. Nella realtà riscontrate questa difficoltà? Se sì, come vi fate fronte?

Il nostro repertorio è vario, per questo è necessario che i danzatori siano versatili, determinati e anche macchine da guerra. In una sola serata si trovano molte volte a fronteggiare un programma a quattro firme. Entrare e uscire da un lavoro non è semplice, ma è una sfida che ci fa sentire capaci di quello che abbiamo scelto di fare.

Di base c’è una curiosità che spinge me direttore a volere il massimo e a conoscere da vicino tutto quello che per me è indicativo di bellezza/qualità, ma nello stesso tempo crescita.

Equilibrio Dinamico ha per me un timbro molto tangibile e la scelta del repertorio non è casuale. Predominano due concetti : movimento e onestà. Tutte le creazioni in repertorio indagano il movimento ed è per me sublime vedere i corpi dei miei danzatori essere acqua ma anche fuoco. Non credo nei limiti quindi scegliere di percorrere una sola strada per me, per il mio carattere e credo, è un limite.

La mia stessa visione di formazione, con il progetto Equilibrio Dinamico Ensemble, pone le fondamenta a tutto questo. Nel programma giovani danzatori si approcciato a tecniche e linguaggi, esplorano! A me interessa questo: non cessare l’esplorazione, non approdare, ma essere sempre nel limbo della conoscenza.

Siete in tour negli Stati Uniti d’America. Puoi raccontarci dove andrete e cosa presenterete?

Si! Ritorniamo in America dopo esserci stati nel 2017 a New York con la produzione Confini Disumani. Il tour è davvero interessante e decisamente produttivo.

Prima tappa Seattle, siamo nel programma del Seattle International Dance Festival con le produzioni Equal to Men e Simple Love. Due miei lavori distanti seppur vicini dove indago l’uomo e le sue fragilità. A seguire voliamo in Virginia per l’Experimental Film Virginia. Qui Equilibrio Dinamico aprirà in esclusiva il Festival con un medley, la serata è composta da Walking & Talking di Jiri Pokorny, Nunc di Gaetano Montecasino e The Island e Equal to Men a mia firma. Per l’Experimental Film Virginia i danzatori di Equilibrio Dinamico inoltre, saranno a lavoro con differenti registi internazionali per dei cortometraggi di danza. A me invece il piacere e l’onore di curare un cortometraggio dall’idea alla realizzazione coreutica. I lavori saranno poi proiettati l’ultimo giorno di Festival dove vi saranno ospiti del cinema, del teatro e della danza.

 

The Island

 

Non è certo la prima volta che portate il vostro lavoro oltre i confini nazionali. Puoi tracciare una mappa dei luoghi che hanno meglio risposto e corrisposto ai vostri spettacoli, in questi anni?

Ovunque siamo stati accolti con grande entusiasmo. Quello che mi viene da pensare è che in ogni luogo il repertorio proposto ha restituito al pubblico, e non solo, un momento di riflessione e poesia. Quindi ho nel cuore Città del Messico, Germania, Singapore, USA, Grecia, Belgio e per le mie creazioni come freelance il Giappone e la Korea, terre che amo per il rispetto profuso che c’è dell’artista.

Avete più possibilità di lavoro in Italia o all’estero?

Lavoriamo su più fronti. Equilibrio Dinamico avendo un repertorio versatile riesce a per trovare un giusto balance. Devo però ammettere che all’estero faccio meno fatica, se il lavoro piace viene comprato, se vogliono una mia creazione mi chiamano senza dover attendere lunghi periodi. Credo sia più immediato il concetto : se sai… fai!

Perché, a tuo avviso?

In Italia pare ci sia una probabile lista di attesa, se sai fare devi dimostrarlo senza sosta e quando arriva il tuo turno puoi godere di qualche riconoscimento. Ma non demordo, mi piace l’Italia e credo che la mia stessa terra, il sud, mi abbia già donato per natura un lavoro di pancia, terreno sicuramente viscerale. Mi lusinga partire ma anche tornare per seminare e lasciare che il tempo faccia il suo percorso.

Un progetto (realizzabile) per il prossimo futuro.

Tanti sono i progetti, sicuramente quello che richiede ancora tempo e di cui sono in piena semina è un posto, un posto mio dove poter connettere tutta l’arte dalla danza al teatro, dalla musica alla fotografia.

E un’utopia?

Essere utopisti significa impegnarsi, quindi perché no… chi la dura la vince!

 

Buon viaggio!

 

MICHELE PASCARELLA

 

info: equilibriodinamico.org