Opus Incertum: al via l’ottava edizione del Festival Cristallino

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Claudio Ballestracci, Marmont

L’Opus incertum è una tecnica edilizia di età romana. Un insieme di pietre di diverse dimensioni, venivano poste con le facce combacianti in una lega cementizia formando mura e pavimentazioni stradali dalla superficie caratteristica, segnata da un disegno irregolare e casuale. Opus Incertum è anche il titolo della mostra collettiva con la quale il Festival Cristallino inaugura la sua VIII edizione, il prossimo sabato 7 settembre. Negli spazi di Corte Zavattini 31, a Cesena, dodici artisti si confrontano con la loro stessa progettualità lavorativa, ragionando sullo statuto dell’opera d’arte, sulla sua realtà ambigua in bilico tra concetto e produzione.

Roberta Bertozzi, che ha dato vita a questo longevo e mirabile progetto, ci racconta della nuova edizione di Cristallino, a partire proprio dalla mostra Opus Incertum. “La progettualità dell’opera d’arte è una tematica a noi cara. Mi ricordo uno dei nostri primi interventi al MUSAS – Museo Storico e Archeologico di Santarcangelo di Romagna  in cui avevamo chiesto agli artisti invitati di portare in mostra parte del loro studio, inaugurando in quell’occasione un interesse per i luoghi della produzione dell’arte che poi avrebbe dato vita al programma degli IN – Studio delle successive edizioni del festival. Oggi lavoriamo sui taccuini, sui quaderni, sui prototipi e sulle maquette per potare in mostra l’opera “non conclusa”, la testimonianza del work in progress, della ricerca di una definizione, delle possibilità di ulteriori sviluppi non previsti”.

Nello statement che accompagna questa nuova edizione di Cristallino, leggo il rimando all’opera di Leonardo Da Vinci. Nell’anno del Cinquecentenario della sua morte possiamo leggerlo come un omaggio, anche nella contemporaneità, all’eredità del suo pensiero?

“Leonardo è l’artista osservatore per eccellenza. In vita, ha realizzato pochissime opere rispetto al quantitativo di progetti che sono descritti nei suoi Codici. Il nostro lavoro è stato un tentativo di rilettura nell’oggi di questo pensare all’opera d’arte come un qualcosa di mentale, citando la sua lezione. Ci interessa l’osservazione, l’intuizione, la progettazione. È un territorio ibrido, che ci permettere di connettere l’opera d’arte intesa come manufatto a quei settori di ricerca e a quelle esperienze –  come la performance, l’installazione transitoria e transitiva – che fanno fatica a trovare una loro forma conclusa; allo stesso tempo il manufatto può essere invece visto come un’opera aperta, in continuo divenire. Abbiamo voluto cogliere questo effetto fluttuante e oscillatorio che ci porta a porre delle domande sull’essenza stessa di ciò che stiamo guardando”.

Come si confrontano gli artisti scelti –  Claudio Ballestracci, Mauro Benzi, Jacopo Casadei, Paolo Cavinato, Giulia Marchi, Ilaria Margutti, Roberto Paci Dalò, Luca Piovaccari, Anton Roca, Giovanna Sarti, Graziano Spinosi, Erich Turroni – con lo spazio di Corte Zavattini 31?

“Li abbiamo scelti sempre nel confronto con il modus operandi di Leonardo che si occupava di tutto il pensiero umano: dall’anatomia all’architettura, all’ingegneria, alla botanica. Abbiamo mantenuto questa ecletticità della sua ricerca riunendo artisti che coprissero tutti gli ambiti della sua indagine. C’è chi si occupa del corpo e chi indaga lo spazio, chi invece si confronta con le possibilità costruttive della materia. Abbiamo realizzato un percorso attraverso queste macro aree di ricerca che accompagna il visitatore nella scoperta dello spazio allestitivo. Come immagine guida abbiamo scelto l’opera Marmont di Claudio Balestracci, che ci piace proprio perché è un ibrido, nel suo essere un pezzo di lamiera che raccoglie nel suo corpo elementi organici, divenendo quindi una sintesi tra naturale e sintetico che ben esprime questi nostri pensieri”.

Opus incertum è il primo appuntamento di un Festival che anche quest’anno si preannuncia ricco di momenti di incontro e riflessione. Cosa puoi anticiparmi?

Tornano gli appuntamenti In-Studio che quest’anno avranno come protagonisti Anton Roca, i CaCO3 e Stefano Amedeo Moriani, in un programma di incontri che si snoderà tra settembre e ottobre. Anche in questa edizione, sono appuntamenti che saranno l’occasione di incrociare più ricerche, accompagnando l’approfondimento critico del lavoro dell’artista che ci ospita a momenti di riflessione letteraria e musicale. In occasione della giornata del Contemporaneo indetta da AMACI, il 12 ottobre ospiteremo a Corte Zavattini un primo incontro con Claudio Ballestracci che presenterà il suo libro “Che mano che vede”, seguito sabato 2 novembre dalla presentazione del libro di Roberto Paci Dalò, “Ombre” alla presenza anche di Guido Guidi che da tempo ci segue e sostiene il nostro lavoro.” 

Dal 8 settembre al 14 novembre 2019
Inaugurazione: sabato 7 settembre ore 20.30. Cesena, Corte Zavattini 31. Info: cristallino.org