Visti da noi: Walking thérapie (+ mostra “Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini”) a Firenze

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Walking thérapie

 

Frullare alcuni temi, modi e istanze della Storia del Teatro estraendone un’esperienza gioiosa e giocosa, pienamente ad usum populi: una fruizione per molti aspetti antitetica rispetto a quella suscitata da un’esposizione visitata lo stesso giorno nell’assolato capoluogo toscano.

Breve premessa di metodo: ben lontana da noi l’attitudine -invero piuttosto diffusa- di interpretare la funzione critica come espressione “colta” di un gusto personale e/o come disquisizione nel merito di scelte realizzative delle opere, cercheremo (seppur con la brevità che la stagione impone, non volendo estenuare la pazienza del lettore) a contestualizzare le proposizioni incontrate in un panorama (produttivo e, forse, storiografico), ponendo l’accento sul tipo di fruizione che esse incoraggiano e su come siano recepite dalle individualità o comunità temporanee che vi si agglutinano attorno.

L’oggetto principale del presente discorso è Walking thérapie, proposto nel mese di luglio da Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi, che nella nostra esperienza ha trovato uno stimolante contraltare, dal punto di vista della ricezione, appunto, in una esposizione nella quale ci siamo imbattuti, lo stesso pomeriggio, al Museo Novecento di Firenze: Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini.

Affidiamo ai rispettivi materiali di comunicazione la necessaria introduzione a ciò di cui stiamo parlando.

Walking thérapie è presentato come «psico-camminata urbana» guidata nel centro storico di Firenze da Gregory Eve e Luca Avagliano che Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi descrive come «divertente format di teatro urbano, nato per il Festival Off d’Avignone e scritto da tre estrosi teatranti belgi Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni», spiegando: «In Walking thérapie, grazie ad un particolare dispositivo sonoro, gli spettatori/pazienti muniti di cuffie sono guidati da due conduttori in un’assurda passeggiata teatrale per le vie della città, sperimentando e irridendo le moderne terapie/bidone sulla conquista della felicità interiore […] Gli spettatori/pazienti (max 50 a percorso), vengono muniti alla stazione di partenza di sgabelli retrattili e di potenti cuffie che li isoleranno dal resto del mondo reale intorno a loro, per farli entrare in una dimensione parallela in cui ascolteranno solo le parole ed i suoni manipolati dal terapeuta demiurgo, proponendosi in maniera estraniata e a volte grottesca agli occhi dei passanti reali. Ogni angolo di strada, ogni finestra, ogni persona incontrata, ogni piccolo evento accidentale può diventare l’oggetto -divertente o imbarazzante- dello sproloquio del terapeuta o del malessere dell’assistente».

 

Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini

 

La mostra Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini, curata da Saretto Cincinelli e Stefano Marson, è costituita da 42 disegni di artisti italiani e stranieri del XX secolo, tutti di proprietà della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: «I disegni provengono dalla raccolta di opere grafiche del museo, che si compone di circa 13.000 fogli tra disegni, stampe e incisioni di artisti dei secoli XIX e XX. La selezione fiorentina ha inteso mettere in dialogo i due musei, a partire dalla presenza nel Museo Novecento di Firenze della collezione di Alberto Della Ragione e rintracciando nelle raccolte grafiche della Galleria Nazionale i disegni degli stessi artisti collezionati dall’ingegnere, come Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Osvaldo Licini, Mario Mafai, Giorgio Morandi, Enrico Prampolini e Mario Sironi. […] La selezione si è estesa fino a includere un raro e prezioso nucleo di disegni di artisti espressionisti, come Egon Schiele, Otto Dix, George Grosz e Ludwig Kirchner. Di questi ultimi due artisti sono presenti alcuni disegni che, assieme a quello di Kokoschka, furono requisiti dai nazisti a importanti musei tedeschi per essere esposti alla celebre Mostra dell’arte degenerata di Monaco di Baviera del 1937 […] La presenza infine di un disegno di Gustav Klimt si ricollega alla decisiva conoscenza delle opere dell’artista viennese fatta da Arturo Martini e Felice Casorati, due tra gli artisti più amati da Alberto Della Ragione, che ebbero modo di trarre ispirazione dal lavoro del maestro in occasione della Biennale di Venezia del 1910».

Sembra appropriato collocare questi due discorsi culturali su un’asse freddo-caldo mutuata da Marshall McLuhan. Vale forse ricordare che per il sociologo e filosofo canadese “freddi” sono i medium a “bassa definizione” (che richiedono una “alta partecipazione” dell’utente per riempire, completare le informazioni non trasmesse), mentre “caldi” sono, al contrario, quelli caratterizzati da alta definizione.

 

Walking thérapie

 

Tanto Walking thérapie è calda (nel senso sopra accennato, con i due istrioni che senza posa guidano con precisa continuità l’esperienza del pubblico, a cui viene suggerito in ogni momento cosa fare, dire, guardare, ascoltare) tanto la maggior parte delle opere in mostra al Museo Novecento (per lo più disegni, schizzi, bozzetti) sono fredde, appunto, richiedendo per loro stessa natura un lavorio di completamento da parte di colui/colei che vi si pone di fronte.

Walking thérapie sembra attingere, con consapevole e apparente leggerezza, ad almeno tre capisaldi della Storia del Teatro, del Novecento et ultra.

Il primo origina nelle grandi rivoluzioni di un secolo fa: la considerazione dello spazio come elemento drammaturgicamente attivo. Non mero e neutro contenitore di un fatto scenico che lo prescinde ma, al contrario, elemento essenziale, costitutivo, fondante di ciò che è dato a vedere. Con altre temperature, colori e obiettivi, forse, vien da pensare (due esempi fra tanti) ai proteiformi attraversamenti delle periferie urbane proposti dal collettivo DOM- (guidato da Leonardo Delogu e Valerio Sirna) e alla ricerca tra mito, oralità e vocalità negli spazi naturali di O Thiasos | TeatroNatura (ensemble romano diretto da Sista Bramini).

Il secondo, che parimenti trova consistenza anche progettuale e teorica a partire da inizio Novecento: l’attivazione dello spettatore finalizzata a una sua trasformazione e, in senso ampio, guarigione (come non riferirsi -in senso lato- ad Artaud, al Living e soprattutto a Grotowski?). Istanze, nel peculiare caso fiorentino, incarnate con il correttivo di una salvifica, e dal pubblico grandemente apprezzata, ironia.

Il terzo, riprendendo il termine «format» utilizzato nella presentazione: Walking thérapie sembra funzionare come uno spettacolo di Commedia dell’Arte che, vale forse ricordarlo, non fu tanto uno stile di rappresentazione quanto una modalità produttiva del sistema dello spettacolo dal vivo che trovò forza e persistenza, tra l’altro, nella trasportabilità delle proposizioni performative (qui: da Avignone a Firenze), nella maestria nell’arte dell’improvvisazione (non inventando, bensì attingendo all’impronta da repertori e canovacci accurati) nonché nella tipizzazione delle Figure (nel caso dei protagonisti di Walking thérapie  come non ricordare il funzionamento di tutte le coppie comiche della Storia, dal Bianco e l’Augusto fino a Totò e Peppino, da Stanlio e Ollio fino a Tom e Jerry?).

 

Filippo De Pisis, Nudo disteso, 1948

 

Di segno opposto, nella temperatura che le intride (dunque nel lavorio di completamento che richiedono),  sono le opere presenti nelle sale al primo piano del Museo Novecento, tra le quali vale ricordare almeno un dolente Pegaso di Arturo Martini del ’43 (olio bruciato su carta: «il medium è il messaggio», si potrebbe dire per stare ancora un attimo con McLuhan), due ammalianti disegni di De Pisis e l’opera conturbante di un’artista da noi incontrata per la prima volta in questa occasione, Antonietta Raphaël. Di grande, gelido fascino anche Dinamica cromatica di una ballerina di Enrico Prampolini (del 1914, sineddoche di un futurismo in pieno vigore) e un minuscolo, memorabile acquerello di Otto Dix, La cameriera, nel quale affiora l’umanità afflitta e trafitta già incontrata in sue opere di maggior fama e dimensione.

Walking thérapie sarà in scena ancora a Firenze, per il terzo anno, nell’estate 2020.

La mostra Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini è invece visitabile fino al 17 ottobre 2019.

Chi può vada.

MICHELE PASCARELLA


Mostra e spettacolo visti a Firenze il 31 luglio 2019 – info: teatrodirifredi.it, museonovecento.it