“Yesterday”, l’improbabile mondo di Danny Boyle

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Come potrebbe essere un mondo senza i Beatles? No, non dovrebbe esistere, andrebbero reinventati. È questa la divertente risposta del regista Danny Boyle. La bellezza, la poesia e la profondità delle loro parole e delle loro musiche andrebbero in qualche modo restituite al mondo e alle persone perché è a loro che appartiene questo grande patrimonio.

Yesterday racconta la storia di un giovane musicista, Jack Malik, archetipo del cantante di provincia che prova a vivere della propria musica ma senza riuscirci. Nonostante l’entusiasmo e il coraggio della sua amica e manager Ellie, Jack sembra essere destinato per sempre alla vita di commesso all’interno di uno dei grandi templi del consumismo americano oppure a quella di insegnante di musica. Un perfetto stereotipo del detto: chi non è abbastanza bravo, insegna. Ma un blackout mondiale cambierà per sempre la sua vita. I Beatles, la Coca Cola, perfino Harry Potter: un’intera fetta di cultura pop spazzata via, dimenticata. A Jack non resta che cogliere l’occasione, diventare il nuovo Beatles in versione solista e cavalcare l’onda del successo.

La tipica parabola del ragazzo sognatore, che prima perde le speranze e poi trova il coraggio di buttarsi in un’esperienza che è però più forte di lui. Un viaggio di redenzione e di riscoperta di se stessi dove la traiettoria amorosa appare leggermente forzata. Insomma il sogno americano: dal nulla alla vetta e dalla vetta al ritorno a se stessi. Uno schiaffo umoristico al consumismo e al mondo della musica, dove il tornado del guadagno ha spazzato via il valore del talento.

Una commedia leggera, piacevole, divertente che scorre velocemente senza grandi inciampi narrativi. Forse un po’ scontata, dove l’humor cela le occasioni di riflessione e innovazione mancate con un tatto delicato. Un film che giunge fluidamente a un atteso happy ending.