“Martin Eden”, povertà e sogni dell’Italia del Novecento

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Il ritratto di un’Italia che fu: una divisione netta tra chi ha tutto e chi ha niente, tra chi si può godere la vita e chi invece semplicemente sopravvive, tra chi può avere aspirazioni e chi può permettersi solamente di sognare. Un’Italia in ginocchio, in mano a una classe dirigente incapace di comprendere le necessità di una popolazione affamata, che, accecata dalla paura dello stomaco vuoto, non riesce a comprende il valore dell’istruzione.

Liberamente tratto dal famoso ed omonimo romanzo dello scrittore statunitense Jack London, “Martin Eden” di Pietro Marcello narra la drammatica vita del giovane Martin (Luca Marinelli), marinaio e proletario individualista vissuto nella Napoli di primo Novecento, che sogna di diventare scrittore. Un desiderio insolito per l’epoca, malvisto dalla famiglia, aspramente giudicato dalla società, ma incoraggiato da una giovane borghese, Elena Orsini (Jessica Cressey). Lavorando per guadagnarsi da mangiare e contemporaneamente studiando da autodidatta, Martin si allontanerà progressivamente dalle sue origini fino a perdersi nella deriva del successo che lo vedrà scisso tra la percezione di sé e l’immagine pubblica.

Presentato all’ultima Mostra Internazione d’Arte Cinematografica di Venezia, dove Luca Marinelli si è aggiudicato la Coppa Volpi come miglior interprete maschile, il film è l’immagine di un’Italia passata, piegata dall’analfabetismo diffuso e dalla povertà, intrisa di ipocrisia, ma incendiata dal fervore politico che ha origine nel desiderio di cambiare il mondo per renderlo migliore.