NOI… 25 ANNI DI STORIA IN MUSICA

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NOI... non eravamo solo canzonette_Palazzo Belloni_Locandina

Inaugura oggi, 29 novembre, “NOI… non eravamo solo canzonette“, il percorso espositivo in mostra a Bologna nella prestigiosa residenza di Palazzo Belloni.

Una grande rappresentazione della storia italiana attraverso le produzioni discografiche che abbracciano la musica d’autore dal 1958 al 1982, venticinque anni di storia in musica racchiusi fra due abbracci, quello di Domenico Modugno ritratto sul palco di Sanremo nel 1958 e quello di Paolo Rossi che nella notte di Madrid del 1982 consacrò l’Italia Campioni del Mondo.

La mostra racconta attraverso l’attenta selezione di 100 opere musicali italiane la storia della nostra città e della società dal secondo dopoguerra agli anni ottanta, si ritrovano le canzoni che hanno accompagnato i momenti più importanti della vita di ciascuno, delle vicende familiari e i fatti cronaca, quelli che hanno segnato e cambiato la vita del Paese.

Il percorso espositivo si concentra sugli anni ’60, gli anni magici che rappresentano l’inizio di tante cose, dei cambiamenti e dell’Italia che sorprende e che inventa; è così che la mostra mette in collegamento la creatività musicale dei grandi artisti con quel che contemporaneamente l’Italia creava: all’uscita di un 45 giri contemporaneamente seguiva l’uscita sul mercato di un modello di elettrodomestico, di automobile e così via. L’Italia di quegli anni, tra il ’58 ed il ’70, era enormemente creativa e coinvolse tutti i settori che si influenzavano vicendevolmente, e così dai cambiamenti sociali alle mode, agli accadimenti politici, agli scontri ed ai movimenti studenteschi.

NOI… non erano solo canzonette_Palazzo Belloni_ Gianni Morandi_foto mostra_LC

Gianpaolo Brusini, curatore della mostra e autore ha illustrato e raccontato i dettagli della mostra «Nel preparare la mostra – racconta Brusini – abbiamo voluto vincere due sfide: la prima era quella di superare lo stigma che è insita nella parola stessa di musica leggera o canzonette per restituire alla canzone il suo vero valore di opera culturale del futuro che riesce a descrivere un mondo che attiene soprattutto alla tradizione popolare e che in qualche modo riesce a preconizzare quel che sarà il mondo che verrà e quindi elevare il valore della canzone a quello dell’arte del futuro così come si è abituati a vedere in una mostra. La seconda sfida – prosegue – è quella che una mostra per sua definizione è mostra e quindi fa vedere, mentre, la musica si sente. Quindi la seconda sfida era: come riusciamo a far vedere la musica? La sintesi di queste due sfide arriva dal fortissimo legame che esiste tra il circuito della memoria ed il suono. E questo, è importante dirlo, lo abbiamo fatto per noi. Le musiche sono quelle che loro, i cantautori, scrivevano e che poi noi ascoltavamo, il flusso della mostra è sempre mirato su noi che abbiamo vissuto quegli anni, è una mostra che rappresenta ciò che ‘noi’ siamo stati all’interno di questi 25 anni di storia e siamo rappresentati dalle canzoni. Le canzoni sono 100 e abbiamo cercato di fare un circuito il più intuitivo possibile, per esempio, nella descrizione dei fatti ad un certo punto si arriva agli anni della contestazione operaia, l’autunno caldo del ’69, delle rivendicazioni e poi dello Statuto dei Lavoratori, in questo caso abbiamo ritenuto che la canzone più rappresentativa dell’epoca fosse ‘Quarantaquattro gatti‘ dello Zecchino d’Oro perché le parole raccontano di questi gattini che si riuniscono in una cantina di un palazzone per fare il punto della situazione – e qui stiamo parlando della contestazione operaia – e dicono al bambino, loro padrone, che si può tirargli la coda però gli deve anche dare da mangiare. A ben vedere è una canzone che nella sua ingenuità descrive perfettamente il panorama che in quel momento si stava delineando in Italia».

NOI… non erano solo canzonette_Palazzo Belloni_foto da Archivio Publifoto Intesa San Paolo, @Nick Giordano_foto mostra, LC

Anche grazie alla partecipazione pubblica e privata, sarà una mostra di cura della città, ovvero, sarà anche un’offerta didattica per i ragazzi delle scuole, ci saranno visite guidate e itinerari di Trekking urbano, dove si potranno scegliere tre diversi percorsi: Bologna Ferita, Bologna e la Musica, Bologna l’esercito del surf, che toccheranno i punti nodali della città per poi terminare in mostra dove si potrà approfondire quello che si è visto. In più in giro per la città, in varie locations, ci saranno installazioni,  incontri e concerti. In più, l’Archivio Storico della Ricordi presenterà in prima mondiale la rimasterizzazione del disco Medea di Luigi Cherubini con Maria Callas nel ruolo della protagonista al Teatro alla Scala.

A Palazzo Belloni abbiamo incontrato il grande Mario Lavezzi, compositore, cantautore e produttore discografico, ci ha concesso uno speech in cui ha raccontato il suo punto di vista sulla musica oggi: «La musica italiana oggi è più liquida rispetto al passato, nel senso che si va ad una velocità di consumo tale che non da modo di fare delle canzoni sempre verdi, come quelle che vediamo in questa mostra, canzoni che gli stessi giovani cantano tutt’ora. Io non sono un nostalgico, però, ahimè, oggi c’è un modo di fare la musica e di consumarla più velocemente, mentre allora una canzone durava anche anni e guarda caso questa è la musica che influenza i giovani di oggi, come ha fatto Fabri Fibra con il rifacimento della canzone ‘E la luna bussò‘. E’ come dire che noi non siamo stati influenzati dalla musica classica, da Verdi, da Puccini o dalla musica moderna come i Pooh, perché è cultura. Quest’anno faccio il cinquantesimo anno della mia carriera ed anche se il modo di fare musica è cambiato, le canzoni si scaricano da internet e si fanno i talent, divenuto questo il mezzo più facile e meno costoso per fare promozione, sono certo che nel panorama musicale italiano ci sono alcuni artisti che potrebbero come me arrivare a questo grande traguardo».

NOI…non erano solo canzonette_Palazzo Belloni_foto mostra_LC

La mostra è un viaggio immersivo nell’arte visiva e sonora, ci si emoziona nel rivivere i ricordi, pezzi di memoria del passato, il carosello, Polo Rossi e il grido dei tifosi “Campioni del Mondo”, la pubblicità provocatoria del “Chi mi ama mi segua” di una nota marca di jeans inneggianti all’emancipazione della donna, il femminismo, i diritti civili ed il grido di accusa e condanna del “Processo per stupro” il docufilm del 1979 realizzato in quell’aula di tribunale dove a difendere la vittima, la giovane Fiorella c’era la forza dell’avvocato Tina Lagostena Bassi.

L’esposizione nel suo complesso conferma e consacra ancor di più Bologna Città della Musica Unesco che nel 2020 andrà ulteriormente a valorizzare la popular music con il progetto, ideato dal musicista Paolo Fresu, la Sala della Musica, uno spazio in Sala Borsa interamente dedicato alla musica con lo scopo di divulgare alle nuove generazioni il nostro patrimonio culturale. Successivamente sarà Pesaro – candidata insieme ad Urbino Capitale Europea della Cultura 2023 – ad ospitare la mostra tra il Museo Rossini ed i Musei civici, luoghi simbolo della cultura della città.

Visione consigliata!

www.mostranoi.it